La triplice concupiscenza dell’avere, del potere e del piacere e la Trasfigurazione del Signore
di Padre Giuseppe Tagliareni*
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SU UN ALTO MONTE SI TRASFIGURO’
“Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce” (Mt 17,1-2). Gesù, prima di patire e morire sulla croce, volle dare ai tre discepoli a lui più vicini, uno squarcio di Paradiso per confermarli nella fede in lui e far loro superare lo scandalo della croce. La risurrezione avrebbe fatto il resto, rendendo palpabile a loro e agli altri testimoni la condizione futura dell’uomo davanti a Dio nella gloria. Siamo stati infatti, creati per il Cielo.
Per capire l’importanza di questi fatti (trasfigurazione e risurrezione), bisogna riflettere sulla condizione dell’uomo e sul suo destino nel disegno di Dio. Egli fu fatto “ad immagine e somiglianza di Dio” e perciò bello, buono, pieno di vita divina e di tanti doni preternaturali (innocenza, immacolatezza, immortalità, incorruttibilità, scienza infusa), similmente al figlio di Dio fatto carne. Inoltre egli era signore del creato proprio come luogotenente di Dio e vivente nella comunione con lui e in coppia (Adamo ed Eva). Ma col peccato delle origini, egli perse tutto: la pienezza della vita divina, la bellezza incontaminata e perenne, la incontestabile signoria sul creato, il perfetto equilibrio interiore e di coppia, e acquistò tribolazioni e lacrime, violenza e oppressione, dolori e morte. Ma soprattutto divenne schiavo di Satana, re del peccato e della morte. E la terra fu trasformata in ambiente ostile e pericoloso, covo del demonio e del male.
Egli uscì dall’Eden pieno di nostalgia e con un bisogno incolmabile di avere Dio e i suoi beni duraturi appena assaporati e ora perduti. Satana sa bene tutto ciò e per avere il dominio pieno sull’uomo cerca di attrarre la volontà dell’uomo verso falsi beni. Così pensa di fargli dimenticare Dio.
La sua strategia si basa sull’inganno e sulla ripetizione del peccato come affermazione di sé, di piena autonomia da Dio, di soddisfazione immediata dei bisogni esistenziali: di vita terrena, di fascino, di potenza. Il bisogno di vita viene soddisfatto con le gratifiche fisiche immediate: cibo, bevande, salute, sicurezza, vestito, rifugio, assicurazione, difesa, casa, beni materiali, etc. Il bisogno di splendore viene soddisfatto con la cura del corpo, il trucco, i belletti, i gioielli, la chirurgia estetica, i massaggi, la palestra, la piscina, gli atelier di moda, gli abiti firmati, etc. Il bisogno di potenza viene soddisfatto col denaro, la ricchezza materiale, i possedimenti, le amicizie influenti, le cariche pubbliche, l’affiliazione ad un gruppo di potere, ad un partito, ad una setta, etc.
Purtroppo non sempre l’uomo si accorge dell’inganno e spesso si lancia a capofitto nella soddisfazione della triplice concupiscenza dell’avere, del potere e del piacere anche se si rende conto della vanità, dell’amarezza, del rimorso che tutto ciò provoca. Il peccato così diventa vizio e il vizio schiavitù. Il risultato è che l’uomo diventa un cencio, un rottame, un fallito, un mostro di egoismo, un candidato alla disperazione e alla maledizione eterna. Per impedire tutto ciò e porre rimedio a tanto male, Dio manda suo Figlio, l’Unigenito Verbo a farsi “carne” e redimere l’umanità.
Egli è il Cristo, il Messia benedetto, il Re del secolo eterno, colui che instaurerà Cieli e Terra nuovi, dove il Regno di Dio trionferà. Egli per primo dà l’annunzio dell’avvento del Regno: è questa la lieta novella da dare a tutti gli uomini, il Vangelo del Regno. Egli è il Re che, ottenuto il titolo regale sul Calvario, verrà a giudicare i vivi e i morti e a regnare sugli eletti di Dio.
Gesù ci ha redenti col suo Sangue sulla croce. Da questo momento è tolto l’antico peccato delle origini e ci è restituita la grazia, la vita divina. A patto che si abbia fede in Gesù e ci si leghi a lui sempre. Per opera dello Spirito Santo egli ci plasma come nuove creature e ci modella su se stesso, perché possiamo riavere la bellezza perduta e poter compiere la missione che il Padre ci affida fin dalla nostra creazione. Egli a poco a poco ci trasfigura ad immagine del suo volto, per renderci conformi al Padre.
Questo è il risultato della sua Redenzione, che non sarebbe stata divina se non fosse stata piena, completa, definitiva. Il pieno perdono ottenuto col sacrificio del Calvario, in cui vediamo la partecipazione attiva e piena di Maria SS., vera Corredentrice dell’uomo in dipendenza del Figlio unico Mediatore, restituisce l’uomo al primitivo disegno di divinizzazione, perché sia “come Dio”, ma non senza Dio come pretendeva Satana.
Il disegno scatta con la conversione dell’uomo e procede con la sua purificazione e santificazione, operata dallo Spirito Santo, “primo dono ai credenti”. Egli ci porta alla perfetta sequela di Gesù per salire sul monte e ritornare al Padre. Il Tabor allude al Calvario e va oltre, sconfinando nel Cielo. Lì soltanto l’uomo sarà come Dio, glorioso in eterno nel corpo e nello spirito. Seguendo Gesù si è trasfigurati di gloria in gloria, come dice San Paolo (cfr. 2 Cor 3,18). Egli ci va concedendo il possesso sempre più pieno della verità che rende liberi la mente e la volontà, il dono della vita che non muore: la Grazia santificante, la bellezza che non deperisce per vecchiaia o per malattia, ma che risplende quanto più l’anima si avvicina a Dio, con la stessa luce di Gesù trasfigurato sul Tabor o come Mosè che scende dal monte.
Com’è che Dio ci trasfigura? Tutto a Lui può servire allo scopo: la preghiera, il Vangelo, i Sacramenti, la liturgia, le sofferenze, le mortificazioni, le stesse tentazioni e vessazioni diaboliche, la povertà e la privazioni, i lutti, il dolore unito all’amore, le sconfitte della vita accettate dalle Sue mani, i doni della Sua Grazia. In particolare vogliamo rilevare:
– la Parola di Dio, che se accolta, illumina mente e anima, fuga le tenebre dell’ignoranza e dell’errore, muove la volontà verso il vero bene ubbidendo a Dio, visto come Creatore, Salvatore, Amore che si dona. La Parola di Dio risuona nella Chiesa durante le celebrazioni liturgiche: questo è il contesto suo proprio;
– la comunicazione della vita divina, la Grazia santificante, mediante i Sacramenti amministrati dalla Chiesa: è questo che ci divinizza più di tutto. Suo centro è la liturgia eucaristica, la Santa Messa; suo inizio è il Battesimo; suo apice l’Eucaristia, dove è presente il Signore risorto vivo vero e operante qui e adesso;
– la signoria sul male e sul peccato: conquista progressiva fatta con l’acquisto delle varie virtù, in obbedienza alla volontà del Padre ed esercitando la carità verso tutti. La virtù si oppone al vizio, che è schiavitù; più la si pratica e più ci si libera dal male e si diventa padroni di sé, “signori” anche delle cose e degli avvenimenti. A somiglianza di Gesù Signore, la signoria si esercita dominando la carne corrotta, il mondo del peccato e le seduzioni di Satana, spirito del male, ribelle a Dio e ostile all’uomo.
La liturgia ben partecipata è il mezzo più efficace per santificarci ed essere trasfigurati in copie viventi di Gesù. In essa opera il Cristo come Sommo ed Eterno Sacerdote, che offrendo Se stesso in sacrificio vivente a Dio, tutto ottiene dal Padre per noi suoi fratelli che crediamo in lui e ci divinizza sial col dono della Sua Parola, sia con una sempre nuova effusione dello Spirito, sia col cibo eucaristico col quale Egli ci assimila a Sé e ci rende capaci di amare come Lui ama e di sacrificarci per la gloria del Padre e l’avvento del Regno di Dio tra gli uomini. In verità, la cosa che Satana più teme è una liturgia ben partecipata; per questo fa di tutto per allontanare gli uomini dalla Chiesa e dalla santa Messa.
L’altro mezzo potente, trasformante e santificante è la preghiera. Per convincersene basta ricordare l’esperienza di Mosè salito sul Sinai e ridisceso col volto luminoso dopo aver parlato con Dio. Lo stesso capitava quando, fatta la Tenda del convegno, vi entrava regolarmente ogni giorno a consultare il Signore, che vi scendeva in una colonna di nubi a parlare con lui “faccia a faccia” (Es 33,11). Dio è luce e perciò se ci si avvicina a Lui l’anima si riempie di luce e questa traspare dagli occhi, che sono finestra dell’ anima e illumina il volto dall’interno, perché e mente e cuore sono sereni. Non c’è nulla che nutra più del contatto con Dio, che è il Creatore, Autore di ogni vita e di ogni bellezza. Ovviamente si parla della vera preghiera, che è quella fatta “in spirito e verità” (Gv 4,23-24), di cui Gesù ci dà il massimo esempio possibile. Egli ci immette nella preghiera filiale, fatta in Lui e nello Spirito d’amore; ci fa chiamare Dio con nome di “Padre” e ci comunica la sua filiazione divina; ci fa entrare nella Sua volontà e ci rende graditi a Lui; ci dispone ad adorarlo in verità come l’unico Assoluto e datore di ogni bene, che ci aspetta solo per beneficarci, per perdonarci, per sollevarci a Sé come una mamma porta il bimbo alla sua guancia (cfr. Os 11,4).
Sapendo questo, il Nemico del bene fa di tutto per ostacolare la preghiera, sia personale che liturgica. A tale scopo serve il continuo correre e agitarsi degli uomini, il moltiplicarsi degli impegni e delle forme di evasione, il rumore e il frastuono anche in casa con radio e televisione a tutto volume. Ora si aggiunge il computer con le connessioni ad internet, le chat, Facebook, etc., che inchiodano grandi e piccoli allo schermo e al mondo virtuale, in cui è sempre più difficile incontrare Dio. Per questo la Madonna, nelle sue apparizioni recenti, non fa altro che raccomandare prima di tutto la preghiera; poi il resto: Vangelo, Messa, Sacramenti ben fatti. Sant’Alfonso Maria de Liguori, insieme a tanti altri maestri di spirito, ripeteva: “Chi prega si salva; chi non prega si danna”.
* Padre Giuseppe Tagliareni
(29 luglio 1943 – 25 gennaio 2022),
è il fondatore dell’Opera della Divina Consolazione