Se ami i bambini non aiutare l’Unicef
di Pietro Licciardi
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L’AGENZIA DELL’ONU HA FINANZIATO L’ABORTO ED E’ ACCUSATA DI NON AVER FATTO QUELLO CHE POTEVA PER FAR DIMINUIRE LA MORTALITA’ INFANTILE. DUBBI ANCHE SULLA GESTIONE DELLE DONAZIONI…
In questi giorni in Tv passano i nuovi spot della raccolta fondi dell’Unicef, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di assistenza umanitaria ai bambini e alle loro madri. Il logo Unicef è diventato familiare in quanto compare periodicamente in numerose campagne in cui si chiedono aiuti per i bambini delle aree più povere del mondo e chi non aiuterebbe i piccoli innocenti che soffrono a causa di guerre e calamità naturali?
Ma si dà il caso che non è tutto oro quel che luccica, tanto che l’Unicef si è trovata implicata in diversi scandali, tanto da far sorgere più di un dubbio sulla sua reale vocazione umanitaria.
Già nel 2018 il quotidiano la Verità svelò che l’Unicef-Italia nel 2016 aveva raccolto fondi per ben 60 milioni di euro ma per farlo ne aveva spesi ben 25, quindi un buon 40% delle donazioni si era fermato in Italia per essere impiegata per pagare gli stipendi ai circa 140 dipendenti; i servizi per la raccolta dei fondi, per la promozione dell’attività, spese postali, affitti, comunicazione. Solo una parte raggiunge la sede di Ginevra per essere utilizzata in progetti in giro per il mondo, anche se al singolo donatore non viene comunicato con quali risultati
Ma ad attirare l’attenzione del quotidiano fu il fatto che sempre nel 2016 Unicef-Italia aveva un portafoglio di 6,5 milioni di euro investito in fondi, azioni e titoli e 12 milioni investiti in immobili. Una fiorente attività finanziaria che desta perplessità da parte di un ente non profit o una Ong. Pagati gli stipendi al personale e i costi diretti per raccogliere le donazioni ci si aspetterebbe infatti che i bambini del mondo abbiano di più dall’Unicef e certamente chi dona soldi non lo fa per riempire la pancia dei vari comitati nazionali dell’Unicef
La gestione opaca dei fondi però sembra essere un vizietto assai comune nell’Agenzia. Nel 2005 la rivista Tempi scrisse che per tutti gli anni Novanta l’Unicef arrivò a spendere per la burocrazia interna un terzo del suo bilancio annuale, allora pari a circa 1 miliardo di dollari. Nel 1994 un revisore indipendente, Booz, Allen & Hamilton, certificò costi fissi gonfiati, spese anomale per pernottamenti in alberghi di lusso e un eccesso di personale. Si verificarono tra i dipendenti anche episodi di corruzione e furti di fondi destinati ai soccorsi.
Nel 2004 la rivista scientifica britannica Lancet, dati alla mano, dimostrò che 600mila bambini continuavano a morire ogni anno per cause assolutamente prevedibili malgrado la disponibilità di interventi efficaci a basso costo. Addirittura la mortalità infantile era cresciuta in molti dei Paesi poveri poiché le risorse destinate dall’Unicef a terapie elementari di prevenzione della mortalità erano incredibilmente misere nei 42 Paesi che rappresentavano il 90% della mortalità infantile.
Già l’anno prima il Catholic Family & Human Rights Institute aveva accusato l’agenzia Onu di essersi messa a servizio della lobby femminista radicale al punto che il fondo che avrebbe dovuto proteggere l’infanzia si era trovata a promuovere l’aborto e la contraccezione, nonché a finanziare programmi finalizzati a diminuire il ruolo della famiglia. Non a caso la Santa Sede ha ritirato il proprio contributo all’UNICEF già nel 1996.
Sempre la rivista Tempi riportò che l’Unicef era accusata di aver favorito la diffusione dell’Aids con la sua campagna contro l’uso di latte in polvere. Le ricerche infatti avevano rivelato che dal 14 al 28 % dei bambini non infetti avrebbero potuto essere contagiati dal latte delle madri sieropositive. Wyeth-Ayerst e Nestlé si dissero disponibili a donare tonnellate di latte in polvere, ma solo con previa autorizzazione dell’Unicef, perché non volevano rischiare un altro boicottaggio. L’Unicef però, che influenza le politiche di molti paesi poveri, si rifiutò di dare il via libera a queste donazioni.
Per queste ragioni in occasione del prossimo Natale 2022, periodo in cui sarà più pressante la presenza dell’Unicef sui media e per strada con i suoi volontari, sarebbe consigliabile evitare di donare denaro al buio a questa organizzazione, almeno fino a quando non vi è la certezza che l’Unicef sia tornata a volere realmente il bene dei bambini.