Il vescovo di Assisi: “è necessario un rinnovamento esistenziale dei singoli cristiani e della comunità nella vocazione alla santità”
di Monsignor Domenico Sorrentino*
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PUBBLICHIAMO UNA RIFLESSIONE DI MONS. DOMENICO SORRENTINO SULL’ULTIMO LIBRO DEL CARMELITANO P. LUIGI BORRIELLO: “LA VITA SPIRITUALE DEL CRISTIANO“, FRUTTO DI UNA INTENSA VITA DI PREGHIERA, STUDIO E INSEGNAMENTO
Padre Luigi Borriello, nel solco della tradizione carmelitana che gli è propria, valorizzando e completando una serie di contributi elaborati nel tempo e, soprattutto, avendo ancora davanti agli occhi i suoi studenti del Teresianum e di altre Facoltà teologiche, offre nel suo ultimo libro “La vita spirituale del cristiano. Una proposta per l’oggi” (Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 2022, pp. 365, euro 38) un’ampia introduzione alla teologia spirituale, in cui fa il punto sull’identità di questa disciplina e i suoi principali temi.
Lo sfondo è quello di un mondo che riscopre oggi, a diversi titoli, talvolta anche molto ambigui, un nuovo bisogno di spiritualità, smentendo le previsioni che, alcuni decenni fa, avevano decretato la morte del sacro.
In realtà, un declino del sacro c’è stato e continua, se si guarda alla pratica istituzionale della religione. Ma proprio la cultura secolare, con le sue insufficienze e le sue provocazioni, spinge a cercare nuove vie che hanno a che fare con la spiritualità. È un segno dei tempi che va decifrato e interpella la fede cristiana.
Di fronte a questa sfida, la teologia si sta rimodulando in modo da offrire, con i contenuti di sempre, una presentazione del mistero più attenta al linguaggio e ai bisogni dell’uomo d’oggi. In questo orizzonte di rinnovamento, uno degli ambiti teologici da tempo in stato di cantiere è appunto quello che si usa chiamare teologia spirituale, che l’Autore preferisce ri-denominare, più precisamente, teologia della vita spirituale.
Anche con questa espressione, tuttavia, gli interrogativi sono tutt’altro che esauriti. Da un lato, va sottolineato, come padre Borriello fa con insistenza, che lo “spirituale” cristiano non implica alcuna dicotomia spirito-materia, ma piuttosto rinvia allo Spirito Santo, protagonista di ogni profonda relazione dell’uomo con Dio.
Dall’altro lato, i contenuti specifici di questa disciplina, pur attingendo, come ogni altra riflessione teologica, alle fonti bibliche e magisteriali, anzi a tutta la “tradizione”, prendono le mosse dal vissuto, e cioè dal mistero calato nel concreto delle persone, delle relazioni, dei processi storici.
Ne nasce una vera e propria “teologia del vissuto”, in cui principi ed esperienza, metodo deduttivo e metodo induttivo, dialogano, disegnando una visione della spiritualità che, pur nell’unità di fondo, si articola necessariamente in singoli modelli spirituali, a seconda delle vocazioni e delle circostanze.
Risplende, in tutto ciò, la vocazione “mistica” di ciascuna persona, chiamata col battesimo, o almeno con l’implicito anelito a esso, a fare esperienza del divino trinitario, sulla base dei doni che vengono dall’alto e della corrispondenza che a essi si esprime. Il cuore di questa esperienza è la preghiera, centrata su quella di Cristo. Una preghiera che non si sottrae alla vita, anzi, la feconda, incarnandosi nella vita stessa. Una preghiera che unisce la dimensione personale e quella ecclesiale.
La “spiritualità” cristiana infatti non può che svilupparsi nella Chiesa, corpo di Cristo, e nei processi concreti della storia in cui lo Spirito non cessa di agire, storia umana e mondana insieme, avviata ai cieli nuovi e terra nuova, posta tra il già e non ancora di un cammino mai concluso di adesione al mistero di Cristo, verso il traguardo della “divinizzazione”.
Su questa intelaiatura, il saggio di padre Borriello sovrabbonda di riflessioni e di documentazione, precisando, con la maestria di una lunga frequentazione, i concetti controversi alla luce della migliore bibliografia e del più qualificato dibattito teologico. Non perde tuttavia, in questo suo target scientifico, l’unzione spirituale, presentando a lettori e ascoltatori non solo dei concetti, ma degli orientamenti di vita. Il testo, insomma, è un testo “caldo”. Specie in alcuni passaggi, lascia trapelare il profondo coinvolgimento personale dell’Autore. Molti concetti sono continuamente ribaditi, lasciando al lettore la chiara impressione che il testo derivi, in ultima analisi, dal “parlato” delle lezioni accademiche, in cui la ripetizione è quasi d’obbligo quando si vuole insistere su un concetto vitale.
Ringrazio padre Borriello per l’onore che mi fa, chiedendomi questa prefazione che ha anche lo sfondo di un’antica amicizia che a lui mi lega e di una frequentazione accademica delle stesse problematiche, sviluppate, insieme con lui, in fecondi convegni di “mistica” tenuti ad Assisi all’ombra della santità del Poverello.
L’impostazione di questo saggio è convincente e ben fondata. Può essere approfondita e integrata? Forse sì, se l’Autore lo vorrà in future edizioni. In particolare, me lo aspetterei per ciò che riguarda il “metodo” di analisi del vissuto, metodo necessario perché l’esperienza cristiana possa essere sempre meglio studiata e apprezzata, secondo il dettato di Dei verbum (18 novembre 1965, n. 8), per costituire una sorta di “archivio del vissuto”, valorizzabile non solo dalla teologia spirituale, ma da tutte le discipline teologiche, bisognose di riprendere una rinnovata familiarità con l’esperienza cristiana. Fu, questo, un tratto tipico della teologia patristica, che si è affievolito nei lunghi secoli della scolastica.
C’è oggi l’urgenza di questo rinnovamento, di cui la teologia spirituale, per il suo specifico rapporto con l’esperienza, si candida a essere la disciplina trainante. E ciò con l’auspicio che ne scaturisca non solo un processo teologico, ma un impulso al rinnovamento esistenziale dei singoli cristiani e della comunità cristiana nella vocazione alla santità che ci riguarda tutti. Il presente volume offre a tal fine suggestioni importanti. Auguro a esso il meritato successo, perché possa rendere al meglio questo servizio.
* Vescovo di Assisi