La paura è sempre un ottimo strumento di controllo dell’uomo
di Diego Torre
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FEDE E PAURA PER IL FUTURO SONO INCOMPATIBILI
La paura è sempre stata un ottimo strumento di controllo dell’uomo. Essa fa leva sull’istinto di sopravvivenza, rende gli uomini più deboli ed insicuri, li dispone ad ogni obbedienza nei confronti di un potere rassicurante, che promette il mantenimento dei beni più materialmente fondamentali (cibo, salute, vita biologica), in cambio di quelli più “voluttari” (diritti sociali e politici, libertà e la stessa dignità).
La letteratura distopica è piena di simili narrazioni. L’uomo spaventato può inoltre essere indotto all’odio contro il “nemico”, vero o presunto, che attenta ai suoi beni fondamentali. E’ insomma un soggetto estremamente manipolabile, perché la paura ne inibisce le capacità critiche e lo spinge nel gregge dei conformisti, dove già l’essere in tanti è un dato rassicurante.
E’ una strategia che può essere realizzata da chi ha già il potere e controlla cultura ufficiale e i massmedia; un egemonia della cui importanza tanto ha scritto Antonio Gramsci. Ne abbiamo fatto esperienza nel tempo della pandemia, ma anche nella storia… quanti esempi! Paura del nemico, dell’untore, dell’ebreo, della reazione in agguato….
Apprendiamo dal libro biblico della Genesi (capitolo 3) che essa compare nel mondo col peccato originale. Violato l’ordine divino, mangiato il frutto proibito, l’evidenza della loro nudità ovvero della loro non autosufficienza, spinge i nostri progenitori a coprirsi; e dinnanzi alla ricerca di Dio, Adamo ammette: «Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto».
Prima la nudità non costituiva problema; la confidenza in Dio e la comunione con Lui la facevano ritenere un dato scontato, non preoccupante, ordinato al fine della creazione: la gloria di Dio. L’uomo, amministratore della creato, era stato posto “nel giardino di Eden perché lo lavorasse e lo custodisse. Dio il Signore ordinò all’uomo: ‘Mangia pure da ogni albero del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare”‘ (Gen 2, 15-17).
La presunzione dell’uomo di prescindere da Dio nella ricerca della verità e quindi della felicità determinò il peccato originale e la conseguente paura della propria insufficienza. Dal peccato deriva la paura che rende schiavi di quel potere che sa presentarsi come liberatore. E così, da allora, l’uomo si rivolse ai più inutili surrogati per riconquistare la pace perduta: l’idolatria, la scienza, la magia, le ideologie, il piacere, il denaro, il potere. Essi pretendono di soddisfare il cuore dell’uomo, spegnendone le angosce e cacciandone le paure, ma hanno a loro volta dimostrato e dimostrano la loro insufficienza, lasciando l’uomo sempre più infelice ed il mondo sempre più devastato.
Chi metterà in fuga questi spettri? La libertà dei Figli di Dio! Ovvero la consapevolezza che, nonostante la nostra pochezza, qualunque cosa accada, c’è un Padre Onnipotente che ci ama di un amore smisurato e che provvederà a colmare la nostra insufficienza con la Sua grazia. Lo ricorda S.Paolo: “Non siete più schiavi del peccato” (Romani, 6) perché “Non avete ricevuto uno spirito da schiavi, per ricadere nella paura” (Rm 8,15).
Se il peccato ha indotto la paura della nostra insufficienza, la grazia divina ci permette addirittura dir idere in faccia al dolore e alla morte.
San Lorenzo (+258) “sostenne intrepido un atroce martirio sulla graticola” (canone romano) sulla quale venne messo ad arrostire per la sua fede in Cristo. Racconta S. Ambrogio (+397) le ultime parole che il santo rivolse agli aguzzini: “Da questa parte sono cotto, girami dall’altra”. S. Pietro, dinnanzi alla prospettiva della crocifissione, chiese la condizione ancora peggiore di essere messo a testa in giù.
Folli? Temerari? Insensibili al dolore? Nulla di tutto questo. Sapevano cosa li attendeva dopo la morte e ciò superava la paura e permetteva di reggere il dolore. Quando San Pietro camminò sulle acque, vinse le leggi di natura con grande fiducia in Colui che gli aveva detto “Coraggio, sono io, non abbiate paura” (Mt 14). Ma distolse lo sguardo da Gesù, lo rivolse alle onde minacciose e cominciò ad affondare. Vi era una sola soluzione, quella di gridare: “Signore, salvami!”. Così fece e subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?”.
Troviamo così nelle parole di Gesù l’ennesima conferma che fede e paura sono incompatibili!