Il Vangelo che il sacerdote annuncia non è suo ma di Cristo
di don Ruggero Gorletti
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COMMENTO AL VANGELO DI VENERDÌ 30 SETTEMBRE 2022
Dal vangelo secondo san Matteo (11, 20-24)
In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite:
«Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi.
E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te.
Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me, disprezza colui che mi ha mandato».
COMMENTO
«Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me, disprezza colui che mi ha mandato». Spesso le persone non hanno stima di noi, uomini di Chiesa, e talvolta hanno buoni motivi per farlo. Ma non dobbiamo mai confondere le caratteristiche umane del singolo ecclesiastico, uomo come tutti, con le sue virtù e i suoi difetti (spesso, come nel mio caso, poche virtù e tanti difetti), con la parola che annuncia. Il Vangelo che annunciamo non è nostro: è di Cristo, e se ne annunciamo uno diverso, sostituendo alla parola di Dio e al magistero autentico della Chiesa le nostre idee personali, il Signore ce ne chiederà conto. I sacramenti che noi sacerdoti celebriamo non sono nostri, sono di Cristo, la loro validità non dipende fortunatamente dal nostro livello di santità. Ricordiamo a questo proposito le parole di Sant’Agostino: «se è Pietro che battezza è Cristo che battezza, se è Paolo che battezza è Cristo che battezza, se è Giuda che battezza è Cristo che battezza!». «Chi ascolta voi ascolta me»: il magistero autentico della Chiesa non è ogni parola che esce dalla bocca di ogni singolo prete, vescovo e neppure Papa. Ma quando la Chiesa si pronuncia autorevolmente, con le forme necessarie, su una certa questione, allora ci troviamo davanti al magistero, cioè a un insegnamento munito di autorità, autorità di diverso livello a seconda dei casi, non sempre infallibile. A questo insegnamento ogni cristiano deve aderire, con maggiore o minore fermezza a seconda del diverso livello di autorevolezza, ma non lo può ignorare, proprio in forza delle parole di Gesù: «chi ascolta voi ascolta me».