Quando abbiamo la salute (del corpo) NON abbiamo tutto!
di Don Gian Maria Comolli*
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L’AFORISMA «QUANDO ABBIAMO LA SALUTE, ABBIAMO TUTTO» È VERO MA A CONDIZIONE DI OFFRIRE AL TERMINE “SALUTE” TUTTO IL SUO REALE E PROFONDO SIGNIFICATO
La salute è uno degli aspetti dell’esistenza che la maggioranza delle persone reputa il più importante, come afferma un aforisma popolare: «quando abbiamo la salute, abbiamo tutto». Ed è esatto, ma a condizione che offriamo a questo termine il suo reale e profondo significato e, di conseguenza, assumiamo adeguati atteggiamenti e comportamenti per salvaguardarla.
Come definire la salute? Negli ultimi decenni questo stato esistenziale è passato da una considerazione strettamente “oggettiva” ad atteggiamenti che vanno al di là dei fattori organici «estendendosi all’ambiente fisico, affettivo, sociale e morale in cui la persona vive ed opera», con un rapporto stretto quindi «tra salute, qualità della vita e benessere dell’uomo» (Consulta Nazionale CEI per la Pastorale della Sanità, La pastorale della salute nella Chiesa Italiana, 1989).
Possiamo affermare che, in parte, è l’attualizzazione di una convinzione che il poeta e retore latino Decimo Giovenale aveva scritto duemila anni fa nelle sue Satire: mens sana in corpore sano (mente sana in corpo sano).
Questa visione di salute, mentre è ormai assodata a livello antropologico, filosofico e psicologico, fatica ad essere compresa e promossa dal contesto culturale odierno ancora ancora assoggettato da una concezione dell’uomo riduttivistica. Quest’ultima sconta l’influenza che nelle società occidentali è ancora forte dei vari “maestri del nulla”, da Georg W. F. Hegel (1770-1831) a Karl Marx (1818-1883), da Jean-Paul Sartre (1905-1980) a Herbert Marcuse (1898-1979), filosofi che hanno ridotto la pluralità della persona umana a un’unica dimensione, quella corporea che è senz’altro ragguardevole ma non assoluta.
Molti sono i segnali, anche oggi, di questo condizionamento: dai sacrifici che tanti sono disposti a compiere affinché il loro corpo sia “perfetto”, alla ribellione che si tramuta, a volte, anche in disperazione di fronte a un fisico che invecchia e deperisce.
Anche la gestione della pandemia, soprattutto nel primo anno (2020-2021), ci ha fatto cogliere questa malevola influenza. Il Ministro della salute italiano e il connesso Comitato tecnico-scientifico (Cts) che l’ha guidato hanno giustificato infatti i vari lockdown, totali o parziali e le molteplici chiusure, compresa quella delle scuole, come strumento per tutelare la “salute” dei cittadini. Ma in realtà avevano in mente esclusivamente la biologia e, poiché tutti i nodi vengono al pettine, si stanno ancora pagando, e chissà per quanto tempo ancora, i danni psicologici che l’isolamento, le solitudini e le quarantene (a volte poco motivate scientificamente) hanno provocato soprattutto ai più giovani.
Trattando di salute, poi, interpretata come equilibrio di tutte le componenti della persona umana, l’aspetto più trascurato da queste “filosofie” è sempre quello spirituale. La serenità e la ricerca della “salvezza” dell’anima, però, costituiscono parte rilevante della salute complessivamente intesa della persona. L’Apostolo Paolo ammonisce in proposito: «tutto quello che fate, parole o azioni, tutto sia fatto nel nome di Gesù, nostro Signore e per mezzo di Lui, ringraziate Dio nostro Padre» (Col. 3,17). Ciò indica che le nostre azioni non esprimono unicamente dei contenuti temporali ma sono pure materia di salvezza. Di conseguenza, la salvezza, coinvolge anche la salute, essendo fondamentale per l’uomo e per il suo “ben-essere” la relazione con il Trascendente.
Da quanto affermato sgorga il consiglio del Siracide secondo il quale «non c’è ricchezza migliore della salute del corpo» (30,16a), incaricandosi però di precisare così: «non c’è contentezza al di sopra della gioia del cuore» (30,16b).
Come raggiungere questo obiettivo? Curando contemporaneamente l’unitotalità del nostro essere, essendo quella fra anima e corpo una l’unità non accidentale bensì sostanziale.
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*sacerdote ambrosiano, collaboratore dell’Ufficio della Pastorale della Salute dell’arcidiocesi di Milano e segretario della Consulta per la Pastorale della Salute della Regione Lombardia. Cura il blog: www.gianmariacomolli.it.