Non è Dio che deve adeguarsi ai tempi ma è l’uomo che deve piegarsi alle sue leggi
di Emanuela Maccarrone
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IL CARDINALE MÜLLER E IL VESCOVO SCHNEIDER HANNO RISPOSTO AL CAMMINO SINODALE TEDESCO, RIBADENDO LA NATURA DIVINA DELLA DOTTRINA DELLA FEDE CATTOLICA
Siccome nel Catechismo della Chiesa Cattolica si legge che “tutta la Chiesa è apostolica in quanto rimane in comunione di fede e di vita con la sua origine, attraverso i successori di San Pietro e degli Apostoli“, dinanzi alla grave crisi ingenerata dalla recente assemblea sinodale tedesca, il Vescovo ausiliare di Astana (Kazakistan) Athanasius Schneider e il Cardinale Gerhard Ludwig Müller, già Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, hanno ritenuto di reagire alla richiesta a Papa Francesco di ordinare le donne e cambiare la dottrina sull’omosessualità. Entrambi i presuli, infatti, hanno ricordato ai Vescovi tedeschi un punto fondamentale che, evidentemente, per i molti progressisti non è chiaro o viene ignorato: la Legge di Dio è infallibile e, quindi, l’intoccabile.
«Nessuno nella Chiesa, né Papa né qualsiasi peccatore, può cambiare la dottrina divinamente rivelata del sacramento dell’ordinazione, che per istituzione divina è ristretto al sesso maschile e non c’è altro che abbia il potere per cambiare questo. E anche la dottrina del male intrinseco degli atti omosessuali, che è una dottrina divinamente rivelata da Dio e rivelata anche nella legge naturale e nella ragione umana e nel buon senso. E quindi nessuno può cambiarla», ha dichiarato monsignor Schneider.
A sua volta, il cardinale Müller ha ribadito che, anche se lo volesse, anche «il Papa non ha l’autorità di cambiare l’insegnamento della Chiesa, che si basa sulla rivelazione di Dio. Così facendo, si esalterebbe come uomo al di sopra di Dio ma gli apostoli possono solo insegnare e ordinare ciò che Gesù ha loro comandato di insegnare (Mt 28,19). Sono proprio i vescovi, come i loro successivi successori, ad essere chiamati “all’insegnamento degli apostoli”».
Riguardo l’ufficio dell’insegnamento di cui la Chiesa è investita, il decreto sul ministero e la vita dei presbiteri del Concilio Vaticano II “Presbyterorum Ordinis”, al numero 4 spiega che «i presbiteri, nella loro qualità di cooperatori dei vescovi, hanno anzitutto il dovere di annunciare a tutti il Vangelo di Dio seguendo il mandato del Signore: “Andate nel mondo intero e predicate il Vangelo a ogni creatura” e possono così costituire e incrementare il popolo di Dio».
Il testo sottolinea che il compito fondamentale affidato al Magistero della Chiesa è di vigilare affinché il popolo di Dio rimanga nella verità che libera, poiché la sua missione “è legata al carattere definitivo dell’Alleanza che Dio in Cristo ha stretto con il suo popolo; deve salvaguardarlo dalle deviazioni e dai cedimenti, e garantirgli la possibilità oggettiva di professare senza errore l’autentica fede”.
Forse la convinzione comune vorrebbe che la Chiesa si arroghi l’autorità di cambiare determinati dogmi della fede cattolica, quasi fosse un’organizzazione mondana da aggiornare alle ideologie umane e ponendosi al di sopra del Creatore, evitando così di essere additata come antiquata per adeguarsi alle pretese del momento, ma si ignora che la dottrina cattolica è pura rivelazione divina, pertanto, essa è immutabile.
In base a quanto specificato dal Catechismo, dal documento conciliare citato ed a quanto ribadito dai due noti prelati, emerge chiaramente un messaggio: non è Dio che deve adeguarsi ai tempi, ma è l’uomo in quanto creatura mortale e fallibile che non deve contrapporsi al suo Creatore, rinnegando la Sua Legge, preferendo vivere in schiavitù e in balìa del peccato.
La Legge di Dio non va contro l’uomo, ma è la guida sicura che conduce al suo vero bene e alla verità. Dio lascia alle sue creature il libero arbitrio e, quindi, chiunque è libero di seguire o meno la sua vocazione. Ma non si può pretendere che il Padre celeste scenda a compromessi con la mondanità e “cambi” la Sua Legge.