Madre Chiara Ricci e le Suore Francescane Angeline: una storia da conoscere

Madre Chiara Ricci e le Suore Francescane Angeline: una storia da conoscere

di Matteo Orlando

“DIO SA QUELLO CHE FA. ADORIAMO ED ABBRACCIAMO IL SUO DIVINO VOLERE”

Quell’8 luglio del 1834 quando nacque, Chiara Ricci (detta Nina, come veniva affettuosamente chiamata) a differenza della maggioranza della popolazione savonese d’allora, si trovò circondata  dall’agiatezza di una famiglia di Savona che le permise un’infanzia serena e le consentì un’accurata formazione culturale.

Ma i privilegi e le agiatezze durarono poco. A soli 13 anni (anni dopo ricordava esattamente, quasi a far emergere il dolore che ha provato, la data precisa: “il 3 dicembre 1847, lasciandomi orfana nell’età di anni 13, mesi 5, e giorni 25”), dovette assumersi la responsabilità della sua famiglia, a causa della morte prematura della madre. Improvvisamente cambiò tutto per lei. Dovette lasciare la scuola e dedicarsi ai suoi fratelli. Raggiunti i 21 anni la situazione familiare si era normalizzata. I fratelli erano cresciuti e lei pensava, finalmente, di poter pensare al suo futuro. Ma il padre, risposandosi, posticipò di anni i suoi piani per il futuro e le “regalò” una matrigna con la quale il rapporto non fu dei migliori.

Finalmente a 28 anni, dopo aver ascoltato gli esercizi spirituali nella parrocchia di Sant’Andrea, tenuti quell’anno dal francescano padre Basilio da Neirone, comprese che Dio la chiamava ad una vita dedicata totalmente a Lui e l’attrazione per la forma francescana della consacrazione, per la scelta della povertà radicale che le avrebbe consentito di confidare unicamente in Dio. Non a caso nella sua vita ripeté come invocazione “Dio sa quello che fa. Adoriamo ed abbracciamo il suo divino volere”.

Così il 19 marzo 1861 entrò nell’Istituto delle Suore Francescane del Monte a Genova, che l’avevano attirata per la radicale povertà con cui seguivano le orme di S. Francesco. Si distinse subito per le sue doti di educatrice capace di instaurare rapporti profondi con le giovani a lei affidate. Nel 1872 venne mandata a Rivalta (Alessandria) come responsabile dapprima dell’asilo e della scuola elementare, poi di un Educandato per giovani.

In Madre Chiara Ricci, come scrive Mary Melone nel libro “Madre Chiara Ricci, Forte nella fede, innamorata della vita” (Editrice Velar, Gorle – Bergamo 2013), “era forte la preoccupazione che quella crescita fosse integrale, cioè fisica, intellettuale e morale”.

Nel 1884 il Signore la chiamò a dar vita ad una nuova famiglia religiosa, le Suore Francescane Angeline, con l’aiuto di un frate minore, Padre Innocenzo Gamalero. Suor Ricci, infatti, si rese conto che la fedeltà al carisma di san Francesco esigeva una scelta coraggiosa, quella di lasciare le Suore del Monte

Al nascente Istituto, fondato a Castelspina, un paesino in provincia di Alessandria, Madre Chiara comunicò la sua attenzione ai bisogni del tempo: voleva che le Francescane Angeline fossero povere, disponibili e soprattutto vere sorelle in mezzo alla gente. Scrive la Melone nel libro citato: “Quando suor Chiara giunse a Castelspina con altre tre Terziarie Francescane e con una decina di ragazze dell’educandato, si trovò subito a dover affrontare due problemi urgenti: trovare una dimora per sé e per le sue compagne e ottenere dalla Chiesa il riconoscimento della sua forma di vita”.

Non tardarono ad arrivare entrambi, il primo con tutto il paese coinvolto nella costruzione del convento, il secondo il 14 ottobre del 1884 quando la congregazione dei religiosi approvò la nuova famiglia francescana come istituto diocesano mentre l’anno successivo il generale dei Frati Minori la nominò superiora generale a vita.

Ma questo non si verificò, Dopo aver aperto numerose case in pochi anni, operato oltre che negli asili anche presso gli orfanotrofi, negli educandati e negli ospedali, dopo aver assicurato alle Francescane Angeline una solida formazione religiosa e francescana, arrivò la deposizione di Madre Chiara. Il 22 novembre del 1898 fu eletta una nuova superiore generale: suor Margherita Cuneo. A madre Chiara non venne riconosciuto alcun ruolo, né nel consiglio né in altri servizi dell’istituto.

Scrive Mary Melone (nella foto sopra) nel libro citato: “Accade quasi sempre nella vita dei fondatori e delle fondatrici che essi debbano superare una difficile prova, quella della solitudine e dell’allontanamento dalla famiglia a cui hanno dato inizio e per il bene della quale si sono totalmente consumati”. Per Madre Chiara fu un momento difficile. Fu messa alla prova l’autenticità del suo abbandono alla volontà di Dio “e la libertà del cuore, la capacità di non sentirsi padroni di ciò che si è realizzato e di riportare tutto all’iniziativa e alla chiamata del Signore”.

Certo, però, le sofferenze morali che dovette sopportare ebbero gravi conseguenze sulla sua salute fisica. Morì il 1 ottobre del 1900, provata dalle dure sofferenze fisiche e spirituali, rimpianta non solo dalle sue figlie, ma anche da tutti coloro che in lei avevano trovato aiuto ed incoraggiamento.

Il giornale diocesano di Alessandria, alla sua morte scrisse: “Morì da santa, come da santa era vissuta”.

L’Istituto fondato da madre Ricci è divenne di diritto pontificio nel 1938. Dopo una breve presenza in Cina, fallita a causa della rivoluzione comunista, la prima missione fu aperta nel 1948 in Bolivia. Negli anni successivi anche in Brasile e Argentina. Nel 1978 fu aperta la missione in Ciad mentre nel 1996 nella Repubblica Democratica del Congo.

Madre Chiara aveva posto sin dall’inizio la sua famiglia sotto la protezione di Santa Maria degli Angeli, nel ricordo della chiesetta della Porziuncola d’Assisi. Da esso deriva il titolo di Francescane Angeline.

Sull’esempio della Madre fondatrice le suore oggi vivono un ideale molto semplice e, allo stesso tempo, molto impegnativo: vivere come Francesco nella povertà e nella gioia per testimoniare a tutti l’amore di Dio accostando la gente nel suo quotidiano, nelle sue gioie e nel suo dolore, e vivendo il servizio ai fratelli come espressione del dono della propria vita.

Spinte da questo desiderio di corrispondere a quanto l’amore di Dio fa in loro, le Suore Francescane Angeline, sull’esempio di Madre Chiara, sono costantemente animata da una grande passione per la vita che le spinge a farsi carico di ogni bisogno, lì dove c’è il dolore, farsi carico di ogni attesa, lì dove la vita cresce, per portare a tutti un segno della bontà di Dio, della sua pace e della sua riconciliazione.

La spiritualità della Francescane Angeline la possiamo riassumere nelle tre dimensioni dell’amore per la povertà, la costruzione della fraternità, l’abbandono fiducioso alla volontà di Dio.

“Guarda di frequente il Crocifisso e medita le sue piaghe per cinque minuti: ciò farà tanto bene all’anima tua”, diceva Madre Ricci. “E’ nel silenzio che si sente la voce di Dio, nostro Sposo”, aggiungeva. “Il coro è il luogo santo dove il Dio vivo e vero sempre ci guarda”, ricordava alle sue suore.

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