Quegli amministratori che hanno paura delle verità su famiglia, figli e gender
di Pietro Licciardi
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A PONTEDERA UN’ALTRA AMMINISTRAZIONE COMUNALE ORDINA LA RIMOZIONE DEI MANIFESTI DEL FAMILY DAY-DIFENDIAMO I NOSTRI FIGLI.
«Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate», un aforisma attribuito allo scrittore e giornalista inglese Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) che di questi tempi circola spesso, a sottolineare il grado di sovvertimento della realtà del nostro tempo. Una sovversione che non accenna a rallentare e contro la quale è sempre più difficile cercare di opporsi.
Ci sta provando in questi giorni l’associazione Pro Vita e Famiglia con una campagna di affissioni che invita a firmare la petizione con la quale fermare i tentativi di penetrazione nelle scuole dell’ideologia gender che tra l’altro, mira a confondere l’identità sessuale dei giovani e dei giovanissimi facendo credere che appartenere a un “genere” piuttosto che ad un altro non è un dato di natura ma una scelta.
Nei manifesti diffusi in tutte le città italiane si vede un bambino, maschio, a cui vengono messi a forza rossetto e fiocchi rosa sui capelli. Immagine che rende bene l’idea della violenza che certe bislacche ideologie esercitano sui minori e sui genitori, sempre più espropriati del loro diritto-dovere di educare i figli secondo le proprie convinzioni e valori e non certo secondo quanto impone il potere, di qualunque tipo. Esperienze di questo tipo sono già state fatte nella Germania nazionalsocialista, nei regimi comunisti di mezzo mondo e ancora in Cina con esiti che dovrebbero essere ben noti a tutti.
Ma a quanto pare la ragione e il buon senso ormai sono diventate merce rara e infatti le “democratiche” amministrazioni comunali collaborano attivamente al lavaggio del cervello rimuovendo prontamente i manifesti. E’ avvenuto a Novate Milanese, per ordine del sindaco del Pd, Daniela Maldini, e pochi giorni fa a Pontedera, in provincia di Pisa, cittadina governata da un’altra amministrazione “rossa”.
Sull’argomento è intervenuto l’avvocato Arduino Aldo Ciappi, referente regionale per la Toscana del Family Day-Difendiamo i nostri figli, associazione che rappresenta il movimento nato a seguito delle grandi manifestazioni che ha radunato milioni di persone a Piazza S. Giovanni e al Circo Massimo, per far sentire la propria voce contro il “pensiero unico” che si vorrebbe imporre, con una lettera indirizzata al Sindaco del Comune in cui si mette bene in chiaro che l’educazione dei minori spetta alla famiglia e che i bambini hanno il diritto di crescere liberi da un’ideologia che vorrebbe far credere di poter scegliere se essere uomini, donne o altri infiniti generi.
Avvocato, la scusa è sempre quella: certi manifesti “discriminano”. Il Family day cosa risponde?
«La verità non discrimina nessuno. Quel manifesto, semmai, rafforza la difesa dei diritti dei più deboli, i bambini in questo caso, che non possono essere oggetto di manipolazioni ideologiche. Semmai ad essere discriminati sono i loro genitori e tutti coloro a cui è impedita la libertà di pensiero e di espressione che dovrebbe essere garantita dalle leggi e dalla Costituzione»
Ma per alcuni la scelta della identità sessuale è una questione di libertà e un diritto…
«Chi fa certe affermazioni dovrebbe avere il coraggio di dichiarare cosa sta avvenendo in quei paesi in cui, attraverso percorsi psicologici, farmaceutici o chirurgici, viene praticata la cd. “transizione sessuale”, con risultati spesso devastanti per i danni permanenti provocati da tali pratiche alla salute di migliaia di bambini e che hanno dato origine ad un ampio contenzioso giudiziario attivato dai loro genitori»
Anche in Italia si stanno attuando “terapie” sui bambini?
«In Italia all’ospedale fiorentino di Careggi si somministra la triptorelina, un farmaco che blocca la pubertà. Lo stesso trattamento praticato dalla tristemente famosa clinica londinese Tavistock, al centro di battaglie legali sull’età in cui i minori dovrebbero essere autorizzati ad accedere ai farmaci. La clinica infatti è accusata di aver adottato atteggiamenti irresponsabili incoraggiando indiscriminatamente i “pazienti” nella direzione della transizione di genere di fronte a situazioni soggettive di incertezza – piuttosto frequenti nella fase dell’adolescenza – da parte di bambini circa la propria identità sessuale».
A quanto pare il governo inglese è intervenuto sulla questione.
«Per fortuna il sistema sanitario inglese, dopo aver disposto un’approfondita inchiesta che ha rivelato migliaia di abusi, ha disposto la chiusura, entro la prossima primavera, della suddetta clinica. Resta il fatto che, mentre qui da noi, si continua a sostenere la liceità di certe pratiche che hanno ben poco di scientifico, in altri paesi, come in Francia e, appunto, l’Inghilterra, vi sono forti resistenze nel mondo medico e politico, nei media e perfino in quel filone del femminismo che contesta la propaganda sull’autodeterminazione di genere. Di tutto questo, ovviamente, si parla poco o non si parla affatto in Italia, dove la propaganda LGBTQ, che detta legge sui media, cerca di mettere a tacere anche chi manifesta più che legittimi dubbi»
Come giudicate la rimozione dei manifesti da parte del Comune di Pontedera?
«E’ una intollerabile censura, una dichiarazione di guerra alla libertà di espressione che fa emergere l’intolleranza di chi adotta certe misure e il carattere totalitario della gender theory. Di più: ciò denota il timore dei suoi sostenitori nei confronti di chi la pensa diversamente, non avendo evidentemente dalla propria parte argomenti validi da opporre. Alle leggi della biologia non si comanda e quando qualcuno vuole a tutti i costi piegarle ai propri progetti essa si ribella. Solo che, in questo caso, a farne le spese sono delle piccole creature, utilizzate come cavie per sdoganare quella folle visione di una identità sessuale liquida».