Don Ciotti: “le memorie personali dell’eroe borghese Giorgio Ambrosoli diventino memoria collettiva”
di don Luigi Ciotti*
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“LA DEMOCRAZIA, LA GIUSTIZIA E I DIRITTI SONO BENI COMUNI CHE TUTTI SIAMO CHIAMATI A PROTEGGERE E PROMUOVERE, CIASCUNO CON LE PROPRIE FORZE, COMPETENZE E INCLINAZIONI. CIASCUNO PRONTO A SOCCORRERE L’ALTRO, IN UNA BATTAGLIA CHE SI VINCE SOLO INSIEME”
Quando un genitore muore, lascia un vuoto enorme nella vita dei propri figli. Anche se si spegne serenamente nel proprio letto, dopo una lunga esistenza, piena e fortunata. Ma il vuoto incolmabile che lasciano certe morti improvvise e premature – frutto di violenza e ingiustizia – è difficile da immaginare per chi non l’ha sperimentato.
Francesca descrive quel vuoto con parole pacate e pesate… lasciate maturare a lungo nella coscienza prima di imboccare la via della scrittura. Nel finale di questo bel libro, dopo aver ripercorso i momenti più luminosi e quelli più cupi della sua infanzia, ci parla di “un muro”: una barriera invisibile costruita intorno a sé, per proteggersi dal dolore indecifrabile che ha rischiato di inghiottirla quando aveva soltanto 11 anni.
Non è stata inghiottita invece, né risucchiata nel fondo delle emozioni più distruttive, perché mani salde l’hanno tenuta a galla, a contatto con la vita e con la luce. Le mani della sua coraggiosa mamma, della nonna e degli altri adulti della famiglia. Le mani degli amici fedeli dei genitori, che mai hanno lasciato soli lei e i suoi fratelli. Le mani di alcuni educatori sensibili, a scuola, in parrocchia, nei gruppi scout. Eppure Francesca bambina, e poi adolescente e giovane donna, sentiva crescere intorno a sé quel muro: un po’ fortezza, un po’ prigione.
Francesca è la figlia primogenita di Giorgio Ambrosoli, l’“eroe borghese” protagonista di una delle pagine più buie della storia italiana. Quando dall’intreccio fra interessi finanziari sporchi, criminalità organizzata ed elementi deviati delle istituzioni, si creano sistemi di arricchimento illecito fondati sulla minaccia e l’abuso di potere, sempre a discapito dei cittadini onesti.
Ambrosoli, giovane avvocato milanese, accetta dalla Banca d’Italia il delicato incarico di smascherare uno di quegli intrecci, e l’energia con la quale affronta il compito, il suo rigore morale e intellettuale, lo rendono bersaglio di intimidazioni e ricatti, fino all’epilogo tragico dell’omicidio.
In quel momento il mondo di Francesca, della sua giovane mamma e dei fratellini crolla. Quel papà così brillante e affettuoso, quell’uomo stimato e benvoluto da tutti, non tornerà più a casa. “Perché?” si chiedono, anche se il motivo è ben chiaro già prima che la vicenda processuale individui con chiarezza i colpevoli.
Quel “perché?” ripetuto mille volte, sommessamente per non far preoccupare nessuno, è troppo duro, troppo amaro per una ragazzina. E così Francesca si scherma dal dolore, sente il bisogno di coltivare i suoi interessi, gli affetti, e una dimensione di spensieratezza che il suo papà per primo avrebbe desiderato per lei. Vuole essere “Francesca”, non soltanto né soprattutto “la figlia di Ambrosoli”. E ci riesce, per fortuna: studia, lavora, si costruisce una famiglia affiatata come era stata la sua.
Però quel muro invisibile resta lì, non la fa sentire del tutto libera… Finché accade qualcosa che non aveva immaginato. Sull’esempio della mamma e del fratello, inizia a raccontare. Racconta del papà, della sua vita più che della sua morte, agli altri: i ragazzi delle scuole, i familiari di altre vittime innocenti, i detenuti in carcere. Lo fa in una chiave tutta sua, che è quella della tenerezza, dei ricordi intimi, dell’ironia sempre affettuosa.
Ci riporta Giorgio in vita. Non soltanto l’avvocato Ambrosoli, ma il marito innamorato, il papà allegro, il giovane uomo appassionato, l’amico. Così in quel muro che per tanti anni aveva custodito una sofferenza privata, si apre una porta, una breccia. E scopriamo che all’interno non ci sono soltanto freddo e ombre, ma un prezioso giardino di emozioni che, proprio come amava fare suo padre, Francesca coltiva e fa fiorire.
Sono grato a Francesca per questo ritratto che ci offre del suo papà: dal giardinaggio alle gite sul lago, dai regali, agli scherzi, alle preoccupazioni sempre dissimulate. Perché, se la sua figura pubblica si staglia per virtù e coraggio giustamente celebrati, è importante che emerga anche questo tratto intimo e profondamente umano. Troppo spesso siamo portati a idealizzare le figure più degne della nostra storia, attribuendo loro una statura eroica che, se da un lato ne riconosce il valore esemplare, dall’altro rischia di offrire comodi alibi a noi tutti.
Quando chi si oppone al male è infatti visto come un “eroe”, una persona dalle qualità eccezionali e inarrivabili, è facile dedurre che solo a quel tipo di persona competa l’onere di difendere la libertà e la giustizia, mentre a tutti gli altri non resti che fare da spettatori alla lotta fra “assoluti”. Invece no, non funziona così! Perché la democrazia, la giustizia e i diritti sono beni comuni che tutti siamo chiamati a proteggere e promuovere, ciascuno con le proprie forze, competenze e inclinazioni. Ciascuno pronto a soccorrere l’altro, in una battaglia che si vince solo insieme.
Giorgio Ambrosoli avrebbe potuto rifiutare un incarico prestigioso ma pericoloso, che fin da subito aveva compreso nelle sue enormi implicazioni. La moglie Annalori avrebbe potuto distoglierlo, supplicarlo di cambiare idea. Entrambi hanno scelto diversamente, facendo prevalere un’idea di felicità che si realizza nel noi e non nell’io, nella promozione del bene comune e non nella difesa dell’interesse privato, neppure quando comprensibile e lecito. Quella scelta ha formato i loro figli, e tanti di coloro che in seguito hanno avuto l’occasione di ascoltare la loro storia.
Oggi, tanti altri potranno ripercorrerla grazie alle pagine tenere e intense di Francesca. A lei va il nostro abbraccio e il nostro ringraziamento, per la decisione non semplice di trasformare le sue memorie personali in una fonte generosa di memoria collettiva.
PREFAZIONE AL LIBRO
“GIORGIO AMBROSOLI. DOLORE, ORGOGLIO E MEMORIA”
(EDIZIONI SAN PAOLO 2022, 206 PAGINE, EURO 16)