Il Centrodestra dovrà lavorare sodo per riparare i disastri di Conte e Draghi
di Giuseppe Brienza
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LA POLITICA ITALIANA TORNA ESPRESSIONE DEL POPOLO MA, PER RISALIRE LA CHINA DOPO OLTRE DUE ANNI IN CUI FAMIGLIE E IMPRESE SONO STATE SCHIACCIATE DALLE EMERGENZE, VERE O PRESUNTE, IMPOSTE DAI GOVERNI E DALLA TECNOCRAZIA UE, IL CENTRODESTRA DEVE LAVORARE SODO E RIMANERE UNITO. QUESTO IL FOCUS DEL NUOVO NUMERO DELLA RIVISTA DI CULTURA E POLITICA “IL BORGHESE”
Il “si accomodi” sardonico di Mario Draghi in uscita da un Palazzo Chigi in rovine, invito rivolto ovviamente alla premier in pectore Giorgia Meloni, sulla copertina di Alessio Di Mauro dell’ultimo numero de “Il Borghese” e su la scritta: “Draghi lascia un Paese da ricostruire: passaggio di consenso”! I principali commenti della rivista pubblicata dall’editore Pagine, infatti, sono dedicati alle prospettive ed al lavoro alacre di queste settimane diretto alla formazione del nuovo governo, uno di quelli realizzati in maniera più rapida degli ultimi anni, se come si prevede sarà presentato alle Camere già la prossima settimana.
Come scrive il direttore Giuseppe Sanzotta nell’editoriale del numero di ottobre de Il Borghese, ora che siamo finalmente a pochi giorni dall’insediamento del primo esecutivo politico dell’ultimo decennio «possiamo dire che l’allarme di chi temeva il voto popolare si è rivelato infondato. […] La vera anomalia non è stata tanto una campagna elettorale nazionale in estate ma il fatto che nei momenti di difficoltà i partiti hanno dovuto affidarsi a dei tecnici. Con la sola eccezione del quinquennio 2001-2006, infatti, in 30 anni abbiamo avuto tecnici alla guida dell’esecutivo come Ciampi, Dini, Monti, Draghi».
Nel prosieguo del suo fondo Sanzotta ricorda quindi quanto è accaduto a detrimento della democrazia del nostro Paese nell’ultima legislatura: «i 5Stelle alleati prima con la Lega e poi con il Pd, per finire tutti insieme (meno Fratelli d’Italia) con Draghi. Se a questo si aggiunge una legge elettorale che affida alle segreterie dei partiti la scelta degli eletti con candidati catapultati in territori a loro sconosciuti, secondo logiche poco comprensibili ai non addetti ai lavori, si capisce perché ci sia un crescente distacco tra eletti ed elettori» (Giuseppe Sanzotta, È l’ora dei fatti, Il Borghese, n. 10 – ottobre 2022, p. 3).
Segue l’articolo del filosofo Hervé Cavallera, ordinario di Storia della pedagogia all’Università del Salento, che riprende il tema della crisi della scuola e dell’università pubblica che, nel nostro Paese, è ormai sotto gli occhi di tutti.
Nel pezzo, intitolato “Le cause del fallimento del sistema formativo in Italia” (p. 11), Cavallera richiama in primo luogo la storia dei ministeri dell’università e dell’istruzione, ora accorpati (es. II e III governo Berlusconi, 2001-2006, ministro Moratti), ora divisi (es. governo Draghi, 2021-2022, ministri Bianchi e Messa), che da un venticinquennio a questa parte è stata costantemente caratterizzata da una «cattiva (o inconsistente) gestione dei tanti ministri che li hanno retti».
Il problema, però, aggiunge lo studioso, «si connette direttamente alla natura della scuola e dell’università che in questi decenni è andata smarrita. Il concetto di scuola è infatti intrinsecamente legato a quello di formazione, la quale è insieme acquisizione di “saperi” ritenuti essenziali e maturazione di “coscienze responsabili”. La formazione del cittadino come uomo retto e competente. Un compito che richiede un iniziale avviamento all’interno di una vigilante famiglia e la presenza di una società che esprime dei valori. Il concetto di “università” implica, poi, l’ulteriore maturazione della responsabilità che si estrinseca in una specializzazione professionale, la quale non esclude, ma comporta una visione meritocratica delle diverse carriere. Ne segue, pertanto, che devono esistere delle condizioni di base e che il ministro deve operare secondo un’articolata visione della vita, cosa che non è avvenuta».
Fra i numerosi contributi storico-politici contenuti nel numero in corso della rivista, segnaliamo quello di Italo Inglese che riprende «quel filone storiografico e di dottrina giuridica che ormai da lungo tempo rileva una “continuità” tra il corporativismo e alcune disposizioni della Costituzione repubblicana, per esempio in tema di funzione sociale della proprietà».
Si chiede in proposito il giornalista ed esperto di relazioni industriali se non valga la pena di continuare a seguire l’esempio di quei «numerosi Paesi, come il nostro in passato, in cui non è attuata la “terza via”, ma esistono consolidate forme di partecipazione, più o meno incisive, le quali sono pienamente compatibili con il sistema di libero mercato in cui il potere decisionale sostanziale rimane in capo all’imprenditore, sia esso il proprietario dell’azienda o l’amministratore delegato espresso da chi detiene la maggioranza del pacchetto azionario» (Italo Inglese, Dibattito sulla “terza via”. Realtà e pii desideri, p. 30).
Marcello Veneziani dedica la sua rubrica mensile Ultimatum all’analisi delle prospettive che attendono il centrodestra una volta compiuto l’atteso rito della votazione della fiducia e del giuramento nelle mani del Presidente della Repubblica.
Nel pezzo, intitolato “La matrioska del potere”, l’editorialista e scrittore chiama in causa la storia politico-parlamentare della Prima Repubblica (1948-1992), un periodo durante il quale «si credeva che una vittoria elettorale avrebbe cambiato il corso delle cose, anche in modo radicale, soprattutto se a vincere era un leader e una forza di opposizione» (p. 80).
Ma in quasi mezzo secolo, rileva Veneziani, «quella svolta non accadde mai e mai si fuoruscì dalle formule di governo precedenti, salvo lievi passaggi o scosse d’assestamento; c’erano spostamenti piuttosto modesti di consensi e di alleanze, non tali da generare un cambiamento di assetto o un nuovo baricentro. Era impensato immaginare che i partiti-regime potessero da un giorno all’altro cedere il potere e andare all’opposizione. Da un po’ di anni, invece, siamo entrati nella democrazia dell’alternanza, a tendenza bipolare, e i cambiamenti di scenario e di maggioranza sono stati possibili ed effettivi», come testimonia in modo clamoroso l’affermazione del centrodestra “a trazione” Fratelli d’Italia.
Per ulteriori informazioni sulla rivista “Il Borghese” ci si può collegare al sito della casa editrice www.pagine.net oppure chiedere direttamente una copia-saggio scrivendo una mail a: segreteriaredazione.ilborghese@pagine.net.