I sacerdoti non devono “inventare” nulla, né invocare nuove formule o comporre algoritmi…

I sacerdoti non devono “inventare” nulla, né invocare nuove formule o comporre algoritmi…

di Caterina (Consacrata)

MOSSI DALLO ZELO PER LA SALVEZZA DELLE ANIME I SACERDOTI SONO CHIAMATI AD ANNUNCIARE APERTAMENTE IL VANGELO SENZA SCONTI, SENZA COMPROMESSI, SENZA QUEL “RISPETTO UMANO” CHE HA RIDOTTO I BATTEZZATI DA SOLDATI DI CRISTO A IPOCRITI INVIATI DEL POLITICAMENTE CORRETTO

Amata Sorella Caterina,

il Signore ti chiamò per scuotere gli animi in un periodo travagliato per la vita della Chiesa, dell’Italia e dell’Europa. Le tue lettere iniziavano sempre con la stessa mirabile espressione: “Io Caterina, serva e schiava de’ servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue Suo…”. Fosti, infatti, interamente al servizio dei servi di Gesù Cristo, i Sacerdoti, immersa nel Suo prezioso sangue, abitata da un amore così travolgente per la Chiesa da risvegliare il torpore degli animi stanchi e scuotere la coscienza di chi era immerso nella tiepidezza, abituato al compromesso con il peccato e imprigionato dallo spirito di questo mondo!

Hai saputo parlare alla gerarchia ecclesiastica: Sacerdoti, Vescovi, Cardinali, finanche al Papa, sempre con quella carità che “è paziente e benigna, che non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Quella carità che tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta, e non avrà mai fine”.

Leggo le tue lettere da molti anni, da quando ti ho conosciuta grazie ad un caro Sacerdote, figlio di San Domenico, come te. Parola dopo parola hai rapito intero il mio spirito, come un incendio che divampa hai acceso il mio cuore.

Diversi anni fa ho consacrato la mia vita interamente a Dio, abbracciando con amore la chiamata del Signore alla maternità spirituale per la santificazione dei Sacerdoti! Da quel momento, consapevole della mia piccolezza e infinita miseria, ho cercato di arricchirmi nutrendomi al latte delle tue parole ispirate dal Signore, così intrise di carità, di zelo per le anime, di autentico amore per la Chiesa! Come ci ha ricordato il Card. Sarah nel suo libro “Per l’eternità”, sulla figura del Sacerdote, non esitavi: «ad affermare che i mali della Chiesa sono causati dalla tiepidezza e dai peccati dei chierici» – non esitavi a – «invocare una riforma dei pastori. Ma quale riforma? Una trasformazione del sacerdozio, una ristrutturazione del sacramento dell’Ordine? Al contrario, la conversione dei Sacerdoti a una vita coerente con il proprio stato sacramentale».

Quante volte ho ascoltato esclamazioni del tipo: «Oh! Se ci fossero oggi i Santi di un tempo!». E la mente immediatamente volava ai Santi del passato che hanno reso onore e gloria a Dio: a quegli uomini e donne di buona volontà che, mossi dallo zelo per la salvezza delle anime, hanno annunciato apertamente il Vangelo senza sconti, senza compromessi, senza quel miserabile “rispetto umano” che ha ridotto i battezzati da soldati di Cristo a ipocriti inviati del politicamente corretto; da figli di Dio a schiavi e propagatori della menzogna. Dunque sì! Se ci fossero i Santi di un tempo! Ma altresì sì, se ci fossero oggi altri Santi! E allora ho capito. Ho capito che il nostro tempo è oggi, oggi siamo chiamati alla santità, ad essere noi il Santo che vorremmo tornasse, consapevoli che possiamo imitarli, ma non sostituirli, perché, come dice il beato Carlo Acutis: «Tutti nasciamo originali»; il Signore dunque chiede a ciascuno di imprimere, la propria unicità, alla chiamata che Egli ci rivolge.

Quante volte ho pensato che oggi avremmo bisogno di te, Sorella Caterina, di udire le tue esortazioni, i tuoi ammonimenti, le tue parole illuminate che suscitano coraggio, fede e speranza! La Chiesa ha bisogno di te, i Pastori hanno bisogno di “mamma Caterina”, in particolare quelli stanchi e afflitti, o ingannati, smarriti, caduti, traditi, e a volte traditori…

Così ho pensato di raccogliere la tua eredità spirituale; di porla nel mio petto; di lasciarmi ispirare da te; di respirare all’unisono col tuo cuore, che ha battuto sinceramente e totalmente col cuore della Chiesa, la nostra madre Chiesa che non ha bisogno di riformatori ma di santi! Ho deciso di guardare a te, come modello di santità, un modello alto, sublime, vigoroso, che forse potrò scrutare soltanto da lontano, dal basso della mia debolezza, eppure potrò sentirti vicina nella comunione spirituale che unisce i battezzati, quali membra vive della stessa Santa Chiesa!

Oggi, in un giorno tanto speciale per i Sacerdoti, in cui celebriamo la memoria del Santo Curato d’Ars, patrono dei parroci, a loro voglio rivolgere il mio accorato appello: siate imitatori di Cristo, uomini che profumano di Cielo, che pregano e adorano il nostro Maestro Gesù che, a soli 33 anni, accogliendo con umiltà la volontà del Padre, ha avuto il coraggio di patire l’infame e dolorosa tortura della Croce, per amore, per fedeltà alla Verità, per servire totalmente la missione della salvezza delle anime, anche le nostre!

Cari sacerdoti, padri, e figli, non dovete inventare nulla, non c’è da invocare nuove formule o comporre algoritmi! Noi la Verità l’abbiamo conosciuta, ed oggi va solo proclamata con ardore, testimoniata con fede, amata perché Lui ci ha amati per primo; ci ha amati nonostante le nostre fragilità, i nostri limiti e le nostre debolezze umane; e ci amerà fino alla fine!

Avete tra le mani il dono più grande: essere Alter Christus, Suoi Sacerdoti, Suoi figli prediletti, che la Santa Vergine ama di un amore che fa commuovere e smuovere le montagne. Ve lo ricordo oggi, umilmente, invocando l’intercessione di Santa Caterina da Siena e di San Giovanni Maria Vianney, siete i nostri Pastori a cui Benedetto XVI nel suo discorso al clero di Roma, nel maggio 2005 disse: «È indispensabile […] ritornare sempre di nuovo alla radice del nostro sacerdozio. Questa radice, come ben sappiamo, è una sola: Gesù Cristo Signore. È Lui che il Padre ha mandato, è Lui la pietra angolare. Questa, cari amici, è anche la vera natura del nostro sacerdozio».

Amata Sorella Caterina, per misericordia hai avuto il coraggio della correzione fraterna, del santo ammonimento del peccatore, anche se il peccatore fosse un Ministro di Dio perché, come ti disse l’Amato Gesù nel Dialogo della Divina Provvidenza: “Io ho posto questo Ministro sul ponte della dottrina della mia Verità a dispensare a voi pellegrini i sacramenti della santa Chiesa; ed egli sta nel miserabile fiume sotto al ponte, ed ivi compie il suo ministero stando nel fiume delle delizie e miserie del mondo; né s’avvede che lo raggiunge l’onda della morte, e così se ne va insieme coi suoi signori, i demoni, ai quali ha servito e dai quali si è lasciato guidare per la via del fiume, senza alcun ritegno. Ma se non si corregge, giunge all’eterna dannazione…”.

Oggi, ahimè, si vuole riformare la Chiesa per adattarla al mondo! A questa tentazione, bisogna opporre la resistenza dei Santi! Quanto ha ragione al riguardo il Cardinale Sarah, nostra guida sicura fra i venti della confusione e della tribolazione. Nel suo libro “Per l’eternità”, citando lo scrittore cattolico Georges Bernanos, troviamo questa luminosissima riflessione: “chi pretende di riformare la Chiesa con gli stessi mezzi che si usano per riformare una società di questo mondo, non solo fallisce nella sua impresa, ma infallibilmente finisce col trovarsi fuori dalla Chiesa […]. Si riforma la Chiesa soffrendo per lei, si riforma la Chiesa visibile soffrendo per la Chiesa invisibile. Si riformano i vizi della Chiesa solo dando senza risparmio l’esempio delle sue più eroiche virtù”.

Cari Sacerdoti, concludo con Benedetto XVI, con le sue parole espresse nella catechesi in occasione dell’udienza generale, in data 5 agosto 2009, per ripercorrere l’esistenza del Santo Curato d’Ars: “Il Santo Curato d’Ars manifestò sempre un’altissima considerazione del dono ricevuto. Affermava: “Oh! Che cosa grande è il Sacerdozio! Non lo si capirà bene che in Cielo… se lo si comprendesse sulla terra, si morirebbe, non di spavento ma di amore!” (Abbé Monnin, Esprit du Curé d’Ars, p. 113). Inoltre, da fanciullo aveva confidato alla madre: “Se fossi prete, vorrei conquistare molte anime” (Abbé Monnin, Procès de l’ordinaire, p. 1064). E così fu.

Nel servizio pastorale, tanto semplice quanto straordinariamente fecondo, questo anonimo parroco di uno sperduto villaggio del sud della Francia riuscì talmente ad immedesimarsi col proprio ministero, da divenire, anche in maniera visibilmente ed universalmente riconoscibile, alter Christus, immagine del Buon Pastore, che, a differenza del mercenario, dà la vita per le proprie pecore (cfr Gv 10,11). Sull’esempio del Buon Pastore, egli ha dato la vita nei decenni del suo servizio sacerdotale. La sua esistenza fu una catechesi vivente, che acquistava un’efficacia particolarissima quando la gente lo vedeva celebrare la Messa, sostare in adorazione davanti al tabernacolo o trascorrere molte ore nel confessionale”.

Infine, ricordiamoci sempre, come si narra, che quando Giovanni Maria Vianney era ancora seminarista, e discutevano se ammetterlo o no all’Ordine Sacro, si alzò un Monsignore e disse ai confratelli giudicanti: “ordinatelo: io mi prendo la responsabilità per lui davanti a Dio, perché recita tutti i giorni il Rosario”. Reverendi Padri, Dio difende sempre, e custodisce, chi onora Sua Madre!

Oso firmare la lettera col tuo nome, Caterina, sarà il mio pseudonimo da qui innanzi, non perché io ne sia degna ma perché, come ci insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica, “i testimoni che ci hanno preceduto nel Regno, specialmente coloro che la Chiesa riconosce come «santi», partecipano alla tradizione vivente della preghiera, mediante l’esempio della loro vita, la trasmissione dei loro scritti e la loro attuale preghiera” (n. 2683). Perché sei tu, Sorella amata, dopo Gesù e Maria Santissima, e con San Francesco di Assisi, la mia ispirazione!

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