Il valore di una confessione ben fatta

Il valore di una confessione ben fatta

di don Ruggero Gorletti

COMMENTO AL VANGELO DI GIOVEDÌ 18 AGOSTO 2022

Dal Vangelo secondo san Matteo (22,1-14)

In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse:
«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti». 

COMMENTO

Lascia stupiti l’atteggiamento severo, spietato, del padrone di casa di fronte all’invitato che si era presentato senza abito nuziale, quello stesso padrone di casa che era stato tanto magnanimo nell’aprire la sua sala a commensali di ogni tipo.

Secondo i complicati usi dell’ospitalità orientale, quando il dignitario di un sovrano si recava in visita ad un altro sovrano doveva accettare di farsi spogliare e lavare da un servo per essere ammesso al cospetto del re a cui faceva visita. Il dignitario, una persona di un certo livello sociale, non certo un poveraccio, doveva accettare, per essere ammesso all’incontro con il sovrano, di farsi spogliare e lavare da uno schiavo. Anche noi lo dobbiamo fare. Per essere ammessi all’incontro con il Signore, sia l’incontro definitivo al termine della nostra esistenza terrena, sia l’incontro che facciamo con Lui nell’Eucaristia, dobbiamo accettare di farci lavare da uno schiavo del sovrano. E chi è questo schiavo? È il confessore. Tante volte si sente dire (e spesso purtroppo a ragione): «perché devo confessarmi visto che quel prete è più peccatore di me?». In quel momento il prete sta facendo l’azione dello schiavo che lavava il dignitario, che probabilmente era più pulito e profumato di lui. La confessione ben fatta ci rende degni di essere ammessi al cospetto del Sovrano, di Dio. Superiamo i disagi che questo sacramento spesso porta con sé. Il Signore accoglie tutti alla sua presenza, ma non si lascia prendere in giro: senza l’abito nuziale della grazia di Dio non possiamo essere ammessi alla sua presenza.

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