Gli abortisti statunitensi tremano. Si avvicina la sentenza “Dobbs vs Jackson Women’s Health”
di Emanuela Maccarrone
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“UN ATTACCO A UN LUOGO DI CULTO È CERTAMENTE UN ASSALTO ALLA PARTICOLARE COMUNITÀ CHE VI SI RADUNA”
La Corte Suprema dovrebbe emettere entro fine giugno (o inizio luglio 2022) il suo parere ufficiale sul caso “Dobbs versus Jackson Women’s Health”. La questione riguarda una legge statale del Mississippi del 2018 che vieta la maggior parte delle operazioni di aborto dopo le prime 15 settimane di gravidanza.
Se la decisione fosse favorevole potrebbe significare il ribaltamento della storica sentenza Roe versus Wade (che ha introdotto l’aborto negli Stati Uniti circa mezzo secolo fa) e consentirebbe ai singoli Stati di emanare proprie leggi in merito all’opportunità di consentire, limitare o vietare l’aborto (queste due ultime azioni sarebbe con molta probabilità prese negli Stati federali amministrati dai Repubblicani).
L’attesa della sentenza Dobbs versus Jackson Women’s Health ha spinto i sostenitori della pratica del “delitto legalizzato”, cioè l’aborto, a compiere violenti atti di intimidazione nei confronti dei cattolici e delle associazioni che difendono la vita.
Il presidente del Comitato sulla libertà religiosa della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, il cardinale Timothy M. Dolan di New York, e l’arcivescovo William E. Lori di Baltimora (presidente del Comitato per le attività per la vita della stessa Conferenza hanno sollecitato un intervento delle autorità attraverso una loro dichiarazione.
“Da due anni le chiese cattoliche sono attaccate e vandalizzate a un ritmo allarmante. Nel luglio del 2020, ci siamo sforzati di capire questa violenza. Nell’ottobre del 2021 abbiamo invitato i funzionari eletti a condannare gli attacchi. Lo scorso gennaio abbiamo pregato affinché tutte le comunità religiose fossero libere di adorare Dio senza paura. Solo raramente i motivi sono stati chiari; quando lo erano, erano spesso in opposizione agli insegnamenti della Chiesa sulla vita nel grembo materno”.
Già lo scorso anno il cardinale Dolan, insieme all’arcivescovo Paul S. Coakley di Oklahoma City, avevano denunciato il verificarsi di molti atti vandalici, dagli incendi dolosi agli odiosi murales sugli edifici sacri, sollecitando un pronto intervento delle istituzioni per placare l’odio contro i cristiani.
In occasione dell’ultima commemorazione della Giornata della libertà religiosa, il Cardinale aveva ricordato l’importanza della tutela della libertà religiosa. “La nostra grande tradizione di libertà religiosa ha permesso alla bellezza di fiorire nelle nostre città e in tutto il paesaggio americano […]. Un attacco a un luogo di culto è certamente un assalto alla particolare comunità che vi si raduna. È anche un attacco al principio fondante dell’America come luogo in cui tutte le persone possono praticare liberamente la propria fede. Ed è un attacco allo spirito umano, che anela conoscere la verità su Dio e come agire alla luce della verità”.
Da quando è trapelata la bozza di parere sul caso Dobbs vs. Jackson Women’s Health Organization (il 2 maggio scorso Politico ha pubblicato un progetto di parere della maggioranza trapelato dal giudice Samuel Alito), gli attacchi contro le associazioni che aiutano le madri incinte bisognose e le organizzazioni pro-vita si sono verificate quasi quotidianamente.
Le stesse vite dei giudici della Corte Suprema sono state direttamente minacciate. “Alla luce di ciò, esortiamo i nostri funzionari eletti a prendere una posizione ferma contro questa violenza e le nostre forze dell’ordine ad aumentare la loro vigilanza nel proteggere coloro che corrono un pericolo maggiore”, hanno scritto dai vertici della Chiesa Cattolica statunitense che, è bene sottolinearlo, è il più grande fornitore privato di servizi sociali negli Usa, in soccorso dei bisognosi, perché la Chiesa Cattolica, ovunque nel mondo, cerca di testimoniare nei fatti la bellezza e il rispetto della dignità di ogni essere umano.