Aborto: altro membro della Pontificia Accademia per la Vita critica la Corte Suprema degli Stati Uniti
di Angelica La Rosa
–
ROBERTO DELL’ORO AFFERMA CHE LA DECISIONE DELLA CORTE SUPREMA VIOLEREBBE “L’AUTONOMIA DI BASE DELLE DONNE”
Roberto Dell’Oro è un docente di teologia morale che ricopre da anni la cattedra O’Malley in Bioetica della Loyola Marymount University (LMU), un’istituzione universitaria statunitense molto conosciuta, tenuta dai gesuiti. Pur componente della Pontificia Accademia per la Vita (PAV), questo teologo dalle evidenti origini italiane ha recentemente ha sostenuto che la recente decisione della Corte Suprema sul caso Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization (24 giugno 2022), violerebbe “le norme sulla libertà personale democratica” nonché “l’autonomia di base delle donne” rendendo più difficile l’accesso all’aborto.
Dell’Oro, durante un seminario tenutosi il 12 ottobre scorso nel campus della LMU di Los Angeles, si è pronunciato inoltre in favore dell’aborto nel primo trimestre di gravidanza e, sebbene la decisione sul caso Dobbs consenta sempre teoricamente tale possibilità perché non fa che restituire la legislazione sull’aborto ai singoli Stati federati, in maniera contraddittoria Dell’Oro ritiene che la decisione della Corte Suprema vada rivista.
“Nel potenziale conflitto tra la rivendicazione dell’autonomia della donna e il diritto dello Stato a determinare il futuro della sua gravidanza, la decisione Dobbs opta per la seconda rispetto alla prima, rifiutando ogni spazio di ‘libertà personale’ per la donna, anche in casi di stupro o incesto“, ha detto Dell’Oro alla conferenza.
In una successiva intervista alla CNA, il teologo statunitense ha sottolineato che le sue osservazioni al dibattito del campus della LMU hanno riguardato esclusivamente la “legalità dell’aborto” e non la sua moralità, tema sul quale la dottrina cattolica, come noto, ha una visione molto chiara.
Dell’Oro ha inoltre sostenuto che la piena capacità morale definisce lo status di cittadino in “una società laica e democratica” e, quindi, “forzare una scelta alle donne su questioni che riguardano la loro sfera più intima minaccia di compromettere la loro integrità, fisica e non, come persone. Inoltre, mina i requisiti fondamentali della tolleranza verso il pluralismo delle prospettive morali all’interno della società. In materia di vita personale, una democrazia differisce da un regime totalitario perché massimizza, anziché restringere, uno spazio di libertà personale per tutti i cittadini, comprese le donne“.
Naturalmente le osservazioni di Dell’Oro hanno suscitato critiche da parte della maggior parte dei teologi e giuristi cattolici. Ad esempio Teresa Collett, docente di diritto presso la cattolica St. Thomas University, ha spiegato che concentrandosi su “scelta e pluralismo”, il professore “ignora che una repubblica democratica può esistere solo se tutela i diritti umani più elementari, il più fondamentale dei quali è il diritto alla vita, che come minimo deve comprendere il diritto a essere tutelato contro la violenza mortale degli altri. Né il pluralismo né l’invocazione della ‘scelta’ negano questa realtà politica fondamentale. Così come il pluralismo non giustifica l’indifferenza dello Stato nei confronti dell’infanticidio o del sacrificio del bambino, anche quando si manifesta sotto le spoglie della libertà religiosa, così non giustifica il permettere l’aborto in assenza della circostanza straordinaria che la gravidanza comporti una minaccia alla vita fisica di la madre“.
La Collett ha inoltre criticato Dell’Oro per il suo “silenzio rivelatore” circa la possibilità di identificare se un particolare sviluppo bioetico possa costituire un progresso o meno nel contesto di una società. “Questo silenzio è rivelatore – ha spiegato la docente cattolica –, poiché basa tutta la sua critica a Dobbs sull’affermazione che la limitazione dell’aborto (almeno nei primi tre o quattro mesi di gravidanza) sia una limitazione ingiusta all’autonomia delle donne“.
“Puoi fare tutto il possibile per proteggere le persone vulnerabili dal momento del concepimento, ma ciò significa che stai annullando il libero arbitrio delle donne“, aveva discutibilmente affermato Dell’Oro, citando a sproposito anche il Concilio Vaticano II che avrebbe stabilito, a suo dire, “qualcosa di molto importante sul problema del rapporto tra moralità e diritto”. Ma, evidentemente, ha travisato l’insegnamento dell’assise vaticana perché, come noto, la Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et Spes (7 dicembre 1965) ha ribadito la condanna dell’aborto in quanto “abominevole delitto” (n. 27) e, successivamente, il Catechismo della Chiesa Cattolica ha definito sembra ombra di dubbio l’intangibilità assoluta del diritto alla vita umana innocente fin dal concepimento.
Per Dell’Oro però ci dovrebbe essere uno “spazio di tolleranza” da concedere in termini di opzioni personali all’interno di una società democratica pluralistica perché, altrimenti, l’alternativa sarebbe “quella di una società teocratica totalitaria. Se vuoi che una società democratica diventi l’Iran, bene. Ma poi fai crollare moralità e legalità. Ora, quella distinzione è certamente radicata nei documenti del Concilio Vaticano II ed è certamente radicata nella nostra stessa comprensione cattolica di come moralità e legalità siano correlate. Ora, ci sono leggi ingiuste. Ma la domanda non è se tutte le leggi debbano essere eque. La questione è se alcune leggi ingiuste possano essere tollerate per il bene della convivenza democratica e per il bene del pluralismo morale. Questa è la posta in gioco qui“.
Il teologo ha affermato anche che la situazione di gravidanza, nella quale un essere umano si “incarna” in un altro, significa che la persona che porta la gravidanza deve essere pienamente riconosciuta come agente morale. La professoressa Collett dal canto suo si è dichiarata preoccupata sul fatto che questa proposta di compromesso “ignori il fatto biologico che ogni aborto pone fine alla vita di un essere umano unico e indipendente. Un divieto di aborto a 15 settimane salverebbe solo una piccola parte, forse l’1-2%, dei bambini dalla morte per aborto. Sebbene la prudenza richieda di accettare progressi graduali quando necessario, la sua posizione continua a sostenere il rifiuto dell’industria dell’aborto di accettare la realtà biologica della persona umana. Approvarlo (o addirittura accettarlo) in nome del pluralismo e dell’ambiguità mina i principi fondamentali di giustizia e uguaglianza“.
Le opinioni di Dell’Oro, purtroppo, suggeriscono una divisione tra l’opinione cattolica pro-vita e i membri dell’organismo pontificio originariamente creato con una forte missione pro-vita.
Come se non bastasse, la scorsa settimana è stata nominata alla pontificia accademia un’economista italiana con cittadinanza statunitense che difende apertamente il diritto all’aborto come Mariana Mazzucato.