Grazie ai governi Conte 2 e Draghi il potere di acquisto degli italiani è crollato
a cura di Angelica La Rosa
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TORINO È LA CITTÀ CON IL POTERE DI ACQUISTO PIÙ ALTO D’ITALIA, MA AL 135ESIMO POSTO AL MONDO
Dopo l’emergenza sanitaria legata al Covid-19, le crisi economiche e l’attuale inflazione, tutte crisi legate a vari fattori, a cominciare dalla guerra in Ucraina e dalle sanzioni imposte alla Russia che stanno danneggiando fortemente l’economia dei paesi dell’Unione Europea, il potere di acquisto degli italiani è colato letteralmente a picco.
Nella classifica delle 50 città con maggiore potere d’acquisto c’è soltanto Stoccarda (Germania) che si trova in uno degli stati dell’Unione Europea. La prima città italiana che si incontra scorrendo la graduatoria è Torino, ma si trova molto in basso, al 135esimo posto al mondo. C’è poi Milano al 162esimo e Roma alla 175esima posizione. Neanche la crescita economica precedente alla crisi energetica, quindi, ha avuto un effetto positivo sul potere d’acquisto degli italiani.
Gli Stati Uniti continuano ad essere la nazione con il maggior numero di città nella lista (48 nelle prime 100 e 33 di queste si trovano nella top 50).
In Italia, invece, il potere d’acquisto cambia molto a seconda della regione presa in considerazione. Il Sud, infatti, ha un potere di acquisto mediamente inferiore rispetto al Nord del paese, presentando nella totalità delle province di Molise, Campania, Puglia (ad eccezione di Bari), Calabria, Basilicata e Sicilia un indice di potere di acquisto inferiore all’80, mentre in alcune province settentrionali come Milano, Genova, Bologna, Firenze, Parma e Bolzano, questo indice supera i 120.
L’indice di potere di acquisto, ha scritto Margherita Ferrari sul blog Prontobolletta, è “una misura che viene adottata per misurare quanto, in media, un cittadino sia capace di acquistare in base al proprio stipendio e ai prezzi del mercato. Un aumento in questo indice significa che in media, i cittadini possono permettersi di acquistare maggiormente. Un indice di potere acquisto in diminuzione è tipico di un periodo di inflazione come stiamo vivendo attualmente in Italia in quanto i prezzi aumentano quotidianamente, mentre al contrario gli stipendi hanno aumenti meno regolari e più saltuari“.
I prezzi dei beni di consumo che crescono (a causa dell’aumento delle materie prime e dei costi dell’energia per la produzione dei prodotti) e gli stipendi fermi al palo sono i due principali fattori che influenzano il potere di acquisto.
In particolare, aggiunge la Ferrari, l’Italia è “l’unico stato europeo in cui si è registrato una diminuzione degli stipendi medi negli ultimi 30 anni, non è presente un salario minimo e la media degli stipendi è una delle più basse degli stati dell’Europa Occidentale“.
La situazione economica degli italiani, dopo i due governi guidati da Giuseppe Conte e quello guidato da Mario Draghi è nettamente peggiorata.
I salari medi italiani dal 1990 ad oggi sono infatti “diminuiti del 3%, mentre tutti gli altri paesi europei hanno registrato un aumento, da un +6% per Spagna, +33% per la Germania, + 31% per la Francia e +85,5% per l’Irlanda, arrivando addirittura a +276,30% per la Lituania. In aggiunta a ciò, gli stipendi dei giovani sono sotto la media europei con una media di 15.858 euro per la fascia tra i 18 e i 24 anni, quando in Germania si sfiorano i 24mila e in Belgio i 26,5 mila. Senza contare una disoccupazione giovanile italiana al 23,3%, più del doppio degli stati europei“.