Per riportare i giovani a Messa basta tornare all’antico
di Pietro Licciardi
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PER SANARE L’ATEISMO PRATICO DELLE NUOVE GENERAZIONI CI VUOLE UNA CHIESA CHE LI FACCIA ESSERE EROI E COMBATTENTI
Nell’inserto del quotidiano Avvenire “Noi in famiglia” di sabato scorso Laura Badaracchi recensisce l’ultimo saggio del teologo e segretario per la sezione dottrinale del Dicastero per la dottrina della fede, don Armando Matteo: Riportare i giovani a messa. La trasmissione della fede in una società senza adulti, appena pubblicato da Àncora Editrice.
Come si capisce dal titolo la riflessione del docente di teologia fondamentale alla Pontificia Università Urbaniana riguarda il costante allontanamento dei giovani dalla liturgia e dalle parrocchie. Causa di questo ateismo pratico delle nuove generazioni sarebbero gli adulti di oggi, i quali «eterni Peter Pan, ritengono che i giovani non abbiano bisogno di un cammino educativo, di un indirizzo a una religione perché hanno già tutto ciò che serve ad una vita degna di essere vissuta». Sempre per il teologo «è necessario oggi riprendere la discussione ecclesiale sul tema delle nuove generazioni». Da queste citazioni sembra che prevalga ancora una volta un certo atteggiamento autoassolutorio del clero, il quale quasi sempre cerca le cause dei propri fallimenti ovunque meno che in casa propria.
Oggi, infatti, i genitori hanno ben poco ascendente sui figli, in una società in cui hanno trionfato i miti e i disvalori del Sessantotto, a cominciare dalla messa in discussione dell’autorità, quella del padre e della madre in primis. In una Chiesa in cui l’ultimo dei preti si sente in “dovere” di far polemica col proprio vescovo e perfino col Papa figuriamoci cosa possono fare i genitori… Quelli che ancora conservano la fede cattolica tutt’al più possono cercare di consigliare e testimoniare con la propria assidua preghiera e frequenza ai sacramenti l’importanza e i benefici di una vita spirituale. Ma questo spesso non basta.
Fino agli anni Ottanta e Novanta hanno avuto successo i movimenti, che – come nel caso di Comunione e Liberazione – hanno mantenuto viva una presenza cattolica nella società, ormai per lo più atea e preda delle ideologie, e perfino nella Chiesa stessa, almeno in Occidente quasi ridotta a un deserto. Chi ha una certa età ricorderà sicuramente piazza San Pietro desolatamente semideserta all’Angelus domenicale, le quasi quotidiane uscite, opportunamente amplificate dai media laicisti, di certi vescovi e perfino cardinali in contrasto con il Magistero, le messe domenicali sempre più infarcite di abusi…
Ebbene ciò che attirava allora i giovani a intraprendere un cammino di fede in questo come in altri movimenti non erano le liturgie ye-ye, tutte chitarre elettriche e batterie, ma la proposta di un impegno serio, esigente e talvolta eroico, come hanno sperimentato quei giovani bastonati nelle scuole e nelle università perché osavano esprimere giudizi dettati dal Vangelo di Cristo e non da quello di Marx.
Forse a parte della Chiesa di oggi è proprio questo che manca: il coraggio di una proposta controcorrente, non appiattita sugli slogan e le ideologie mondane, tutte ambientalismo, buonismo moralistico, pauperismo ipocrita, attenzione per gli emarginati o piuttosto quelli che il Politicamente corretto fa passare per tali. Se ciò che propone la parrocchia è la raccolta differenziata o piuttosto un generico impegno per “gli ultimi”, tanto vale andare al Wwf o fare l’attivista politico, senz’altro più incisivo e “arrabbiato”.
Purtroppo per certi preti sembra che anche il Vangelo sia diventato una ideologie tra le tante, la cui principale caratteristica è di ignorare la realtà quando questa contradice il proprio castello di chiacchiere e speculazioni astratte. Se così non fosse anziché «riprendere la discussione ecclesiale sul tema delle nuove generazioni» basterebbe osservare, ad esempio, come ad andar deserte sono le moderne messe la cui frequentazione è talvolta imbarazzante per un adulto, figuriamoci per un giovane che oggi vuole sentirsi ed essere trattato come un uomo o una donna fin dalla più precoce adolescenza. Al contrario sono ancora ben frequentati i riti in latino o là dove la fede viene vissuta con lo spessore e la serietà che si richiede. Entrate in una chiesa in cui ancora si celebra secondo la Tradizione liturgica e rendetevene conto.
E se questo non basta andate a vedere quali sono i conventi e i seminari che ancora sono capaci di attirare i giovani. Quelli in cui la regola è più impegnativa e lo studio meno sociologico.
Se oggi i giovani si tengono alla larga da chiese e parrocchie forse è perché non vogliono far parte di una Ong ma vogliono e hanno bisogno di un vero combattimento spirituale. Qualcosa, insomma, che li faccia sentire eroi.