Niente timidezze: scendiamo nell’agorà del mondo con la bandiera del Sacro Cuore
di Diego Torre
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IL SACRO CUORE E LA REGALITA’ “SOCIALE” DI GESÙ
Dai messaggi a S. Maria Margherita Alacoque risulta evidente come Nostro Signore, creatore, legislatore, redentore e giudice ultimo di ogni uomo, intenda estendere il suo ruolo regale a tutto ciò che dall’uomo deriva: famiglia, società, corpi intermedi, leggi, nazioni.
Di cosa non dovrebbe essere Re? C’è qualcosa in cui “Dio… non c’entra”? E che Dio sarebbe? Questa Sua regalità è nettamente definita nell’enciclica Quas Primas (1925) di Pio XI, con la quale il Papa istituiva la festa di Cristo Re.
Nelle apparizioni alla santa visitandina, che meritò il titolo di “segretaria del Sacro Cuore”, Egli rivendica perentoriamente tale ruolo regale e Pio XI fa derivare la sua enciclica da quel culto. ”Chi non vede che, fin dagli ultimi anni del secolo precedente, in modo ammirevole andava preparandosi il cammino per l’istituzione di questa festa? Tutti sanno che l’autorità e la regalità di Cristo sono stati già riconosciuti dalla pia pratica delle consacrazioni e omaggi al Sacro Cuore di Gesù rivoltigli da innumerevoli famiglie, e non solo da famiglie, ma anche da Stati e Regni, che hanno compiuto lo stesso atto” (Quas primas, 11.12.1925).
Ma la devozione al Sacro Cuore di Gesù è attuale? Quando Pio XII ha fatto l’Enciclica sul Sacro Cuore, ricordo che qualcuno diceva: “Perché un’Enciclica su questo? Sono cose da suore…”. Papa Francesco ha ricordato il 2 giugno del 2016 che il Cuore di Cristo è “il centro della misericordia. Forse le suore capiscono meglio di noi, perché sono madri nella Chiesa, sono icone della Chiesa, della Madonna. Ma il centro è il cuore di Cristo. Ci farà bene questa settimana o domani leggere Haurietis aquas… ‘Ma è preconciliare!’ – Sì, ma fa bene! Si può leggere, ci farà molto bene! Il cuore di Cristo è un cuore che sceglie la strada più vicina e che lo impegna”.
Troppi cristiani, contro il magistero della Chiesa, riducono la fede ad un insieme di precetti vissuti in modo intimistico, disinteressandosi di ciò che avviene nel mondo, quasi fosse un territorio estraneo o nemico. Essi dimenticano che per la salvezza del mondo il Padre ha dato il Suo Figlio amatissimo e che, se è vero che nel mondo tante sono le presenze nemiche, ancor più sono le anime bisognose di soccorso.
Dobbiamo uscire dalla nicchia! “I laici devono assumere il rinnovamento dell’ordine temporale come compito proprio e in esso, guidati dalla luce del Vangelo e dal pensiero della Chiesa e mossi dalla carità cristiana, operare direttamente e in modo concreto; come cittadini devono cooperare con gli altri cittadini secondo la specifica competenza e sotto la propria responsabilità; dappertutto e in ogni cosa devono cercare la giustizia del regno di Dio” (Apostolicam Actuositatem, n. 7). “Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il Regno di dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio… illuminare ed ordinare tutte le cose temporali” (Lumen Gentium, n. 31).
Niente timidezze dunque! Scendiamo nell’agorà del mondo con la bandiera del Sacro Cuore. In questo tempo di brutale scristianizzazione s’impone ancor più la necessità di rafforzare e qualificare spiritualmente i contatti umani, operare nella carità con generosità e fermezza, partecipare alla vita pubblica per determinarne gli orientamenti, osservare quanto si muove nel mondo per evitare di essere colti impreparati da ciò che è ostile a Dio e all’uomo e cogliere ciò che matura di positivo. I migliori cristiani hanno sempre operato in tali modi, ma il tempo eccezionalmente difficile che viviamo rende ancor più inaccettabili le pigrizie e le viltà, gli egoismi e gli intimismi.