Un Sinodo non può accogliere pretese in discontinuità con la Tradizione
di Enzo Vitale
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SI PARLA MOLTO DI SINODO E SINODALITÀ. PROVIAMO A CHIARIRE QUALCHE CONCETTO…
Da un po’ di tempo, per volontà di Papa Francesco, nella Chiesa si parla di Sinodo e di Sinodalità. Alcuni, senza nasconderci dietro ad un dito e a voler essere schietti, non guardano con occhio sereno alla sinodalità della/nella Chiesa: ciò denota la presenza, almeno in modo asintomatico, di un mal celato clericalismo che fatica ad accogliere la presenza e la partecipazione attiva dei laici nella Chiesa Cattolica.
La sinodalità, d’altro canto, è parte della vita stessa della Chiesa che vive della e nella comunione: e, la celebrazione di un Sinodo, ne è la dimostrazione e realizzazione di tale comunione. L’espressione “sinodale” rimanda ad una procedura che scaturisce dalla natura stessa della Chiesa quando desidera affrontare questioni complesse favorendo la partecipazione di tutti i suoi membri.
Già negli Atti degli Apostoli troviamo esempi di come i responsabili della Chiesa si riunissero per affrontare e dirimere le questioni emergenti nei primi anni di vita ecclesiale: basti pensare al modo di far convivere vecchie e nuove realtà, coloro che provenivano dal giudaesimo e i nuovi convertiti al cristianesimo.
Il concetto di “sinodo” rimanda ad una strada fatta insieme, al camminare tutti insieme che, oltre alla suggestione dell’immagine che potrebbe rischiare di svalutare il concetto stesso, rimanda a qualcosa di ben più importante: la corresponsabilità di tutti i battezzati nella Chiesa.
Camminare insieme, pregare insieme, riflettere insieme, vivere insieme, amare insieme, sperare insieme, decidere insieme, soffrire insieme, salvarsi insieme… queste alcune delle espressioni che sentiamo declinate in prossimità della celebrazione del Sinodo e, sicuramente, fino alla sua conclusione. In ogni caso, anche se il concetto, nella sua essenza, è presente nella Scrittura, perché dimensione costitutiva della Chiesa, di fatto, non vi è traccia in Essa dei termini “sinodo” e “sinodalità”. In qualche modo, parafrasando alcune espressioni di Papa Francesco, il cammino sinodale è quello che Dio si aspetta dalla Chiesa. Si tratta della partecipazione di tutto il popolo di Dio, di tutti i credenti in Cristo, alla vita e alla missione della Chiesa: essendo qualcosa di “costitutivo” nella Chiesa se ne può, anche solo indirettamente, comprenderne l’importanza e la necessità.
Nel Codice di Diritto Canonico, ai canoni 342-348, si parla dei Sinodi ed è lì che ne troviamo anche la definizione: «Il sinodo dei Vescovi è un’assemblea di Vescovi i quali, scelti dalle diverse regioni dell’orbe, si riuniscono in tempi determinati per favorire una stretta unione fra il Romano Pontefice e i Vescovi stessi, e per prestare aiuto con i loro consigli al Romano Pontefice nella salvaguardia e nell’incremento della fede e dei costumi, nell’osservanza e nel consolidamento della disciplina ecclesiastica e inoltre per studiare i problemi riguardanti l’attività della Chiesa nel mondo».
Oltre al Sinodo dei Vescovi, esistono anche Sinodi diocesani o regionali: nel corso di due millenni, nella Chiesa, si sono svolti oltre 6000 assemblee sinodali nelle varie regioni del mondo, che siano esse diocesane, regionali o generali. Dal Concilio Vaticano II ad oggi, in Italia, ne sono stati celebrati 18.
Il Sinodo dei Vescovi è un organo consultivo che assiste il Papa: non è un piccolo concilio che, invece, ha un carattere prettamente ecumenico.
La sinodalità nella Chiesa cerca di fornire una risposta alla situazione certamente difficile della missione della Chiesa nel nostro tempo che, se da un lato deve custodire gelosamente il depositum fidei, dall’altro lato, deve tener conto della tensione evangelizzatrice insita nell’animo ecclesiale. La dialettica che si innesca fra evangelizzazione e custodia del deposito della fede è la motivazione che genera maggiore disagio fra chi non accoglie l’evento ecclesiale come l’ulteriore possibilità di far “parlare” lo Spirito che anima la vita della Chiesa e chi ha paura perché ritiene non essere, il Sinodo, il luogo dove si possano osservare, approfondire e comprendere i “segni dei tempi” ricercando, inoltre, soluzioni ai problemi che attanagliano i cuori degli uomini della nostra epoca.
Una cosa è certa: ogni Pastore che ha il compito di guidare la Chiesa potrà sempre essere aiutato, se lo vorrà, dai laici e da tutti i membri della Chiesa ma deve tener presente che un Sinodo non “funzionerà” se la rappresentatività e il numero delle persone che vi partecipano sarà maggiore; porterà frutto se coloro che prendono parte all’evento ecclesiale sono in grado di maturare nel cammino personale di conversione e formazione. Non è il luogo dove “tutti possono dire tutto” ma dove “tutti possono dire qualcosa di utile al Tutto”, alla vita ecclesiale, alla Sua natura, alla Sua missione.
In un Sinodo non dovrà mancare la volontà di ascoltare tutti, tenendo presente che ascoltare non significa fare proprie tutte le richieste o le pretese che sono in discontinuità con la Tradizione ecclesiale.
Non è neanche il luogo per presentare le proprie lamentale o il momento in cui gli altri “mi danno ascolto” e “fanno proprie le mie sofferenze e incomprensioni”.
La “spiritualità di comunione” che deve animare un Sinodo (ma, possiamo dire, tutta la vita ecclesiale) spinge ad avere sotto gli occhi – sempre e costantemente – quello che viene “dal basso” (come dice Papa Francesco) in modo da trovare risposte solo se tutti sono capaci di incamminarsi per la strada di un autentico discernimento.
La sinodalità nella Chiesa non è neppure la collegialità dei vescovi allargata ai laici: sono due realtà del tutto diverse. Con essa si assiste ad un maggiore ascolto da parte del Vescovo dei presbiteri e dei fedeli con cui vive e collabora. Un ascolto che non sarà mai utile se dimenticheremo che il Capo della Chiesa è lo stesso «Verbo che si è fatto Carne» (Gv 1,14), che si è incarnato per parlare le lingue degli uomini e da questi ultimi essere accolto, compreso, ascoltato.
Non è un caso, infatti, che a presiedere un Sinodo, come nel caso di un Concilio, sia sempre la Parola di Dio, donata a tutti per la salvezza.