Il card. Müller: “Non abbandoniamo il cardinale Zen”
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IL VESCOVO EMERITO DI HONG-KONG, JOSEPH ZEN, SARÀ PROCESSATO IN CINA NEI PROSSIMI GIORNI. IL CARDINALE MÜLLER HA ESPRESSO IL SUO RAMMARICO PERCHÉ DURANTE L’ULTIMO CONCISTORO NON VI È STATO ALCUN ATTO DI SOLIDARIETÀ O PREGHIERA IN FAVORE DELL’ANZIANO ED EROICO PORPORATO CINESE
Nel Concistoro tenutosi il 27 agosto a Roma, purtroppo, non tutti i cardinali convocati hanno potuto partecipare alla sessione con Papa Francesco. Tra le assenze dolorose vi è stata quella del cardinale Joseph Zen Ze-kiun, vescovo emerito di Hong Kong, prigioniero del regime comunista cinese.
Il cardinale tedesco Gerhard Ludwig Müller, prefetto emerito della Congregazione per la dottrina della fede, ha espresso il suo rammarico per la mancanza di attenzione da parte dei partecipanti all’incontro cardinalizio riguardo alla vicenda di persecuzione del card. Zen, che il 13 gennaio scorso ha compiuto 90 anni.
A quanto pare, dopo il suo recente arresto, all’anziano porporato è stato confiscato il passaporto, costringendolo così a non abbandonare il Paese. Ora è in attesa del processo che dovrebbe iniziare il 19 settembre. Ma nessuno al Concistoro ha affrontato “il gravissimo problema del nostro fratello Zen“, ha dichiarato al quotidiano Il Messaggero il cardinale Müller. Né il Decano del Collegio Cardinalizio, né il Segretario di Stato Pietro Parolin, né il Santo Padre. Per lui non c’è stato alcun documento di solidarietà, nessuna iniziativa di preghiera.
“È evidente il timore di interferire in una questione come questa, che ha a che fare con i rapporti con la Cina“, ha aggiunto Müller. Tuttavia, spera che lo Zen non venga “abbandonato“.
L’anziano cardinale è uno dei rappresentanti più influenti della Chiesa cattolica in Asia. Il cardinale salesiano è uno dei critici più in vista del governo cinese e della sua politica religiosa. Il porporato è stato critico anche col Vaticano per lla sua politica nei confronti della Cina.
Il cardinale Zen a maggio è stato arrestato e accusato insieme ad altri attivisti pro-democrazia. L’accusa originale di “collaborazione con potenze straniere”, che è un reato penale ai sensi della legge sulla sicurezza, è stata ridotta a un’accusa di non aver registrato correttamente una fondazione per fornire assistenza legale agli attivisti democratici detenuti. Se ritenuto colpevole, la sanzione sarà una sanzione economica. Il Vaticano aveva espresso “grande sorpresa e preoccupazione” per l’arresto.