Papa Luciani: un modello di fedeltà alla Tradizione
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ALBINO LUCIANI HA SEMPRE VISSUTO LA MODERNITÀ, HA DIALOGATO CON ESSA, MA NE HA COLTO CONTRADDIZIONI E PROBLEMI
La beatificazione di Papa Giovanni Paolo I (1912-1978) è un’occasione per riflettere sul suo magistero, nonostante la brevità del pontificato (26 agosto 1978-28/29 settembre 1978) che, come ebbe ad affermare san Giovanni Paolo II, il suo successore (pontefice dal 1978 al 2005), è stato inversamente proporzionale al periodo di permanenza sul soglio di Pietro.
Le quattro udienze generali del mercoledì, dedicate a umiltà, fede, speranza e carità, costituiscono un ritorno alla autentica tradizione della Chiesa dopo le nuove elaborazioni teologiche successive alla conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II nel 1965. Luciani da sacerdote, Vescovo di Vittorio Veneto, Patriarca di Venezia e Papa ha sempre vissuto la modernità, ha dialogato con essa (si pensi al dibattito, prima dell’ “Humane Vitae” di Paolo VI, sulla possibilità, a certe condizioni, di ricorrere alla pillola) cogliendone contraddizioni e problemi, ma, al contempo, illuminandola alla luce della divina Rivelazione data da Dio a tutti gli uomini.
Papa Giovanni Paolo I sa che la Tradizione e la Sacra Scrittura rappresentano il fondamento onto-teologico della missione terrena della Chiesa di Cristo, la risposta alle domande di ogni uomo la quale non risiede in una pastorale “adattabile”, tale cioè da relativizzare la dottrina cristiana, bensì in un amore per la sequela incondizionata di Cristo.
Dirà in occasione dell’omelia per la presa di possesso della Basilica del Laterano il 23 settembre 1978: «La terza lettura (cit. Mt 28, 16-20) ricorda al Vescovo di Roma i suoi doveri. Il primo è di “ammaestrare”, proponendo la parola del Signore con fedeltà sia a Dio sia agli ascoltatori, con umiltà ma con franchezza non timida».
Il suo sorriso non fu solo bonomia, ma la consapevolezza della centralità di Cristo che guida la Sua Chiesa lungo il divenire della storia.