Ragnarok, la serie televisiva: fra antichi dèi, cristianesimo e ambientalismo
di Luca Finatti*
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“RAGNAROK” È LA SERIE TELEVISIVA DANESE-NORVEGESE IN ONDA DAL 2020 SU NETFLIX. UN PRODOTTO INTERESSANTE MA PROBLEMATICO SOTTO L’ASPETTO DELLA SVALUTAZIONE DELLA FEDE CRISTIANA
Ragnarok è una serie televisiva danese-norvegese ideata da Adam Price, prodotta da SAM Productions e distribuita a partire dal gennaio 2020 sulla piattaforma streaming Netflix.
Vede come protagonisti Turid e i suoi due figli Magne, il maggiore, e Laurits, il minore che, dopo tanti anni vissuti altrove, a seguito della morte del marito e padre tornano a Edda, cittadina norvegese (immaginaria) famosa per essere l’ultima parte di questa nazione ad aver abbandonato l’antico culto degli dèi norreni (Ásatrú) in favore del Cristianesimo.
Il posto nel quale è ambientata la serie è probabilmente una delle aree più inquinate della Norvegia, a causa dell’attività della Jutul Industries, una multinazionale molto potente e presso la quale ha trovato lavoro anche Turid, la madre del protagonista Magne. Egli, molto schivo e introverso con problemi di dislessia, grazie all’intervento di una strana vecchia comincia a subire una mutazione che lo rende via via più forte, invulnerabile, invincibile e capace di gesta sovrumane.
Col tempo capisce di aver risvegliato in sé i poteri del dio nordico Thor e impara a farne uso per fronteggiare l’insidiosa minaccia dei giganti, nemici che si celano dietro a un’apparente famiglia perfetta, responsabili della distruzione dell’ecosistema e organizzatori del Ragnarok, ovvero della fine del mondo.
Personaggio principale della serie è Magne Seier, interpretato da David Stakston e doppiato da Stefano Broccoletti, personaggio schivo, impacciato, ma fervente protettore della giustizia. Ritornato dopo tanti anni nella sua città natale, Edda, scopre di essere la reincarnazione del dio Thor.
Poi c’è Laurits Seier, interpretato da Jonas Strand Gravli e doppiato da Jacopo Castagna, che è il fratello minore di Magne Seier: cinico, egoista e spesso malevolo, presentato come la reincarnazione del dio-imbroglione Loki.
Infine abbiamo Vidar Jutul, interpretato da Gísli Örn Garðarsson e doppiato da Francesco Prando, padrone della Jutul Industries, marito di Ran e padre di Fjor e Saxa. Dal temperamento difficile e crudele, è in grado di influenzare l’opinione pubblica e le autorità, in modo da evitare problemi alla sua azienda. Come il resto della sua famiglia, nasconde il segreto di essere un gigante.
Nella serie la mitologia nordica viene posta al servizio di un racconto intrigante che evidenzia tematiche particolarmente attuali come la salvaguardia dell’ambiente. Lo spunto positivo di affrontare un tema così attuale contrasta però con una visione superficiale del sesso fra giovani, sia omo che eterosessuale e con la presenza di scene di violenza familiare. Inoltre la rinascita degli dèi norreni diventa una semplicistica critica al cristianesimo, visto come religione inautentica, ridotta a vuota ritualità senza fede.
La violenza è nei limiti del genere ma, in due episodi, si manifesta in modo piuttosto imprevisto e con scene inutilmente esplicite, con genitori che pestano i figli e creano un forte contrasto con il resto della storia, considerato il registro realistico e intimo adottato per gran parte della serie.
Il realismo psicologico e i dialoghi franchi, a volte spietati, di personaggi alla ricerca del senso della propria esistenza, sono tipici della migliore tradizione della letteratura e del cinema nordico. La serie è quindi un’interessante alternativa ai molti film americani di supereroi. Quando però nella storia l’elemento fantastico diventa preponderante, la rappresentazione perde equilibrio e tutto diventa meno credibile.
* redattore di FamilyCinemaTv