Gender a scuola: l’attenzione delle famiglie
di don Gian Maria Comolli
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SPESSO DIETRO PROGETTI DI CONTRASTO AL BULLISMO E AL CYBERBULLISMO O DI EDUCAZIONE ALL’AFFETTIVITÀ SI NASCONDONO ATTIVITÀ CHE PROMUOVONO L’IDEOLOGIA GENDER. I GENITORI NON ABBIANO PAURA DI DIFENDERE IL LORO RUOLO EDUCATIVO
Non è una novità dover constatare ogni giorno che la famiglia naturale, quella formata cioè da un uomo e una donna uniti dal matrimonio e che si propone di raggiungere finalità unitive e procreative, è “sotto attacco”. Chi sferra questi attacchi dimentica che il nucleo familiare è il luogo privilegiato della custodia dell’umano nonché il migliore contesto che concilia le differenze della persona poiché è solo la diversità che può generare.
Tra le tante “imboscate” che la famiglia deve fronteggiare, come ogni anno all’inizio dell’anno scolastico, si aggiunge quello dell’ideologia di genere che, entrata subdolamente e ambiguamente in alcuni istituti scolastici, intende sottrarre ai genitori il ruolo educativo. I papà e le mamme, allora, devono prendere coscienza di questa situazione, ponendo un’attenzione particolarissima sia alle “attività curricolari” ma soprattutto a quelle “extra-curriculari” proposte dalla scuola.
Ecco quindi di seguito elencati alcuni consigli che i genitori dovrebbero seguire per evitare di essere espropriati dal proprio ruolo educativo.
All’inizio dell’anno leggere con cura il Piano triennale dell’offerta formativa (PTOF) essendo la “carta d’identità” della scuola. Il documento deve essere firmato dai genitori cui si raccomanda di visionare con particolare attenzione le aree: Progetti/Attività d’Istituto, Progetti/Attività integrativi, Progetti/Attività extracurriculari. È proprio in questi ambiti in effetti che subdolamente sono ‘nascosti’, mascherati da corsi di sensibilizzazione per delle giuste tematiche ma che in realtà promuovono istanze di varie associazioni filo-omosessualiste (LGBTQ) per informare gli studenti delle ‘nuove realtà’. Il PTOF può essere accompagnato, in alcuni istituti, dal Patto Educativo di Corresponsabilità (PEC) e dalla lettera di “Alleanza con la Scuola”, documenti che dovrebbero sempre essere pubblicati sul sito web dell’Istituto Scolastico.
Si raccomanda inoltre ai genitori di partecipare, per quanto possibile, in prima persona come “rappresentante” o mediante delega ad altri genitori, ai Consigli di Classe e al Consiglio di Istituto, per avere una possibilità in più di controllo e vigilanza, riuscendo così ad intervenire tempestivamente qualora fosse necessario. Un genitore che viene a conoscenza di progetti di ‘dubbia’ finalità avrà anche un certo dovere nell’aggiornare quanti non riescono a partecipare attivamente, coinvolgendoli e sensibilizzandoli.
Per riuscire a vigilare con efficacia su quanto accade a scuola, il canale più diretto non può essere che quello del dialogo con i propri figli: farsi raccontare ciò che è stato insegnato oppure riflettere insieme su una eventuale visione di film o di spettacoli teatrali, come pure verificare i contenuti dei libri di testo.
Infine, un’attenzione particolare va riservata ad attività dove può, con facilità, essere introdotta questa ideologia. Stiamo parlando di progetti riguardanti: la lotta e il contrasto al bullismo e al cyberbullismo, la decostruzione degli stereotipi di genere, l’educazione alle differenze, l’educazione all’affettività e l’educazione sessuale.
Quindi come comportarsi di fronte ad eventuali dubbi?
Esigere innanzitutto dal Dirigente Scolastico e dal corpo docente di essere preventivamente informati sui progetti per poter determinare se far partecipare o esonerare il proprio figlio minorenne dall’attività (Consenso Informato Preventivo). Pretendere, per poter decidere liberamente, tutta la documentazione inerente al progetto quindi la descrizione completa del programma, l’associazione o ente proponente, nome, qualifica e curriculum degli esperti che interverranno, i supporti didattici che saranno utilizzati (libri/audio/video/film…). Come detto, è importante condividere e informare gli altri genitori sull’ambiguità di determinate iniziative. Per approfondire l’argomento può essere necessario sollecitare una riunione con il soggetto promotore e con i docenti per esprimere esitazioni e titubanze. Infine, se persistono dubbi e perplessità, reclamare la sospensione dell’attività e dove non fosse interrotta, richiedere l’esonero del proprio figlio, assicurandosi che sia predisposta un’attività alternativa.
I genitori non abbiano paura di ingiustificati pudori e non mostrino ritrosie nell’approfondire le varie iniziative didattiche oltre che proseguire ad utilizzare, anche nel contesto scolastico, le genuine e autorevoli parole di “madre” e di “padre” che si tenta di scansare con gli anonimi termini di genitore 1 e genitore 2.
Non temano di difendere e di promuovere il carattere decisivo ‐ oggi più che mai ‐ della libertà di educazione dei figli che spetta, di diritto, al padre e alla madre; la scuola può solo, di volta in volta, coadiuvare.
Non esitino, in conclusione, nel rigettare ogni tentativo ideologico che mira ad omologare tutto e tutti in una sorta di deviante e mortificante “pensiero unico”, sempre più spesso veicolato da iniziative delle pubbliche istituzioni compresa quella scolastica.