La giustizia di Dio non coincide con la giustizia degli uomini

La giustizia di Dio non coincide con la giustizia degli uomini

di don Ruggero Gorletti

COMMENTO AL VANGELO DI MERCOLEDÌ 17 AGOSTO 2022

Dal Vangelo secondo Matteo (20, 1-16)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi». 

COMMENTO

Non possiamo negare che il comportamento del padrone del campo, anche se formalmente giusto, nella sostanza ci sembri ingiusto: chi ha lavorato di più è giusto che riceva di più rispetto a chi ha lavorato di meno. Il messaggio del padrone agli operai che si lamentano sembra essere: «io della roba mia faccio quello che voglio». È come dire: «io sono io, e voi non siete nessuno!».

Ma non può essere certamente questo il senso del brano. E qual è il messaggio principale di questa parabola? È che la giustizia di Dio non coincide con la giustizia degli uomini. Secondo una visione puramente umana e commerciale l’ingiustizia è palese, e ciascuno di noi si sarebbe comportato come gli operai che si sono lamentati. Ma secondo l’ottica di Dio l’atteggiamento del padrone della vigna non è solo generoso, ma è anche profondamente, radicalmente  giusto: infatti quando il padrone invita gli operai nella sua vigna dice: «quello che è giusto te lo darò». Nella logica di Dio, che è diversa e superiore alla logica dell’uomo, tutti gli operai, da quelli che hanno iniziato a lavorare all’alba a quelli che hanno iniziato nel tardo pomeriggio, hanno dato la stessa cosa al padrone: hanno dato tutto il tempo che era a loro disposizione, tanto o poco che fosse. È questa la logica del Signore: il Signore da noi non vuole poco, non vuole neanche molto. Vuole tutto.

Il volere tutto del Signore non è qualcosa che ci fa perdere quanto di buono e di bello c’è nella nostra esistenza. Il Signore non porta via nulla dalla nostra vita, ma dona tutto. Il Signore vuole tutto perché non è interessato alle nostre cose, non gli interessa che noi gli possiamo dare tante cose o poche cose, tante qualità o poche qualità, ma è interessato a noi, vuole che dimostriamo a Lui la nostra fiducia più totale. Il Signore non ci chiede di sbarazzarci dei nostri beni, di rivoluzionare la nostra vita. Lo chiede a qualcuno, come ai religiosi, ma non lo chiede a tutti. A tutti però chiede di vivere sapendo che stiamo lavorando la vigna di un Altro, a cui dovremo un giorno rendere conto. Questa consapevolezza da una parte ci libera dall’egoismo di chi crede di dover vivere difendendo qualcosa di nostro, dall’altra ci toglie la paura di non essere all’altezza: io ci metto la buona volontà, per quello che riesco, di operare come piace a Lui, di osservare i suoi comandamenti, di vivere in grazia di Dio, di far fronte, al meglio che posso, alle mie responsabilità. Il resto ce lo metterà Lui, è Lui che mi ha chiamato alla vigna, non ci sono andato di testa mia! Fidiamoci di Lui: senz’altro non abbandonerà coloro che hanno messo tutto nelle sue mani.

 

 

Subscribe
Notificami
0 Commenti
Oldest
Newest
Inline Feedbacks
View all comments