Assunta: il sensum fidei fidelium ha preceduto il Magistero
di Diego Torre
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MARIA ASSUNTA, NOI RISORTI, TUTTI FELICI
La solennità dell’Assunzione di Maria in anima e corpo è dogma di fede della chiesa cattolica dal 1° novembre 1950, quando fu proclamato tale dal regnante pontefice, il venerabile Pio XII.
Egli in virtù dell’infallibilità papale, con la costituzione apostolica Munificentissimus Deus definì: «pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che la Vergine Maria, completato il corso della sua vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo».
Il popolo di Dio però già da moltissimo tempo, almeno dal V secolo limitandoci alle fonti scritte, viveva tale ricorrenza con fede e con amore. Anche qui il sensum fidei fidelium aveva preceduto il magistero della Chiesa.
La ragione principale è stata certamente l’amore alla Madre di Dio sempre vivo fra i cristiani, ma il valore di tale verità va ancora oltre.
Maria Assunta è, infatti, primizia ed immagine di tutta la Chiesa ed in Lei vediamo realizzato il nostro destino di gloria eterna. Ella, la Donna vestita di sole, con la luna sotto il capo e la corona di 12 stelle sul capo, rappresenta la Chiesa trionfante ed ogni suo membro.
Il suo corpo venne preservato dalla corruzione, la nostra carne risorgerà glorificata; ma si realizza ugualmente in Lei la promessa che Cristo ha fatto a tutti noi. Bando quindi alla tristezza ed alla paura di fronte al male del mondo! Il Suo Cuore Immacolato trionferà nel tempo e nell’eternità.
Tale speranza, intesa quale virtù teologale, è fondata sull’altra, quella della fede, sulla resurrezione del Signore e sulla Sua promessa, fatta agli apostoli e a tutti coloro che gli sono fedeli: “Vado a prepararvi un posto” (Gv 14).
Uniti a Lui nel battesimo lo saremo (se lo vorremo seriamente) anche nella resurrezione. E’ la grandezza dei figli di Dio, che Maria sperimentò, per prima ed in tutta la Sua persona, anima e corpo, in virtù dell’essere stata concepita Immacolata e di non avere mai peccato.
Oggi Maria è in cielo perfettamente felice. Ma cos’è il cielo se non Dio stesso, l’intimità più profonda con Lui, la comunione con Lui, di cui quella eucaristica è soltanto un anticipo? Ed il cielo di Dio non è forse il cuore di ogni uomo che vive nella Sua grazia? Non è forse quella la Sua dimora preferita?
E allora se Dio è con noi ed in noi, lo stesso possiamo tranquillamente ritenere di Maria Santissima! Una bella e consolante realtà che ci rende più sereni e più forti di fronte alle sfide del nostro tempo. Sperimentiamo tale presenza con tanta preghiera, con grande confidenza, mostriamoLe le miserie del mondo ed imploriamo la Sua mediazione senza mai stancarci.
PortiamoLa e teniamoLa nella nostra casa come fece l’evangelista Giovanni. Deve abitare stabilmente presso di noi, con la Sua dolcezza, la Sua forza, la Sua tenerezza.
Dobbiamo vivere con gioia e gratitudine questa consapevolezza. Dobbiamo spostarci dal nostro egocentrismo ed affrontare qualunque viaggio per portare Gesù e Maria alle tante Elisabetta che ci sono nel mondo, affinché quel destino di santità che esse portano, più o meno consapevolmente, nel loro grembo sussulti e diventi manifesto e operativo.
E come Maria, compiuta la nostra missione, ritorneremo “a casa” (cf Lc 1, 56), cioè in quel cielo dove ci attende Lei e la SS. Trinità.