E se l’Europa stesse facendo la guerra a se stessa?

E se l’Europa stesse facendo la guerra a se stessa?

di Pietro Licciardi

ALEGGIA L’INQUIETANTE SOSPETTO CHE L’ATTUALE CONFLITTO ABBIA PER OBIETTIVO ANCHE L’AFFOSSAMENTO DELLA GERMANIA E DELLA INTERA EUROPA

Ancora si dibatte sul danneggiamento del North Stream 2, il gasdotto che portava gas dalla Russia alla Germania. Ovviamente per i media embedded di casa nostra, perfettamente allineati sulla narrazione ufficiale, la colpa è dei russi ma le cose potrebbero essere un po’ più complicate.

Innanzitutto c’è da dire che le esplosioni al gasdotto sono avvenute in un’area di mare controllatissima da americani, polacchi, norvegesi e pullula di rilevatori sonar per la scoperta e il tracciamento di sottomarini. Per i russi sarebbe stato quindi molto pericoloso cercare di intrufolarsi e minare la condotta, senza contare che eventuali residui dell’ordigno utilizzato avrebbero potuto facilmente smascherarli. D’altro canto la Us Navy nei giorni scorsi ha compiuto esercitazioni con elicotteri decollati dalla nave d’assalto Kearsage i quali hanno percorso il North Stream per buona parte della sua estensione. Questo dopo che a Giugno in un articolo pubblicato su Sea Power gli americani si vantavano di esperimenti condotti con droni subacquei proprio nei pressi dell’isola di Bronholm, ovvero vicino ai punti in cui sono avvenute le esplosioni.

Il 7 febbraio 2022, ben prima dell’ ”incidente”, il presidente Joe Biden aveva dichiarato che se la Russia avesse attaccato l’Ucraina gli americani avrebbero tolto di mezzo il North Stream per sempre; più o meno lo stesso concetto ribadito il 27 Gennaio scorso anche dal segretario di stato Usa, Victoria Nuland. Infine circa due settimane fa la Cia aveva avvisato la Germania che erano possibili attacchi ai gasdotti del Baltico.

Che gli Stati Uniti non abbiano mai visto di buon occhio la nascita di una Europa politicamente ed economicamente unita non è un segreto, come non è un segreto che hanno sempre temuto una Germania forte e indipendente al centro del continente, capace di fare da locomotiva per tutti gli altri partner, oltretutto troppo vicina alle enormi riserve di materie prime, gas e petrolio della Russia.

In considerazione di ciò facile intuire che il conflitto russo-ucraino offre un magnifico pretesto per interrompere il flusso del gas naturale russo che alimenta le centrali elettriche e portare al totale collasso economico la Germania e con essa l’Unione Europea. In questa chiave sembrerebbe spiegato anche il costante bombardamento da parte delle forze Ucraine e della Nato alla centrale nucleare di Zaporizhzhia il cui obiettivo non è certo la sua distruzione ma indurre ad interrompere il flusso di energia verso l’Europa generato dal più grande impianto nucleare del continente.

A pensar male si fa peccato ma ci si azzecca, diceva un certo politico. E se la crisi economica che l’Europa sta infliggendo a sé stessa sia stata in realtà pianificata in ogni dettaglio?

Non dovrebbe sfuggire il fatto che gli Stati Uniti si trovano in un momento di difficoltà, con la loro leadership mondiale vacillante dopo lo smacco afghano e soprattutto dopo lo spostamento a est dell’asse economico in seguito all’avvicinamento di Russia e Cina, nella cui orbita gravitano anche India, Arabia Saudita e altri paesi emergenti. Una alleanza in divenire e ancora fragile ma capace di impensierire gli Usa; a maggior Ragione se va in porto il tentativo di scalzare il dollaro come moneta di riferimenti per le transazioni internazionali. A questo punto una Europa, ovvero una Germania, forte e indipendente, con un euro solido, sarebbe di forte impaccio: un attore internazionale in più con cui competere sul piano economico.

Anche la Brexit, che ha portato al ritiro del Regno Unito dall’Unione, è stata un colpo basso avendo privato l’America di un proprio emissario fidato interno all’Unione e di una significativa opportunità per influenzare i negoziati tra i diversi governi europei in quanto è risaputo che la Gran Bretagna è il miglior alleato degli Usa in Occidente

Insomma sembra proprio che la più grande minaccia per gli americani sia un’Europa più forte, sorretta al proprio centro da una Germania più forte e più indipendente. Specialmente nella eventualità di una destabilizzazione degli Stati Uniti, che con i democratici al governo non se la passano troppo bene. Dunque il controllo della Germania e dei suoi processi decisionali potrebbe essere una delle preoccupazioni per gli americani. E il modo migliore per ottenerlo sarebbe schiacciare l’Europa per destabilizzarla, a partire dalla Germania, che sarebbe il primo obiettivo.

Gli Stati Uniti grazie a questa guerra si trovano oggi in una ottima posizione, con una Europa che sta per precipitare in una dura recessione, impelagata in un conflitto combattuto col sangue ucraino che comunque vada ridimensionerà le velleità Russe per i decenni a venire mentre lo zio Sam si trova con le mani libere per gestire e contenere il suo vero avversario: la Cina.

Da non sottovalutare anche l’aspetto economico. Finite le forniture di gas russo a basso costo Germania ed Europa sono alla disperata ricerca di nuove fonti e guarda caso già Condoleeza Rice otto anni fa intervistata dalla tv tedesca lamentava il fatto che gli europei dipendessero dal gas russo, meglio per loro sarebbe stato dipendere dal gas americano. Ora dobbiamo sapere che l’industria estrattiva del gas di scisto negli Stati Uniti era in grande difficoltà in quanto l’estrazione è particolarmente costosa e altamente inquinante ma con l’attuale crisi e l’aumento dei prezzi è tornata in gioco alla grande. Solo che per noi italiani ed europei acquistarlo significherebbe subire un salasso.

Inquietante anche un altro aspetto: il ruolo degli ambientalisti e dall’ideologia verde nello spingere l’Europa al collasso energetico. All’inizio dell’anno Angela Merkel ha annunciato la chiusura di tre delle sei centrali nucleari tedesche, nonostante il nucleare sia, di fatto, l’energia più sicura, più pulita oggi in circolazione e senza alcuna emissione di CO2. Decisione che accentua ancor di più la dipendenza dall’estero, come porterebbe altra dipendenza l’annunciata transizione green, dato che a detta di molti esperti le cosiddette “rinnovabili” non potrebbero mai coprire il nostro fabbisogno energetico. Ma ormai sappiamo da un pezzo che l’attuale movimento ambientalista pur di assecondare il proprio fondamentalismo non esita a caldeggiare soluzioni controproducenti o potenzialmente suicide prestandosi a manipolazioni di ogni sorta. La questione climatica è emblematica.

Tirando le somme: se si fa un esame dei costi-benefici c’è veramente da chiedersi quanto l’invasione russa dell’Ucraina sia stata un colpo di testa dell’imperialista Putin e quanto un esito cercato dopo le numerose provocazioni americane e Nato che, ricordiamolo, in otto anni niente hanno fatto per disinnescare la polveriera del Donbass e la sistematica sottovalutazione dei ripetuti avvertimenti e minacce lanciate dal dittatore al Cremlino

Il quadro appare ancora più fosco se si considera che la crisi energetica in Europa non durerà solo un inverno. Secondo gli analisti della società Energy Aspects specializzata nel settore energetico e dei grandi mercati, con sedi a Londra, New York, Houston, Singapore e Tokio, e come ha detto Amrita Sen, fondatrice e direttore della ricerca per la società, in una intervista sul canale televisivo Bloomberg, l’Europa dovrà razionare la disponibilità di energia per bilanciare il mercato, non solo questo inverno ma anche il prossimo inverno e potenzialmente anche quello dopo. Appare quindi certo lo spettro della recessione, già annunciata del resto dalle prime chiusure di aziende non più in grado di sostenere i costi energetici.

 

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