Dei Golia della morte i Davide pro-life non hanno paura!
di Maria Bigazzi
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I GRUPPI PRO-ABORTO, SOSTENUTI DALLE VARIE LOBBY, MULTINAZIONALI E DAI NOTI MILIARDARI CHE PORTANO AVANTI POLITICHE NEOMALTHUSIANE, HANNO COMINCIATO FIN DA SUBITO UNA CAMPAGNA DI OPPOSIZIONE E DI DISORDINE SOCIALE CHE HA VISTO COLPITE ANCHE E SOPRATTUTTO LE CHIESE CATTOLICHE, CON GRAVI ATTI DI PROFANAZIONE E ATTACCHI ALL’EUCARISTIA
Dopo la bozza e poi la decisione della Corte Suprema statunitense che ha annullato le sentenze abortiste Roe vs Wade e Casey vs Planned Parenthood, il tema dell’aborto è tornato a prendere posto tra le prime pagine, dove perlopiù sono state ribadite le motivazioni dei pro-choice con le solite rivendicazioni che vedono il nascituro come un essere inesistente e privo di ogni diritto.
Come purtroppo sappiamo, la furia abortista non ha tardato a farsi sentire. Si sono registrati attacchi di ogni genere nei confronti dei giudici supremi che hanno condiviso la bozza e che poi hanno votato per l’annullamento, verso le chiese e tutti quei gruppi pro-vita che difendono strenuamente il diritto di ogni bambino a nascere.
Il pronunciamento della Corte Suprema può comportare un vero e proprio cambiamento nella storia degli Stati Uniti, restituendo la questione dell’aborto ai singoli Stati, con l’osservanza dei principi elencati nella bozza, eliminando i vincoli delle due sentenze considerate dai giudici antidemocratiche e non inerenti alla Costituzione.
Per tale motivo i gruppi pro-aborto, sostenuti dalle varie lobby, multinazionali e dai noti miliardari che portano avanti politiche neomalthusiane, hanno cominciato fin da subito una campagna di opposizione e di disordine sociale che ha visto colpite anche e soprattutto le chiese cattoliche, con gravi atti di profanazione e attacchi all’Eucaristia come il tabernacolo sottratto in una chiesa del Texas.
Sono state organizzate manifestazioni a livello nazionale, interruzioni delle funzioni religiose e intimidazioni personali ai giudici della Corte Suprema, programmate e visibili sul network di organizzazioni “RiseUp4AbortionRights”. Un vero e proprio attacco che non vede fine, con date di manifestazioni già svolte in tutte le principali città del Paese e in programma per il futuro.
Ma se da una parte la voce dei sostenitori di una delle piaghe che più affliggono il mondo (motivo per cui non vive ancora nella pace) si fanno sentire in modo aggressivo, dall’altra però vi è chi nel silenzio della preghiera e con il digiuno si scaglia contro il Golia della morte.
È infatti tanto necessaria una ferma opposizione pro-life all’interno della società e dell’ambito politico, ma lo è altrettanto, e non può mancare, l’unione nel chiedere attraverso le armi spirituali che ci ha dato il Signore, la fine di uno sterminio continuo e silenzioso.
Il giorno in cui la Chiesa ha festeggiato la Vergine Maria di Fatima che già allora chiedeva conversione, preghiera e digiuno, l’United States Conference of Catholic Bishops (USCCB) ha chiesto di dedicarlo alla preghiera e al digiuno per porre fine all’aborto.
È questo l’invito dell’arcivescovo José H. Gomez di Los Angeles, presidente dell’USCCB, e dell’arcivescovo William E. Lori di Baltimora, presidente del Comitato per le attività per la Vita dell’USCCB, che hanno incoraggiato i fedeli a unirsi quel giorno, anche per domandare l’intercessione della Vergine Maria, Madre di tutti i bimbi non nati.
I cristiani sono già uniti con il Rosario per combattere il male e gli orrori dell’aborto che si perpetuano giorno dopo giorno, l’USCCB ha chiesto di risaldare tale unione nella battaglia contro la cultura della morte.
E i frutti non sono tardati ad arrivare. Il 24 giugno scorso la Corte Suprema ha annullato la sentenza Roe versus Wade, facendo così in modo che l’aborto non sia più un diritto costituzionale, lasciando dunque la facoltà ai singoli Stati di decidere se legiferare o meno tale legge.
Si tratta di un grande passo nella battaglia per la difesa della Vita e della sua sacralità all’interno di una società che porta avanti una sempre più diffusa cultura della morte che vuole riconosciuti molti diritti escludendo il primo, quello alla Vita.
Non hanno tardato attacchi di ogni genere da parte del mondo americano ed europeo. In Italia si è subito acceso un dibattito squallido e pro-abortista con le solite rivendicazioni che vedono il nascituro privo di ogni importanza, dignità e diritto.
Intanto però dall’America alcuni Stati hanno già cominciato a rivedere le leggi sull’aborto, interventi necessari su cui bisogna adoperarsi, perché finché in un Paese ci sarà la possibilità di abortire, ovvero di vedere un individuo privato della propria integrità personale e vita, non si può esultare.
È dunque necessario continuare la battaglia pro-life per la tutela non solo del nascituro ma della persona stessa, dal concepimento fino alla sua fine naturale. In particolare è bene risvegliare le coscienze e definire le cose con il proprio nome. L’aborto infatti, è l’uccisione di un innocente di cui risulta più facile sbarazzarsi perché piccolo e indifeso, ma ciò non toglie la responsabilità di un gesto che, seppur tutelato da leggi ingiuste, è pur sempre un atto di violenza verso la persona.
Molte sono le scuse sostenute dai pro-choice ma in realtà queste rivendicazioni sono frutto di una forma ideologica che vede l’uomo al centro dell’universo, detentore del potere di vita e di morte degli altri, nonché un fattore fondamentale per la realizzazione di una società che sostiene teorie neomalthusiane.
La battaglia non è ancora finita, anche se annullate le sentenze, il diritto alla Vita del nascituro non è ancora tutelato dalla Costituzione, nè l’aborto vietato, per questo ora più che mai bisogna combattere su ogni fronte perché l’America, come l’Italia e ogni altro Paese del mondo, riconosca il valore e la sacralità della Vita, dando fine a un sacrificio umano che vede sangue innocente sparso da secoli.
Allora sì che potremo parlare di pace.