Aleksander Dugin ovvero la metafisica (postmoderna) del caos
di Raffaele Iannuzzi
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ALEKSANDER DUGIN, LO STUDIOSO RUSSO DA ANNI CONSIDERATO (SECONDO ALCUNI ERRONEAMENTE) “L’IDEOLOGO DI PUTIN” PRESENTEREBBE NELLE SUE OPERE «UN SATANISMO SOTTO MENTITE SPOGLIE». QUESTA LA TESI DI UN RECENTE SAGGIO DELLO STORICO DELLA MASSONERIA PAOLO M. SIANO
Aleksander Dugin, nato nel 1962, studioso russo esperto del pensiero di Julius Evola (1898-1974), di esoterismo e di gnosi, da anni considerato (erroneamente) l’ideologo di Putin, è al centro di un prezioso libro di Padre Paolo Maria Siano, sacerdote religioso dei Frati Francescani dell’Immacolata, dal titolo: La metafisica del caos di Aleksander Dugin (Edizioni Fiducia, Roma 2022, pp. 103, € 10).
L’Autore, già temprato alla navigazione nel mare magnum della Massoneria, con una produzione rilevante pubblicata sull’agenzia di informazioni Corrispondenza Romana (direttore: Roberto de Mattei), prende il toro per le corna e non lascia scampo allo studioso russo, correttamente interpretato come un prodotto della cultura postmoderna.
Dugin esiste e può perfino essere considerato, dai suoi fin troppo numerosi sostenitori italiani, “il filosofo più pericoloso del mondo” ma, in realtà, come dimostra Padre Siano, la sua produzione è interamente inscrivibile in quel deserto culturale chiamato, dalla fine degli anni Settanta del secolo scorso, “postmoderno”.
Nella sua Prefazione al volumetto il prof. Roberto de Mattei legge Putin come il contraltare di Soros e, dunque, entrambi sono soltanto «facce della stessa medaglia». Padre Siano, su questa linea interpretativa, avanza a ranghi serrati e affonda il colpo affermando che «il pensiero duginiano non è affatto compatibile con la fede cattolica, a meno che non si sacrifichino i princìpi della logica umana e aristotelica, in particolare i princìpi di identità e di non-contraddizione» (p. 27).
Dugin è un sostenitore, come detto, della posizione dell’esoterista Evola, il filosofo più strumentalizzato dalla nuova destra che sia mai esistito, e certamente il pensatore che ha fatto dell’anti-cattolicesimo uno dei suoi cavalli di battaglia. Dugin segue a ruota e sviluppa, su questa base filosofica, non tanto il programma prossimo venturo di Putin, che di ideologia non ha bisogno, casomai di un progenitore politico come Pietro il Grande (1672-1725), quanto una “quarta teoria politica” che, in sostanza, declina un anti-atlantismo assoluto nella cornice di un multipolarismo geopolitico e geoculturale, con la Russia e la Cina al centro. Dopo il liberalismo, il fascismo e il comunismo, il mondo ha bisogno, secondo Dugin, di una teoria fatta di opposti che danzano nell’abisso della storia: Vita-Morte, Caos-Logos, Destra-Sinistra. Tutto e il suo contrario, in un orizzonte di continuo trascendimento delle posizioni, per cui, dopo la tradizione ci viene incontro la modernità, che sarà poi trasvalutata in altro da sé e così via.
Dalla metafisica Padre Siano passa alla politica e qui il gioco è facile e scontato: «Di fatto, Dugin presenta gli Stati Uniti come l’impero del male» (p. 43).
Esattamente come Reagan e poi Bush Junior, lo studioso russo ragiona in termini apocalittico-escatologici, ossia in termini non politici: contro il Male, si può solo arrivare fino in fondo, e che il mondo vada pure a fuoco, se tanto sarà necessario. Due visioni escatologiche a confronto, la prima parla inglese, la seconda russo, entrambe sono anti-cattoliche e quindi non realiste. Chi manca a creare civiltà umana e politica è Tommaso d’Aquino, che circola copiosamente, ancorché non sempre chiamato direttamente in causa, in questo contributo di Padre Siano.
L’ultima produzione duginiana è Il Soggetto radicale (p. 59 sgg.), parafrasi esoterico-filosofica della nota opera di Evola, Cavalcare la tigre (1961), in cui il filosofo romano, opponendosi frontalmente alla civiltà borghese occidentale, cerca una sorta di punto-zero originario dal quale ripartire, un orizzonte oltre il nichilismo, concepito come la quintessenza storica del motto “Dio è morto”.
Entriamo in un miscuglio linguistico-esoterico, dai toni gnostici e simil-nietzschiani, così difficili da cogliere, seguendo quella logica umana, rigorosa e luminosa che da Aristotele conduce fino all’Aquinate, per poi svilupparsi nella migliore riflessione europea e occidentale.
Padre Siano ipotizza che questo non meglio definito “Soggetto radicale” sia, in realtà, «un Super-Uomo simile a Lucifero» (p. 79 sgg.).
Dopo aver discusso, circa tre anni fa, con alcuni discepoli di Dugin, fra i quali lo stesso editore delle sue opere, faccio un passo avanti in questa direzione: non si tratta di un’ipotesi, è pura realtà. Anzi, in termini esoterici, purissima realtà, come puro spirito della falsa luce era appunto Lucifero. La metafisica post-moderna del caos di Dugin è, così, un satanismo sotto mentite spoglie?