La guerra continua: il punto con un esperto di geopolitica
di Pietro Licciardi
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CHI VINCE E CHI PERDE? ESISTE UN PERICOLO NUCLEARE? IL PUNTO CON L’ANALISTA MIRCO CAMPOCHIARI
Dopo l’offensiva ucraina che ha fatto arretrare le truppe russe sul fronte nord e messo in forte difficoltà lo schieramento a sud facciamo il punto sul conflitto, che sta per entrare in una nuova fase di stallo a causa delle condizioni meteorologiche. Sta infatti per iniziare la stagione delle piogge, che renderà impraticabile il terreno per i mezzi pesanti, il che probabilmente porterà ad una sospensione delle operazioni in attesa dell’inverno o più verosimilmente della primavera, quando saranno disponibili nuove truppe addestrate da impiegare sul campo.
Ancora una volta abbiamo chiesto all’analista storico-militare e collaboratore di Limes Mirco Campochiari di spiegarci come stanno le cose. Campochiari è anche curatore del canale Youtube Parabellum, preziosa fonte di informazioni per comprendere come sta veramente evolvendo il conflitto russo-ucraino.
L’offensiva degli ucraini nel nordest, dalla parte di Karkiv e Izium, e i progressi nell’area di Kerson cosa dimostrano dal punto di vista militare? Gli ucraini sono in grado di riprendersi tutto il loro territorio e vincere questa guerra?
«Come dico sempre il cavallo si giudica a fine corsa. Bisogna vedere se l’esercito russo è in crisi come sembra e se sarà capace di riprendersi o meno. Sicuramente la maskirovka messa in atto dagli ucraini ha funzionato facendo sbilanciare i russi a sud mentre la penetrazione doveva avvenire a nord. Questo ha funzionato anche perché l’intelligence degli ucraini, tutta occidentale, è molto superiore a quella russa; è come se questi ultimi combattessero ciechi e con una mano dietro la schiena. E’ molto difficile per i russi cogliere di sorpresa gli ucraini mentre per gli ucraini è facile il contrario. A questo si aggiunge il fatto che possono muoversi per linee interne e quindi possono raggiungere molto più velocemente dei russi i vari punti del fronte e avere una superiorità locale di uomini e mezzi. Questi due fattori: migliori informazioni e facilità di movimento fanno si che i russi debbano sempre giocare di rimando, senza avere l’iniziativa. Evidentemente in questo momento non riescono a reagire e hanno deciso di abbandonare terreno per poi eventualmente riprenderselo in un secondo momento».
Qualche mese fa si diceva che gli ucraini non erano in grado di mettere su una offensiva perché non avevano abbastanza mezzi per costituire delle riserve da impiegare…
«In effetti sappiamo ormai da fonti Nato che quella su Karkiv e Izium non doveva essere una vera offensiva ma una ricognizione in forze che solo dopo si è trasformata più per deficienza russa che per meriti ucraini. Questi ultimi stavano semplicemente saggiando la situazione e dopo essersi resi conto di aver sfondato per sette chilometri hanno avuto la necessaria flessibilità per piegare la situazione a loro vantaggio. E qui torniamo a quello che dicevo prima: pur avendo minori risorse corazzate rispetto ai russi riescono a spostare quello che hanno molto più velocemente dove serve».
E’ vero che i russi si stavano ritirando dal nord ed è per questo che gli ucraini hanno potuto avanzare facilmente?
«Il fronte nord era una sorta di area di riposo in cui i russi inviavano unità in fase di riorganizzazione e non si aspettavano diventasse una prima linea. Non erano affatto preparati ad un impatto di quel tipo e sicuramente si è trattato di una loro mancanza. Dopo aver perso le prime riserve inviate si sono resi conto che era inutile cercare di tamponare e quindi hanno abbandonato il terreno sperando che la stagione delle piogge arrivi presto a fermare l’avanzata ucraina».
La Russia sta mobilitando truppe e i media occidentali stanno mostrando giovani russi che hanno poca voglia di partire per il fronte, il che da una parte suggerisce una crescente opposizione interna alla guerra e dall’altra un esercito demoralizzato, poco combattivo e quindi di scarsa efficacia sul piano bellico. Come stanno veramente le cose?
«I riservisti che i russi hanno utilizzato all’inizio per tamponare la penetrazione nella zona di Lyman erano quelli che avevano fatto il soldato anche dieci anni fa, quindi di poco valore bellico. Adesso invece i riservisti più “freschi”, che hanno ricevuto un addestramento due o tre anni fa, li stanno ulteriormente addestrando. Credo i russi vogliano una escalation per vedere se gli alleati sono in grado di armare ed equipaggiare fino ad un milione di ucraini, che per noi sarebbe uno sforzo enorme, considerato cosa ci è costato equipaggiarne ad oggi trecentomila. E già ci sono delle avvisaglie. I diciotto sistemi missilistici Himars promessi dagli americani non arriveranno subito ma solo tra sei mesi, quando usciranno dalle fabbriche».
Cosa vuole ottenere Putin dichiarando gli oblast ucraini in cui si è tenuto il referendum per l’annessione, parte della Federazione?
«Credo voglia spersonalizzare il conflitto, facendolo diventare non più suo ma della Russia il che da una parte rende per loro giustificabile l’uso delle armi nucleari tattiche, dall’altra giustifica la mobilitazione di un milione di uomini costringendo gli ucraini a fare lo stesso e nel contempo manda il messaggio agli americani: siete sicuri di voler sostenere un simile sforzo? O magari voi riconoscete due o tre regioni che abbiamo chiesto e ve ne ridiamo una indietro e la finiamo qui. Anche perché altrimenti arriviamo a numeri da seconda guerra mondiale».
L’opinione pubblica in Russia è veramente così spaccata come ci mostrano i media occidentali?
«Abbiamo visto giovani con pochissima voglia di arruolarsi ma ci sono anche video di lunghe file davanti ai centri di arruolamento e persone che gettano fiori verso i pullman di militari. Questo è senz’altro indicativo della spaccatura nel paese. Tuttavia certe scene senzazionalistiche, come quelle viste in tv di giovani sbronzi di vodka, non so se servano a rincuorare noi facendo credere che in fondo i russi non sono che un branco di ubriaconi. In genere la propaganda è contro chi si teme e trovo che certe cose siamo troppo unilaterali. Preferisco una informazione bilanciata. Infatti sul mio canale faccio vedere che ci sono i russi pro e contro la guerra e che alle manifestazioni di opposizione vi sono in genere poche persone, una trentina o al massimo un centinaio. Oltretutto si tratta quasi mai di manifestazioni contro la guerra ma contro il reclutamento. Ovvero: se a combattere sono i professionisti va benissimo, basta che non ci vado io; e questa una differenza da considerare. Inoltre da miei contatti in Russia so che comunque il sistema – che è quello che a Putin interessa – regge».
E’ sembrato che la Cina, principale alleato della Russia abbia cercato di raffreddare gli ardori di Putin. E’ proprio così?
«Un conto sono le dichiarazioni di facciata. Un paio di settimane fa i cinesi consigliavano di fare la pace e riportare tutto sotto l’egida internazionale però poi in questi giorni stanno viaggiando molti treni cinesi con equipaggiamento pesante come ruspe blindate e carri gettaponte, ultimamente giravano anche video di munizionamento cinese catturato, anche se potrebbero essere munizioni cinesi cedute dalla Corea del Nord».
L’impressione che molti hanno avuto e che probabilmente si rafforzerà man mano la guerra andrà avanti è che la sanzioni stiano facendo più male a noi che ai russi e che comunque non stiano avendo gran che efficacia nel fermare la guerra. Cosa si può dire in merito?
«Non sono un economista e non mi esprimo in merito; posso esprimermi come storico militare e da questo punto di vista dico che le sanzioni non hanno mai fermato le guerre, semmai servono a danneggiare un paese negli anni. Una volta che ha consumato il suo arsenale verosimilmente avrà grossi problemi a ricrearne un altro per una nuova futura guerra. Quando l’Italia fece guerra all’Etiopia incappò nelle sanzioni, che non fermarono la nostra conquista ma ci danneggiarono molto nella preparazione della seconda guerra mondiale, dove arrivammo con i biplani. Analogamente le sanzioni non servono nell’immediato ma per indebolire la Russia, che dipende fortemente dalla tecnologia occidentale, sul lungo termine».
Un famoso politico era solito dire che a pensar male si fa peccato ma ci si azzecca. Non è che il vero obiettivo di questa guerra non è tanto salvare l’Ucraina quanto affossare la Russia e magari anche l’Europa?
Rispondo con un’altra battuta dello stesso personaggio citato: amo tanto l’Ucraina che preferisco ce ne siano due»
Noi di InFormazione cattolica a guerra iniziata abbiamo scritto che l’Ucraina questa guerra non la poteva vincere e che Zelensky ha perso l’occasione per finire onorevolmente il coflitto con una trattativa quando i russi si sono ritirati da Kiev. Adesso si trova impantanato in un conflitto sanguinosissimo e costosissimo e a far la guerra alla Russia per conto degli americani. Una analisi sbagliata la nostra o c’è qualcosa di azzeccato?
«Gli Ucraini combattono per il loro paese, poi ci sono altri che ci si attaccano sopra per interessi propri, anche se taluni, come i polacchi, combattono per l’Ucraina senza un guadagno di tipo economico o politico ma per motivi ideologici avendo da sempre conti in sospeso coi russi. E’ vero che Zelensky ha avuto il merito di risollevare un popolo che ritenevamo sconfitto ma quando si galvanizza un popolo poi è difficile fermarlo, Adesso gli ucraini sono veramente convinti di potersi riprendere anche la Crimea. Io credo che possano riprendersi i territori contesi dal 2014 ma la Crimea no, perché i russi per ragioni storiche e strategiche non la molleranno mai anche a costo di usare le atomiche e di questo Zelensky si dovrebbe rendere conto perché quando dice che la guerra è cominciata in Crimea e finirà in Crimea espone tutto il mondo al rischio nucleare. Mi rendo conto che è brutto da dire ma qui si ragiona su una scala molto più vasta».
Quindi bisogna pensare ad una via d’uscita, anche se non piacerà agli ucraini…
«Se Zelensky lascia ben poco spazio alla trattativa Putin non è da meno. Storicamente il modo di fare politica dei russi è il seguente: io voglio quello, tanto è. Siccome con loro si ragiona solo con la forza giustamente vanno sconfitti sul campo, tuttavia, memore dei problemi causati dalla pace di Versailles, consiglio spesso di non umiliare i russi, perché quando si umilia un popolo si istiga al revanscismo. Ricordiamoci dell’irredentismo italiano, al mito tedesco della pugnalata alle spalle che ci ha portato alla seconda guerra mondiale. Noi dobbiamo essere più intelligenti e trovare il modo di fare sfilare i russi senza umiliarli altrimenti tra venti anni ci troviamo una Russia ancora più incavolata e determinata».
A proposito di escalation nucleare, realisticamente quali sono le probabilità di una di arrivare all’uso di ordigni atomici?
«Molto basse, più che altro perché i russi non hanno per le loro truppe adeguate protezioni Nbc e non potrebbero addentrarsi nei territori eventualmente bombardati; anche se dobbiamo ricordare le parole di Putin della settimana scorsa, secondo cui Hiroshima e Nagasaki rappresentano un precedente, nel senso che se gli americani le hanno già usate chi potrebbe biasimare i russi se facessero altrettanto? Comunque finchè gli ucraini non arriveranno a minacciare la Crimea non credo si ricorrerà al nucleare. Semmai vi sono altri utilizzi possibili e poco dannosi per la popolazione, come l’esplosione di un ordigno tattico a grande altezza che rilascia un impulso emp capace di distruggere tutto ciò che è elettronico ed elettrico e se l’esplosione avviene vicino alle centrali potrebbe mettere al buio l’intera Ucraina».