Aborto, Ruiu: “decenni di propaganda radicale e relativista si superano con un lungo lavoro politico e culturale”
di Gian Piero Bonfanti
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MARIA RACHELE RUIU: UN IMPEGNO PER LA VITA
Maria Rachele Ruiu, nata a Roma, classe 1983, candidata nelle file di Fratelli d’Italia, è un volto noto a tutto il mondo pro-life per la sua militanza nell’associazionismo in difesa dei valori non negoziabili (vita, famiglia naturale e libertà educativa della famiglia). È stata anche la presentatrice del Family Day del 2016 e sempre in prima linea nelle coraggiose campagne in difesa della vita.
Il 30 gennaio 2016 decine di migliaia di persone avevano affollato il Circo Massimo a Roma, in quella che è stata l’ultima imponente manifestazione unitaria di tutto il movimento pro-life italiano. In caso di vittoria della coalizione di Centro-Destra ci sono i presupposti per ricominciare un percorso unitario di tutti i soggetti, sociali e politici che parteciparono e appoggiarono quell’evento?
Credo che il percorso unitario non si sia mai interrotto da allora. Chi partecipò a quell’evento ha continuato a “manifestare” nel suo concreto quotidiano, singolarmente, nella propria professione o nelle realtà ed associazioni di cui faceva parte. Certo, se si pensa che il percorso unitario avrebbe dovuto o dovrebbe tuttora necessariamente esprimersi in un partito unico o in una rappresentanza politica unitaria, allora si è completamente fraintesa la natura di quella piazza, formata da centinaia di realtà unite sul merito delle questioni, ma con legittime divergenze sul miglior modo di affrontarle in campo politico. Piaccia o non piaccia, era ed è tuttora così. In ogni caso se si formerà come mi auguro un forte Governo di centrodestra credo che quel popolo, che si è spesso riunito in opposizione a progetti di legge iniqui, si troverà di fronte alla storica occasione di passare alla fase propositiva, non solo per stoppare o cambiare ciò che non va, ed è fondamentale, ma anche per gettare le fondamenta di una società più giusta, più vera, più umana.
Ci sono cattolici che accusano Giorgia Meloni di avere tradito, o perlomeno di rimanere fredda, sui temi definiti non negoziabili. A suo parere è così?
Giorgia Meloni ha scelto di candidare me in Parlamento nel suo partito, con la mia storia e le mie idee molto nette, e questo mi sembra l’opposto di una scelta fredda o addirittura di un tradimento. Anzi, è la prova provata della precisa volontà di arricchire l’offerta politica di Fratelli d’Italia con storie e contributi ispirati alla Dottrina Sociale della Chiesa che non sono, storicamente, propri della destra italiana. Per quanto riguarda i princìpi non negoziabili io vedo la questione politica in modo abbastanza chiaro: non esiste una via che conduca al pieno rispetto della sacralità della vita umana che non passi da un enorme, capillare e lungo lavoro politico e culturale che miri innanzitutto a guadagnare terreno nella società, cambiando la mente e soprattutto i cuori delle persone, annichilite da decenni di propaganda relativista radicale. Chi dice “adesso vado e cancello la 194” non solo mente, ma incattivisce il fronte abortista che gode di enorme potere in Italia e quindi, di fatto, ci allontana dalla meta. La Meloni ha ingranato la marcia giusta per riportare l’aborto nell’alveo delle questioni sociali e non solo individuali, prevedendo fondi e servizi alle donne che rischiano di abortire perché indotte o costrette da contingenze socio-econonomiche. Quando i cittadini vedranno lo Stato e la società fare di tutto per salvare anche una sola di queste situazioni torneranno a capire l’importanza della vita umana fin dal grembo materno, e io credo che lì inizierà la riscossa culturale per la vita.
Sappiamo che si è battuta per anni contro l’ideologia gender, contro la pratica dell’aborto e dell’utero in affitto, quindi non abbiamo dubbi sull’impegno che profonderà su tali tematiche qualora venga eletta. Ci può dire invece qual è il suo parere sul tema molto attuale dell’eutanasia?
Sono totalmente contraria. L’eutanasia e il suicidio assistito sono risposte false a domande vere e serie: che ci sto a fare al mondo se soffro? Posso soffrire il meno possibile? Io comprendo bene lo sgomento, il tormento, le stanchezza e la tristezza che ha mostrato, per esempio, la signora Elena, l’ultima donna accompagnata da Cappato in Svizzera. È una reazione comprensibile: appena entri in un percorso oncologico ti suggeriscono di farti accompagnare da uno psicologo che possa aiutarti a sostenere il carico emotivo ed umano da sopportare. Perché il rischio depressione, anche a causa dei medicinali, è terribile. Quindi, ci sono casi in cui il rischio di tendenze suicidarie è scientificamente atteso. Mi ha straziato vedere l’ultimo video della signora Elena, convinta di trovarsi davanti ad un bivio: trascorrere anni di atroci sofferenze o farsi uccidere prima che accada. Questo è uno scenario falso, perché esistono le cure palliative e la terapia del dolore che possono evitare tutto ciò e consentire al paziente di morire nel proprio letto, accanto ai propri familiari, con meno sofferenze possibili. Il problema è che la Legge 30/2010 sulle cure palliative in Italia non è mai stata finanziata né applicata, dato che le stesse relazioni parlamentari dicono che più del 70% di pazienti che ne avrebbero diritto non vi possono accedere. Queste sono le condizioni negative su cui prospera la cultura eutanasica. Per la mia storia personale posso testimoniare che la sanità pubblica italiana è molto prossima al malato oncologico, a cui dice: “tu vali la pena,vogliamo fare il possibile perché tu possa fare un po’ di strada in più con noi”, offrendo cure anche molto costose. Questo “voglio prendermi cura di te, affinché tu possa fare più strada con noi possibile, con dignità e senza soffrire” deve tornare a tuonare in faccia alle ideologie mortifere e agli avvoltoi che se ne nutrono, anche politicamente.
Quello della vaccinazione obbligatoria è stato un tema che ha diviso l’Italia. Lei cosa ne pensa? E qual è la linea del suo partito?
Fratelli d’Italia ha chiarito nel suo programma la sua visione, contro il green pass e qualsiasi coercizione. Non voglio mai più vedere un lavoratore discriminato o uno studente isolato a casa con l’orrenda DAD perché il Ministro della Sanità o si trastulla con i banchi a rotelle o non ha la più pallida idea di come gestire una crisi pandemica. Voglio però mettere a fuoco un problema essenziale e grave della gestione italiana della pandemia, cioè l’aver trasformato un periodo di enorme crisi sociale in un derby politico tra vax e no-vax, pass e no-pass, ‘ortodossi’ ed ‘eretici’ a seconda di quanto si fosse o meno d’accordo con la strategia di Roberto Speranza. Questa continua esasperazione del clima sociale ha spaccato non solo il Paese ma intere famiglie, si è insinuata in matrimoni e li ha indeboliti. Alcune associazioni sono state distrutte a causa della spaccatura su questi temi. Ci sono fratelli e sorelle, cognati, nonni e nipoti che hanno smesso di parlarsi o rischiato di separarsi per sempre per colpa di questa modalità crudele di acuire ideologicamente le fazioni. Questa campagna elettorale mi ha dato la possibilità di raccogliere un sentimento di stanchezza e quasi di apatia di fronte alla politica, o meglio a questo modo di fare politica, che sminuisce tutto, che mette tutti contro tutti. In Giorgia Meloni ho visto invece un approccio e un’attitudine completamente diversa, che parte dal sacro rispetto della dignità, della libertà e della dignità della persona e del cittadino.
Alla luce del recente “taglio”, da parte del Governo Draghi di ben 630 milioni all’Assegno Unico e universale alle famiglie (sostegno economico attribuito per ogni figlio a carico fino al compimento dei 21 anni), crede che si dovrebbe riproporre da parte del centrodestra questa misura in favore delle famiglie che stanno soffrendo maggiormente rispetto ad altri l’inflazione?
Sostenere la famiglia, pilastro della nostra vita sociale, significa trattare con equità sociale, ergo fiscale, un nucleo che ha sulle spalle la crescita, l’educazione e il mantenimento dell’Italia di “domani”. Questi anni appena passati ci hanno certificato che la famiglia è davvero la cellula fondante della società, in cui si impara la relazione e il confronto ed il prendersi cura dell’altro: siamo stati ricovero, scuole, ospedali. Senza la famiglia, con il covid, tutto sarebbe imploso. In questi momenti di inverno demografico, come non ricordarci che più famiglia significa più vita e quindi più futuro? Una famiglia deve essere agevolata ad accogliere la vita, e anche sostenuta quando voglia “strafare”, per così dire, regalando alla società una stupenda famiglia numerosa. Insomma, più figli deve significare meno tasse, con il quoziente familiare. Mentre si pongono le basi di questa riforma, è necessario aumentare gli importi dell’assegno unico, mantenerlo fino ai 21 anni e sostenere concretamente le famiglie con figli o genitori disabili, come scritto nel primo punto del programma di Fratelli d’Italia. Se eletta in Parlamento la mia ‘bandiera’ sarà l’articolo 31 della Costituzione, per me tra i più belli e meno considerati: “La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. Protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo”. Applicare l’articolo 31 sarebbe una rivoluzione sociale e culturale per l’Italia intera.
Cosa pensa del disinteresse per la politica di una parte degli italiani?
Anche se sono certa che la politica non salvi in quanto tale, quando noi decidiamo di non interessarci della politica la politica si interessa comunque di noi, dei nostri figli, e dei nostri nipoti. Chi vuole aiutarmi nella piccola, grande avventura che ho intrapreso, non per me ma per il bene comune, voti Fratelli d’Italia con una croce sul simbolo, dovunque si trova. Come dice il buon vecchio Sam ne Il Signore degli Anelli: “C’è del buono in questo mondo, è giusto combattere per questo”.