La distruzione dei libri lasciamola ai nazisti!

La distruzione dei libri lasciamola ai nazisti!

di Gianmaria Spagnoletti

QUALCUNO DOVREBBE RICORDARE COSA È SUCCESSO IN GERMANIA UN’OTTANTINA DI ANNI FA…

Qualcuno sui social continua a scrivere che, a causa delle note vicende belliche, la letteratura russa non dovrebbe trovare posto nelle biblioteche e nelle librerie.

C’è chi è arrivato a scrivere sui social che, a causa della prevista riduzione delle forniture del gas per il riscaldamento in autunno e in inverno, si potrebbero utilizzare i libri di autori russi come “combustibile”.

A questi geni forse qualcuno dovrebbe prendersi la briga di ricordare che la Germania nazista, un’ottantina di anni fa, organizzò i roghi di libri più famosi della Storia.

Il più grande ebbe luogo nella Bebelsplatz di Berlino il 10 maggio 1933, e a seguire ve ne furono altri in diverse città della Germania.

Le vittime furono centinaia di migliaia di copie di autori considerati “contrari allo spirito tedesco”: principalmente ebrei, comunisti e socialisti. Qui un elenco dei più famosi:

Ernst Bloch (filosofo marxista)

Max Brod (scrittore, ebreo)

Bertolt Brecht (scrittore comunista)

Charles Darwin (naturalista)

Otto Dix (pittore)

Alfred Döblin (scrittore, ebreo)

Albert Einstein (fisico)

Friedrich Engels (filosofo)

Sigmund Freud (padre della psicanalisi)

Maksim Gorkij (filosofo marxista)

George Grosz (pittore, comunista)

Heinrich Heine (scrittore, di origine ebraica)

Herman Hesse (scrittore)

Franz Kafka (scrittore, ebreo)

Erich Kästner (scrittore, pacifista)

Karl Kraus (linguista, di origine ebraica)

Vladimir Lenin (comunista)

Golo Mann (scrittore)

Heinrich Mann (scrittore)

Thomas Mann (scrittore)

Ludwig von Mises (economista, ebreo)

Marcel Proust (scrittore, di origine ebraica)

Erich Maria Remarque (pacifista e antimilitarista)

Joseph Roth (scrittore)

Lev Trotskij (filosofo marxista)

Franz Werfel (scrittore, ebreo)

Stefan Zweig (scrittore, ebreo)

Andrebbero aggiunti anche altri nomi, come Jack London, Ernest Hemingway, Helen Keller e Herbert George Wells, colpevoli di fare parte delle “influenze straniere”.

Il più inatteso è sicuramente quello di Robert Baden-Powell, “padre” del movimento Scout: infatti, per i nazionalsocialisti, l’educazione dei fanciulli era una prerogativa riservata allo Stato e non ad altri enti come la Chiesa o i movimenti giovanili. Per questo, appena salito al potere, Hitler mise fuorilegge i Boy Scouts e tutte le associazioni simil-scoutistiche, rendendo obbligatoria l’appartenenza dei giovanissimi alla Gioventù Hitleriana.

Ray Bradbury aveva scritto il suo famoso “Fahrenheit 451” ispirandosi proprio all’abitudine dei nazisti di ridurre i libri in cenere.

A quei critici che, di fronte ai paragoni tra eventi del ventesimo secolo, “pass verde” e discriminazioni ai non punturati ripetevano solerti che «non è la stessa cosa», io vorrei domandare: anche stavolta «non è la stessa cosa»?

E quegli ex internati militari, deportati e testimoni della Seconda guerra mondiale che ammonivano «Fate che non accada mai più», avevano ragione di temere un replay della Seconda guerra mondiale o esageravano? Forse mi tocca “obtorto collo” dare ragione ad Antonio Gramsci, il quale diceva che «la storia insegna ma non ha scolari».

Chi vuole bruciare i libri della letteratura russa non mi fa pensare a una brutta imitazione della “cancel culture” di Oltreoceano (che mostra platealmente la sua totale assurdità e di cui ne abbiamo già tutti le tasche piene), ma a una replica abbastanza fedele degli anni ’30 in Europa: un atto che sembra persino eseguito “a fin di bene”, affinché il “fuoco purificatore” faccia piazza pulita di quello che (senza dirlo apertamente) è considerato “il nemico”.

Ma giova ricordare quello che scrisse con preveggenza Heinrich Heine, ebreo (poi convertito al Cristianesimo) nato nel 1797 e morto nel 1856: «Là dove si bruciano i libri si finisce per bruciare anche gli uomini».

 

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