Il film “Linee Parallele”: il successo (per una donna) non è tutto!
di Franco Olearo*
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IL FILM STATUNITENSE APPENA USCITO PER NETFLIX “LINEE PARALLELE” DISORIENTA GLI ABORTISTI PERCHÉ HA UNA PROTAGONISTA CHE MOLLA TUTTO PER ACCOGLIERE IL PICCOLO CHE HA IN GREMBO…
Il film prodotto da Netflix Linee Parallele (commedia romantica, Stati Uniti 2022, 1 ora e 50 min.), sulla scia di Sliding Doors, immagina le possibili vite della protagonista in relazione alle sue varie scelte e vicissitudini. Lili Reinhart nel ruolo Natalie è una bella e dinamica ragazza in procinto di laurearsi all’università di Houston che si sta organizzando per realizzare il suo sogno: andare a Los Angeles per diventare una creatrice di cartoni animati. All’università ha fatto amicizia con Gabe, un giovane anche lui con un sogno: quello di diventare un famoso batterista.
Il piacere di vivere questi momenti pieni di speranza per il futuro, la voglia di darsi un affettuoso addio per chiudere il tempo spensierato dell’università, li porta a passare una notte insieme. Proprio durante la sera nella quale Natalie sta partecipando alla festa di fine laurea, sente una forte nausea e per sicurezza si sottopone a un test di gravidanza. Da quel momento il racconto si biforca: la protagonista, dopo il test risultato negativo, realizza il suo programma e si trasferisce a Los Angeles; dopo il test risultato positivo, invece, decide di non abortire e di rifugiarsi nella casa dei genitori dove trascorrere i mesi della gravidanza.
Gabe le ha promesso che le darà tutto il supporto necessario anche se Natalie rifiuta la sua promessa di matrimonio perché non vuole che il ragazzo si senta vincolato dal comportamento di una notte.
Di fronte a una storia di questo genere è facile concludere che ci troviamo di fronte ad una romantic comedy gradevole da vedere ma niente di più. Ma riteniamo, al contrario, che il film trasmetta invece de messaggi importanti.
Il primo è l’atteggiamento dei personaggi che potremmo definire (in modo assolutamente improprio, perché non si parla di fede) provvidenziale: quello della protagonista rimasta incinta che deve rivedere i suoi piani ma anche quello dei suoi genitori, quando si ritrovano la figlia di nuovo in casa e reagiscono positivamente davanti a eventi imprevisti. Insomma, non sbraitano, non perdono il controllo e, in definitiva, mettono in conto che nello sviluppo della loro vita non tutto può essere pianificato pilotato dalla propria volontà e, se qualcosa di inaspettato accade, bisogna agire secondo ciò che risulta più giusto, per se e per gli altri.
Lo sviluppo del racconto premia questa presa di posizione: le due Natalie, che avanzano in parallelo, avranno destini molto simili e positivi in entrambe le situazioni.
Il secondo messaggio importante veicolato dal film riguarda la decisione di Natalie di non abortire. È inutile sottolineare con quanta rabbia molti recensori statunitensi abbiano criticato questo passaggio, tanto più a seguito delle recenti decisioni della Corte federale sulla causa Roe vs Wade.
Non sappiamo nulla dell’eventuale travaglio di Natalie: lei semplicemente comunica a Gabe di voler tenere il bambino e di mettere da parte i suoi progetti personali per tornare a vivere con i propri genitori per il tempo della gestazione. In modo indiretto ma evidente, risulta chiaro che Natalie non ha mai considerato quell’embrione che cresceva nel suo grembo come una “cosa” di cui poter fare a meno quando e come lo avesse voluto. Vediamo in seguito con quanto affetto la ragazza accudisca la bambina e, se pensa che le sue aspirazioni artistiche siano state così ormai compromesse, avrà presto modo di ricredersi. Con la maturità acquisita come madre, infatti, Natalie avrà l’estro per realizzare un cartone animato per bambini che risulterà carico di tenerezza e di gioiosa inventiva.
Per converso notiamo nei confronti della considerazione dell’amore coniugale un approccio non progettuale che potremmo definire empirico: se la relazione progredisce, vuol dire che può eventualmente assumere un significato più profondo, altrimenti amici come prima…
Se per la propria realizzazione professionale c’è una forte determinazione (nel film si parla di avere i propri piani quinquennali), al contrario nei confronti della ricerca dell’uomo/della donna della propria vita si va con il giorno per giorno. Manca in definitiva un senso forte dell’amore coniugale, l’interrogarsi se si è pronti per il dono reciproco e totale di sé stessi, se si è disposti o meno a dedicare il resto della vita a condividere, con il proprio coniuge, lo stesso progetto di vita nella famiglia. Ma, come sappiamo, questo modo individualistico di vivere e di pensare caratterizza ormai la gran parte della società (e della produzione cinematografica) contemporanea.
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* redattore/editore del portale FamilyCinemaTv