Aborto, Jacopo Coghe: “Nessuna legge è eterna, soprattutto se iniqua come la 194”
di Gian Piero Bonfanti
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JACOPO COGHE (PRO VITA E FAMIGLIA): “SERVE VERITÀ SULLE CONSEGUENZE DELL’ASSUNZIONE DELLE PILLOLE ABORTIVE CHE COMPORTANO DANNI ALLA SALUTE FISICA E PSICHICA DELLE DONNE CHE NE FANNO USO“
Jacopo Coghe, classe 1984, portavoce di Pro Vita & Famiglia, è un volto noto al mondo pro-life per la sua militanza nell’associazionismo in difesa dei valori non negoziabili. È stato Presidente de La Manif pour Tous Italia, nonché membro dei comitati organizzatori dei Family Day e del World Congress of Families italiano, evento quest’ultimo che si è svolto a Verona dal 29 al 31 Marzo del 2019.
L’abbiamo visto in prima linea nelle coraggiose campagne in difesa della vita, dal suo concepimento alla morte naturale, per il riconoscimento della priorità educativa delle famiglie e del matrimonio tra uomo e donna.
Il tema dell’aborto è molto attuale in Italia. Crede che si stiano delineando chiare posizioni che possano dare fiducia a chi si spende in favore della vita da diversi anni oppure crede che ci sia comunque una crescita nella cultura della morte accentuata dalla volontà di autodeterminazione?
«La cultura dello scarto è sempre molto forte e presente in Italia, in una società che ormai da decenni con il falso mantra “il corpo è mio decido io” vorrebbe escluderla dal dibattito sull’aborto il nascituro nel grembo materno. Questo però non significa assolutamente non avere ancora fiducia per il futuro in posizioni chiare e sempre più presenti in favore della vita, delle donne e dei nascituri allo stesso tempo. Pensiamo agli Stati Uniti. Lì la famosa “Roe vs Wade” vigeva da quasi 50 anni, ma questo non ha impedito ai cittadini di avere un dibattito serrato e proficui sull’aborto e alle molte realtà pro life di battersi in favore della Vita. Il risultato, appunto proficuo, è stato quello di arrivare ad una consapevolezza diffusa – nella cittadinanza e nella Corte Suprema – che il vero diritto da garantire è quello alla vita, bocciando quindi quella sentenza. Nessuna legge è eterna, soprattutto se iniqua come la 194, quindi sono fiducioso che società e politica italiana possano arrivare, presto, ad un ripensamento sull’aborto. Non quindi renderlo illegale o impossibile, ma proprio impensabile!».
Secondo Lei il movimento pro-life in Italia é in crescita? Pensa che con la nuova maggioranza vi saranno concrete possibilità per mettere un freno all’attuale cultura della morte? Potrebbe accadere ciò che è avvenuto negli Stati Uniti, nazione nella quale diversi Stati hanno almeno contenuto il c.d. “diritto” all’aborto?
«Le elezioni del 25 settembre sono state uno specchio del Paese reale e non dell’immagine che i media mainstream ci hanno propinato per mesi. I leader delle forze politiche che hanno vinto le elezioni hanno aderito alla Carta dei Princìpi che come Pro Vita & Famiglia Onlus abbiamo redatto insieme al Family Day e che si occupa proprio della tutela della Vita (oltre che di famiglia e libertà educativa). In più molti politici eletti si sono schierati a favore dei temi che difendiamo e per la tutela dei nascituri. Il prossimo Parlamento ha quindi una grande occasione – e responsabilità – di invertire questa tendenza e tentare di far risollevare l’Italia dall’inverno demografico in cui si trova».
Il vento nel mondo sta cambiando, come dimostrano i successi pro-life negli Stati Uniti. Forse é per questo che si vuole riportarlo nella clandestinità diffondendo il più possibile le pillole che vengono chiamate “del giorno dopo”. Immaginiamo che di fronte a questo cambio di strategia anche la battaglia per la vita dovrà adeguarsi. In che senso e in che modo?
«La diminuzione degli aborti chirurgici, in favore delle varie pillole del giorno o pillole abortive, ci pone di fronte ad una sfida molto complessa. La chiave sarà nel cercare di diffondere nella cultura dominante alcune verità come quella che sin dal concepimento c’è vita e in questo siamo aiutati dalla scienza come ad esempio dalle moderne tecniche di ecografia. Serve verità sulle conseguenze dell’assunzione di queste pillole che comportano danni alla salute fisica e psichica delle donne che ne fanno uso, non possono essere trattate come semplice aspirine senza effetti collaterali».
Recentemente il governatore della California Gavin Newsom ha firmato una serie di progetti di legge che ampliano le possibilità di accesso all’aborto e all’infanticidio. Tra questi progetti vi è anche il n. AB 2223, che di fatto consente alle persone di uccidere i bambini nati vivi dopo tentativi di aborto falliti, stabilendo inoltre che nessuno potrà indagare sui decessi o ritenere penalmente responsabili le persone coinvolte. Cosa ne pensa di questa deriva?
«E’ una forma di fanatismo abortista. Di fatto si depenalizza la l’“uccisione perinatale”. Con perinatale si intende il periodo che va dal momento del concepimento fino al primo mese dopo la nascita e talvolta anche oltre. La stessa legge della California lo definisce così. Dunque è una legge abominevole, la pena di morte per degli esseri umani indifesi. Mi vengono in mente le parole di Madre Teresa di Calcutta alla consegna del Nobel per la pace, nel 1979: “Se una madre può uccidere suo figlio, chi impedisce agli uomini di uccidersi tra di loro?”».
Forse questa era una pratica già applicata de facto in alcuni contesti ed ora è stata legalizzata?
«Se già applicata significa che decine di persone (e medici) sono colpevoli di omicidio e altrettante persone di aver taciuto. Già l’aborto, di per sè, è un omicidio. Ma se si lascia morire o si fa morire un bambino appena nato, non è omicidio a tutti gli effetti?».
La condizione irripetibile che si propone oggi é quella di avere un governo di centro-destra e allo stesso tempo (almeno in gran parte) pro-life. In che modo possiamo coordinare le forze della società civile per una azione di supporto e di indirizzo all’azione dell’esecutivo?
«Bisogna concentrare tutte le forze su politiche che siano davvero pro life e a favore delle famiglie. Dunque incentivare davvero la maternità e riconoscerne il valore sociale, prevedere fondi e più sostegni economici per ogni nato, per le famiglie numerose, per i beni di prima necessità che servono subito dopo il parto. Ma anche adeguati e più duraturi congedi parentali per la madre e per il padre, sconti e finanziamenti per consentire di mandare i propri figli a scuola senza sborsare un patrimonio. Credo quindi che sia necessario lavorare su tre livelli: sociale, politico è culturale. Un lavoro enorme ma siamo fiduciosi».
È ipotizzabile organizzare un Incontro mondiale delle famiglie nuovamente in Italia e prossimamente?
«La dimensione pubblica del movimento pro life è pro family è importantissima. Abbiamo già in programma un evento ormai a cadenza annuale che è la Manifestazione per la Vita che si terrà a Roma il prossimo sabato 20 maggio 2023 al quale ognuno di noi è invitato a prendere parte, a dare testimonianza pubblica del valore della Vita contro una cultura di morte oramai dominante».