Secondo un rabbino l’aborto sarebbe “libertà religiosa” e denuncia la legge pro-vita della Florida

Secondo un rabbino l’aborto sarebbe “libertà religiosa” e denuncia la legge pro-vita della Florida

di Angelica La Rosa

SECONDO UN “RABBINO AGITATORE” LA LEGGE VOLUTA DAL GOVERNATORE REPUBBLICANO DELLA FLORIDA RON DESANTIS MINACCEREBBE “IL POPOLO EBRAICO IMPONENDO AGLI EBREI LE LEGGI DI ALTRE RELIGIONI”

Il responsabile di una sinagoga ebraica ha denunciato la legge pro-vita della Florida, difendendo l’aborto come “libertà religiosa”.

Nello specifico, il rabbino Barry Silver della congregazione L’Dor Va-Dor (che in ebraico significa di “generazione in generazione”) ha accusato la nuova legge della Florida che vieta l’aborto dopo 15 settimane, con alcune eccezioni, di violare i diritti di libertà religiosa degli ebrei, così come la tutela della privacy contenuta nella Costituzione dello Stato.

Silver è un avvocato, attivista sociale ed ex legislatore statale democratico che si descrive come un “rabbino agitatore” sul proprio sito web. Inoltre si definisce un praticante del “giudaismo cosmico”, un giudaismo “di oggi di domani” che, a suo dire, “rispetta la scienza, la tradizione e la spiritualità” (“Pratichiamo un approccio all’ebraismo inclusivo, universale e razionale in cui tutti sono i benvenuti attraverso le nostre porte, sia virtualmente che letteralmente!“, scrivono sul sito. “Offriamo celebrazioni dinamiche e gioiose dello Shabbat e delle festività e siamo socialmente consapevoli del nostro mondo, dell’ambiente e degli eventi attuali“).

La causa intentata dalla Congregazione L’Dor Va-Dor di Boynton Beach sostiene che la legge che entrerà in vigore il prossimo 1° luglio violerebbe gli insegnamenti ebraici. “La legge proibisce alle donne ebree di praticare la propria fede libere dalle interferenze del governo e ciò viola i loro diritti alla privacy e alla libertà religiosa“, si afferma nel documento depositato presso il Leon County Circuit Court.

Secondo la Congregazione le persone che “non condividono le opinioni religiose riflesse nella legge soffriranno” e arriva a sostenere che la legge minaccerebbe “il popolo ebraico imponendo agli ebrei le leggi di altre religioni“.

La causa è la seconda sfida al divieto di aborto di 15 settimane promulgato all’inizio di quest’anno dal legislatore e convertito in legge dal governatore repubblicano della Florida Ron DeSantis. Anche Planned Parenthood e altri fornitori di servizi per la cosiddetta “salute riproduttiva” (in stragrande maggioranza cliniche abortive) hanno citato in giudizio, all’inizio di questo mese di giugno, per impedire l’entrata in vigore della legge. È probabile che le due cause vengano riunite in un unico caso e che sia prevista un’udienza sulla proposta d’ingiunzione per bloccare la legge sull’aborto della Florida.

Da parte sua, attraverso una dichiarazione, il governatore DeSantis ha affermato di essere “fiducioso che questa legge alla fine resisterà a tutte le sfide legali“. La legge voluta dal governatore Repubblicano rispecchia una misura simile approvata nel Mississippi che è quella che, davanti alla Corte Suprema degli Stati Uniti, ha portato lo scorso 24 giugno, al ribaltamento della sentenza Roe vs. Wade che, mezzo secolo fa rese sostanzialmente legale il delitto di aborto negli Stati Uniti. Ora, come è noto la Suprema Corte ha dato facoltà ai singoli stati federati statunitensi di legiferare in materia.

La nuova legge sull’aborto della Florida contiene eccezioni se l’aborto è necessario per salvare la vita della madre, prevenire lesioni gravi o se il feto ha un’anomalia fatale. Non consente esenzioni nei casi in cui le gravidanze siano state causate da stupro, incesto o traffico di esseri umani.

In Italia, intanto, il Comitato NO194 ha organizzato questo sabato 14 manifestazioni davanti ad altrettanti ospedali di altrettante regioni celebrative della storica sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti del 24 giugno scorso, che ha cancellato il diritto di aborto come “diritto federale”, 49 anni dopo la famigerata sentenza Roe vs. Wade.

Una decisione che, negando il diritto di aborto come costituzionalmente garantito, attribuisce ai singoli stati competenza esclusiva in materia, il che produrrà effetti positivi in almeno la metà di essi (tra i 25 ed i 27), a guida repubblicana.

Gli ospedali nei quali si terranno le iniziative del Comitato anti-abortista sono: Torino (S. Anna, ingresso PS, h 10), Genova (Villa Scassi, h 9,30), Milano (Niguarda, h 10), Vicenza (S. Bortolo, h 14), Trieste (Burlo, h 10,30), Firenze (Careggi, h 9), Macerata (Generale, h 9), Perugia (Silvestrini, h 15), Pescara (S. Spirito, h 9), Roma (S. Giovanni-Addolorata, via Amba Aradam, angolo via Laterani h 15), Napoli (Cardarelli, h10), Bari (Policlinico, h 15), Catania (Garibaldi Nesima, ingresso PS, h 9), Cagliari (Brotzu, h 15).

L’avv. Pietro Guerini, presidente del Comitato NO194 che parteciperà al presidio organizzato all’Ospedale Niguarda di Milano, ha spiegato ad inFormazione Cattolica quali sono gli scopi dell’omonima associazione: “siamo contro legalizzazione dell’aborto volontario, pena di morte, genocidi ed eutanasia, siamo a favore della sacralità della Vita dal concepimento alla morte naturale senza incoerenze“.

Jacopo Coghe, portavoce di un’altra associazione italiana che si batte da anni contro l’aborto, Pro Vita & Famiglia, ha affermato in proposito che la tutela del diritto dei nascituri a vivere “è il primo e più importante compito che uno Stato civile deve portare avanti, per il bene della società, di tutte le donne e dei bambini stessi. Ora gli altri stati occidentali, in primis l’Italia, prendano esempio dagli Stati Uniti: la Corte Suprema ha rovesciato una giurisprudenza decennale dimostrandoci che nessuna sentenza o legge, per quanto durature, sono intoccabili, come invece molti vogliono farci credere in merito alla legge 194/78 sull’aborto. Politica, istituzioni e associazionismo italiano inizino ora, subito, senza indugi, lo stesso cambio di paradigma per quanto riguarda la 194, proponendo una normativa che davvero sia a sostegno della vita e della maternità e non dell’aborto“.

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