Il piccolo Francesco Alberto richiama fortemente le nostre coscienze
di Maria Bigazzi
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COME MAI LA STORIA DI FRANCESCO ALBERTO COLPISCE COSÌ PROFONDAMENTE?
Ha toccato il cuore di molti la storia del piccolo Francesco Alberto, il bimbo trovato appena nato avvolto in un sacchetto di plastica nelle campagne del trapanese e salvato dall’Arma dei Carabinieri, allertati da un contadino del luogo nella giornata del 4 ottobre.
Il piccolo, che pesa circa 3 chilogrammi e misura 50 centimetri, sembra essere in buona salute nonostante sia stato abbandonato a poche ore dalla nascita e abbia rischiato di morire disidratato e vittima di innumerevoli pericoli.
La notizia ha subito invaso il web e già in molte trasmissioni serali se n’è discusso tra la commozione delle persone e dei conduttori.
Come mai la storia di Francesco Alberto (così chiamato in onore di san Francesco e sant’Alberto patrono di Trapani e nome dello stesso carabiniere che lo ha portato in salvo) colpisce così profondamente?
La risposta sta nel senso stesso del valore della Vita. La Vita ha una forza grandissima che viene direttamente da Dio in quanto essa è un suo dono, e questa forza e grandezza ci viene sempre gridata dai più piccoli che ci ricordano quanto essa sia sacra e preziosa.
In una società come la nostra dove il valore della Vita si è completamente perso lasciando spazio al vortice dell’individualismo che ignora la bellezza, la cura e il rispetto della dignità umana, un neonato risveglia le coscienze ricordando quanto occorra riscoprire questi valori e quanto sia fondamentale la protezione che ogni persona deve avere dal concepimento fino alla morte naturale e che nessuno deve violare per alcun motivo.
Pensiamo all’aborto, a come nel grembo materno il bimbo venga “abbandonato” dalla madre che lo lascia morire proprio come se lo buttasse per strada lasciandolo in balia della morte; pensiamo ai tanti casi che abbiamo vissuto ancora poco tempo fa, dove i bambini malati ritenuti indegni di vivere e nel nome del loro “best interest” vengono lasciati morire interrompendo l’alimentazione e privandoli delle cure necessarie.
E se chi ha trovato il piccolo Francesco Alberto avesse creduto che nel suo “miglior interesse” era bene lasciarlo abbandonato a sé stesso, piuttosto che destinarlo a una vita senza i genitori naturali e con il peso di un abbandono che lo segnerà?
Sono parole folli, certamente, ma è lo stesso pensiero che ormai da anni sta annichilendo e ammalando le menti di molti.
Ogni persona ha il diritto alla Vita, che è il primo di tutti i diritti, e ognuno deve essere considerato nella sua interezza per la sua dignità e valore.
Il piccolo Francesco Alberto richiama le coscienze, invita a riflettere su come oggi venga considerata la Vita umana ma anche sul rispetto che essa deve avere.
Si condanna un gesto come questo, perché per nessun motivo si deve procurare o volere la morte di qualcuno, per tale ragione è doveroso ricordare gli innumerevoli crimini che quotidianamente vengono compiuti sulla pelle dei bambini, come atti di abuso, l’uccisione nel grembo materno, fino all’eutanasia infantile. Infatti, se si perde il senso del valore della Vita, ogni gesto contro di essa diventa lecito.
Il miracolo del piccolo bimbo deve far soffermare sull’importanza, sulla preziosità e sull’inviolabilità della persona, in tutti i suoi stadi.
Alla necessità delle prime cure e del monitoraggio nel primo giorno di vita, ora Francesco Alberto ha bisogno di una famiglia con un padre e una madre che gli possano dare tutto il necessario per crescere e per essere grato del dono della sua vita che è stata preservata e protetta.
Intorno a sé ha tante persone che già lo amano, come la famiglia del vicebrigadiere che lo ha salvato che vorrebbe accoglierlo assieme ai loro tre figli, ma anche il calore della generosità di tante persone che si sono subito attivate per fargli avere i beni di prima necessità.
Ma soprattutto Francesco Alberto ha un Padre che lo ama e che lo ha voluto, lo ha sostenuto e protetto nelle ore in cui veniva abbandonato, e che ora lo guiderà lungo la sua vita che deve essere, come per tutti noi, un inno di lode e ringraziamento a Dio.