L’importanza di offrire al Cinema e in Tv storie in cui l’amore, l’altruismo e la giustizia trionfino…
di Giuseppe Brienza
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“OCCHIO AL FILM”: UN LIBRO CONSIGLIATO A CHI CERCA IL CINEMA E LE SERIE TV CHE INTRATTENGANO MA SAPPIANO ANCHE EDUCARE…
L’ing. Franco Olearo, critico cinematografico e redattore/editore del portale FamilyCinemaTv, ha appena pubblicato assieme a Cecilia Galatolo il libro “Occhio al film. Cinema e serie TV per educare [Editrice Punto Famiglia, Angri (SA) pp. 160, € 20]. L’abbiamo intervistato sui contenuti e sulle finalità di questa pubblicazione, preziosa soprattutto in ambito familiare e scolastico.
In che modo il vostro saggio si distingue dalla classica collezione di articoli o recensioni sui vari film o serie Tv?
Giovani o adulti vanno al cinema o guardano un film o un serial TV perché attirati da quell’oretta di intrattenimento che quell’opera mediale può offrire, secondo i vari gusti (può trattarsi di una commedia, di un giallo, di un thriller, di una storia romantica o di fantascienza). In questa prospettiva sono tanti gli strumenti a disposizione (via carta stampata, via Internet) per capire se quel certo lavoro è realizzato bene, se può interessare oppure no. Noi ci siamo mossi secondo una prospettiva radicalmente diversa. Ci siamo posti la domanda se queste opere che ci vengono offerte oggi in abbondanza attraverso i più svariati canali di comunicazione, possano risultare utili per una delle più nobili attività dell’uomo: quella educativa. La nostra risposta a questa domanda è stata positiva.
Chiaramente la risposta dipende anche dal modo che si ha di concepire l’educazione…
Certo. Secondo una prospettiva naturale e cristiana educare un giovane vuol dire prepararlo a sviluppare la sua personalità in modo libero e responsabile. Un impegno che comporta poca teoria ma molta prassi, quindi occorrono soprattutto dei buoni esempi che possono venire da genitori, educatori, sacerdoti, catechisti. Ma anche il racconto che sviluppa una qualsiasi opera mediale non è altro che la risoluzione di un problema etico, di un dubbio morale che il protagonista deve affrontare e nel quale il giovane spettatore si può rispecchiare. Se è vero che ognuno di noi ha una propria filosofia di vita, un atteggiamento verso se stesso, verso gli altri e il mondo, anche le opere cinematografiche o televisive trasmettono un loro messaggio che rivela una determinata filosofia di vita che l’autore ha voluto imprimere nell’opera e che si concretizza nel modo in cui il protagonista reagisce a ciò che gli accade.
Si tratta di una sensibilità che i Papi e il mondo cattolico hanno avvertito fin dai primordi della nascita dei mass media, non è vero?
Sì e, con riferimento al magistero pontificio non possiamo non ricordare quanto dichiarava il venerabile Pio XII fin dal 1955: «chiameremo ideale solamente quel film, che non soltanto non offende… ma che rafforza ed eleva l’uomo nella coscienza della sua dignità; che gli fa maggiormente conoscere ed amare l’alto grado in cui nella sua natura fu posto dal Creatore». Facendo un salto ai giorni nostri anche Papa Francesco, nell’esortazione Amoris laetitia (19 marzo 2016) ha ribadito l’importanza dei media ai fini educativi ma anche la necessità di un certo controllo.
Il titolo del libro è Occhio al film: cosa vuol dire? Pare sottintendere l’esigenza di una certa prudenza e attenzione nella scelta… Bisogna quindi stare attenti ai vari prodotti cine-televisivi che, innocui all’apparenza, potrebbero in molti casi nascondere pericoli?
Sappiamo bene che oggi l’offerta di opere mediali è sovrabbondate e facilmente raggiungibile; c’è stata l’esplosione delle piattaforme in streaming e oggi la fruizione può essere fatta tranquillamente anche dal proprio cellulare. Queste opere coinvolgono, trasmettono emozioni e nel caso di serial televisivi, si finisce per seguire i comportamenti del protagonista anche per molti anni, diventando di fatto un riferimento sicuramente virtuale ma sempre significativo, nei confronti del ragazzo o della ragazza che lo sta guardando. Lo stesso Pio XII nel citato intervento del 1955 ai rappresentanti dell’industria cinematografica italiana definiva il film «un veicolo così lesto ad arrecare il bene, ma anche a diffondere il male». Questo potere di influenzare le nostre coscienze attraverso i media, nel bene come nel male, non è certo sfuggito ai grandi produttori e distributori mediali. Sanno bene che se riescono a trasmettere, in modo progressivo, opera dopo opera, le idee in cui credono, saranno in grado alla fine di modificare il buon senso comune.
Il caso della Walt Disney non è certo un mistero…
Già, i responsabili della Walt Disney Company hanno in effetti ufficialmente dichiarato di voler diffondere, anche nei film diretti ai minori, alcuni aspetti dell’ideologia LGBT. Ecco perché negli ultimi anni compaiono sempre di più, nelle loro produzioni, dei bambini con due mamme o vengono mostrati baci fra persone dello stesso sesso.