Ecco come i sacerdoti dovrebbero comportarsi su internet

Ecco come i sacerdoti dovrebbero comportarsi su internet

di Angelica La Rosa

“PER UN BUON USO DEI SOCIAL NETWORK NELLA NOSTRA CHIESA PARTICOLARE”. ARRIVA IL PROTOCOLLO PER I SACERDOTI SOCIAL

I vescovi dell’arcidiocesi di Toledo, Mons. Francisco Cerro Chaves, arcivescovo di Toledo e Primate di Spagna, e Mons. Francisco César García Magán, vescovo ausiliare di Toledo, hanno pubblicato la lettera “Per un buon uso dei social network nella nostra Chiesa particolare”, e hanno dato un protocollo al loro sacerdoti su come comportarsi nelle loro attività su internet.

Questo il testo integrale tradotto in italiano.

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La Chiesa, consapevole che tutti i mezzi leciti di comunicazione sono buoni per diffondere la Verità del Vangelo e i valori che scaturiscono dalla sua predicazione, consiglia e incoraggia i suoi fedeli, e specialmente i sacerdoti, ad usarli con dedizione ed equilibrio, affinché il la missione si fa presente in tutto il mondo: «Andate in tutto il mondo e annunziate il Vangelo a tutta la creazione» (Mc 16, 15).

Questo è il compito affidato agli apostoli ed è così che la Chiesa lo ha sviluppato lungo i secoli e con i mezzi a sua disposizione in ogni momento della storia. Dopo gli Apostoli, per segnalare alcuni semplici esempi, i padri della Chiesa usavano la parola orale o scritta per diffondere la loro predicazione, gli antichi monaci copiavano manualmente i libri migliori affinché la loro dottrina fosse conosciuta e studiata, l’aspetto della stampa premere la diffusione della buona dottrina affinché i contenuti raggiungano le masse… Anche la stampa scritta, la radio e la televisione sono stati strumenti per seminare il Vangelo, a pochi, nella nostra società.

La comparsa di Internet e dei social network è una nuova opportunità di comunicazione tra le persone e di predicazione della Buona Novella. Il continente digitale può essere un luogo di incontro ed evangelizzazione. E la globalizzazione della comunicazione di massa è una sfida entusiasmante per coloro che vogliono adempiere al mandato del Signore. Ma l’uso di questi mezzi da parte del cristiano deve essere sempre animato dal desiderio che tale uso sia vivificato da uno spirito umano e cristiano (cfr can. 822, co. 2, del CIC).

La nostra presenza in internet deve essere segnata dalla carità e dall’esperienza dei valori morali perenni che ci contraddistinguono i comandamenti. «Non pensate che io sia venuto per abolire la Legge ei Profeti: non sono venuto per abolire, ma per adempiere» (Mt 5, 17). La carità, dunque, come pienezza della legge, deve sempre incoraggiare ogni nostro intervento su internet e sui social network, perché, se non ho amore, non sono niente (cfr 1Cor 13,1-3). Pertanto, come Arcivescovo di Toledo, è mio dovere curare sempre la sana dottrina e voglio assicurare che i fedeli non siano lesi nella loro fede o nei loro costumi, come ricorda il canone 823 del CIC: «Preservare l’integrità del verità di fede e di costume, i pastori della Chiesa hanno il dovere e il diritto di vigilare affinché né gli scritti né l’uso dei mezzi di comunicazione sociale nuocciano alla fede e ai costumi dei fedeli cristiani; similmente, esigere che i fedeli sottopongano al loro giudizio gli scritti che andranno a pubblicare e che hanno attinenza con la fede o con i costumi; ed anche rimproverare gli scritti dannosi per la rettitudine della fede o per i buoni costumi».

OPPORTUNITÀ E SFIDE

L’irruzione delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione nella nostra vita quotidiana sta portando a una trasformazione rapida e intensa per tutti gli ambiti della vita sociale. Ha aperto una vasta gamma di nuove possibilità per ottenere informazioni e stabilire reti di comunicazione nella nostra società tra persone e gruppi, attraverso telefoni cellulari, tablet o i nostri personal computer e, soprattutto, attraverso le diverse piattaforme che consentono —immediatamente e continuamente— per condividere messaggi, immagini, video o audio. Tutti noi che facciamo parte della Chiesa stiamo vivendo questa rivoluzione tecnologica, con importanti conseguenze economiche, sociali e culturali, come un’opportunità di evangelizzazione, ma anche come una sfida in cui non mancano difficoltà e pericoli. Essa, infatti, è anzitutto una straordinaria opportunità per la nostra testimonianza e per l’annuncio di Cristo e del suo Vangelo.

Attraverso questi mezzi, il mandato ricevuto dal Maestro di — in suo nome — «gettare le reti» (cfr Lc 5,4) continua ai nostri giorni, offrendo a tutti la grazia della propria salvezza e la possibilità di incontrare Gesù Cristo. . In particolare, i social network offrono ai cattolici nuove opportunità per far conoscere il loro modo di vivere la fede, la vita delle nostre comunità, gruppi e movimenti e per contattare tante persone in cerca. Ma è anche una sfida per tutti (sacerdoti, famiglie cristiane, comunità religiose, ecc…). Ci troviamo imbevuti di una nuova cultura digitale frenetica, in cui la moltiplicazione dei messaggi e delle pretese di immagini spesso ci intrappola, richiedendo la nostra attenzione e assorbendo il nostro tempo e le nostre energie. Lo Spirito Santo, davanti a questo segno dei nostri tempi, ci chiama a essere vigili ea fare un serio discernimento sull’uso di questi mezzi, che ci permettono di vivere in questa cultura senza perdere la libertà per la quale Cristo ci ha liberato. In modo particolarmente urgente, questa cultura digitale interroga e mette alla prova i sacerdoti nell’esercizio del loro ministero.

Già nel 2010, Anno Sacerdotale, Benedetto XVI aveva avvertito, nel suo Messaggio in occasione della 44a Giornata delle Comunicazioni Sociali, che “si chiede ai sacerdoti la capacità di partecipare al mondo digitale in costante fedeltà al messaggio del Vangelo”. Le immense possibilità offerte dai social network e dal mondo digitale per l’annuncio del Vangelo e per la testimonianza della fede, infatti, devono essere sfruttate dai sacerdoti con audacia e creatività per raggiungere persone e ambiti della nostra società che non potrebbero essere raggiunti oggi se non con questi mezzi. Ma deve essere nella “fedeltà al messaggio del Vangelo”, e ovviamente in accordo con l’identità e la missione del sacerdote. Per questo desidero riconoscere e ringraziare l’opera di tanti sacerdoti che, con generosa dedizione e zelo apostolico, si sono preoccupati di formarsi bene all’uso dei media digitali e stanno gettando le reti in questo “oceano”, facendo è un luogo con enormi possibilità di evangelizzazione. Essi, dalla fedeltà al Vangelo, sono un esempio da seguire nell’uso corretto di Internet.

Papa Francesco nel suo Messaggio per la 53a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali ci ricorda: “I cristiani sono chiamati a maggior ragione per manifestare quella comunione che definisce la nostra identità di credenti. La stessa fede, infatti, è una relazione, un incontro; e attraverso l’impulso dell’amore di Dio possiamo comunicare, accogliere, comprendere e corrispondere al dono dell’altro”. Questo è ciò che fanno tanti nostri apostoli dei social media: comunicare, accogliere, comprendere e rispondere al dono dell’altro.

ALCUNI ASPETTI DI CURA IN MODO PARTICOLARE

Con le opportunità in vista, non possiamo perdere di vista anche i pericoli. Ecco perché mi permetto di sottolineare alcuni aspetti di cui dobbiamo occuparci in modo particolare:

• Il tempo speso per “essere consapevoli degli schermi”. Gli schermi digitali, con i loro messaggi e le immagini in genere, stimolano enormemente la mente umana e generano un’attrazione irresistibile verso le novità che appaiono (di immagini, di informazioni…) e che vengono continuamente vissute come nuovi stimoli a cui prestare attenzione. C’è il rischio che questa dinamica generi dipendenze perniciose verso questi “stimolatori” che sono i nostri schermi digitali, che possono inconsciamente “agganciare” e assorbire l’utente, indebolendo la sua volontà e isolandolo dai rapporti reali -non virtuali- con le persone. Particolarmente perniciosa può essere la mancanza di controllo su alcuni contenuti particolarmente dannosi dal punto di vista spirituale e morale. Da qui la necessità di vigilare e coltivare quelle virtù morali che consentono l’uso responsabile di questi mezzi. Un’eccessiva perdita di tempo o un uso incontrollato e compulsivo del cellulare o di altri media possono essere segnali di allarme che dovrebbero essere affrontati.

• Relazioni virtuali. Le reti offrono immense possibilità di comunicazione interpersonale attraverso messaggi, condivisione di contenuti, ecc… La possibilità di una comunicazione diretta, senza i filtri sociali tipici della comunicazione faccia a faccia, facilita la disinibizione in queste comunicazioni. Se, inoltre, in rete vengono utilizzati profili falsi, troviamo frequentemente espressioni di comunicazione sicuramente rischiose, che possono essere particolarmente pericolose. È necessario che il sacerdote, oltre alla sua rettitudine di intenzione, sia particolarmente prudente e cauto in questo tipo di comunicazione, in cui qualsiasi imprudenza può portare a gravi conseguenze per la reputazione del sacerdote.

• I social network hanno significato una vera generalizzazione dell’opinione pubblica, perché consentono a chiunque di postare un messaggio o un’opinione in rete, ottenendo significative quote di follow-up e di adesione. Da qui la comparsa della figura degli “influencer”. Per i sacerdoti, i social network possono essere un mezzo di comunicazione molto utile con amici e seguaci, affinché, con le possibilità offerte da questo mezzo, possano ampliare la loro missione di evangelizzare e guidare i fedeli: dall’essere “influenzatori” al divino… A questo proposito, sono ugualmente importanti la rettitudine dell’intenzione e la squisita cura, perché tanto il contenuto quanto il modo di trasmetterlo rispondano a criteri evangelici e sacerdotali.

• In relazione alla pubblicazione di articoli o post nelle reti o nelle pagine web, il sacerdote deve attenersi alle norme canoniche che regolano l’uso dei mezzi da parte dei chierici (cfr cc. 822-832 del Codice di Diritto Canonico). In ogni caso, il senso di fede e di comunione ecclesiale deve governare i suoi interventi, evitando tutto ciò che potrebbe confondere o scandalizzare i fedeli.

• L’esperienza degli ultimi anni ci dice che i social network “si prestano anche ad un uso manipolativo dei dati personali al fine di ottenere vantaggi politici ed economici, senza il dovuto rispetto della persona e dei suoi diritti” (Messaggio di Papa Francesco per la 53a Giornata delle Comunicazioni Sociali). Le fake news possono riferirsi anche ad aspetti della vita della Chiesa. In questo senso, è grave responsabilità diffondere informazioni false attraverso le reti che danneggiano la comunione ecclesiale e ancor più grave diffondere diffamazione o calunnia nei confronti del Papa, dei vescovi o di altri pastori della Chiesa. Prima di diffondere notizie, abbiamo l’obbligo morale di verificarne la veridicità.

• Tutti i fedeli cristiani, e specialmente il sacerdote come persona pubblica nella Chiesa, devono essere sempre al servizio dei fratelli, dalla verità e sempre perfettamente riconoscibili. L’anonimato dei falsi profili sulle reti è particolarmente grave per il sacerdote che, ad immagine di Cristo Buon Pastore, deve sempre precedere il gregge a lui affidato per condurlo nei fertili prati della grazia, lungo le vie della giustizia e pace. Rifugiarsi nell’anonimato di un falso profilo per esprimere opinioni o critiche che non si osa fare con la propria vera identità è una forma di abuso da cui bisogna astenersi in ogni momento per la serietà morale che comporta.

LA GIOIA DI CAMMINARE INSIEME, ANCHE SU INTERNET

Comunione e corresponsabilità devono essere ricercate da tutti i fedeli, specialmente dai sacerdoti, nella varietà degli ambiti in cui ci muoviamo e agiamo. «Perciò, sia che mangi, sia che bevi o qualunque cosa tu faccia, fa tutto per la gloria di Dio» (1Cor 10,31). Questa lettera che vi scrivo in occasione della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali vuole essere un nuovo appello alla conversione e all’apostolato. Il motto di quest’anno 2022 è “Ascolta con le orecchie del cuore”. L’ascolto richiede attenzione e apertura. E il cuore ci parla di amore… Si tratta di seminare i mezzi di comunicazione, soprattutto quelli che sono alla nostra portata, di ascoltare i bisogni degli uomini e delle donne del nostro tempo e farlo in modo divino, dall’amore misericordioso , che cerca di salvare il prossimo e non di condannarlo. Per questo, cari sacerdoti, vi propongo di percorrere insieme il cammino della vita cristiana e del nostro ministero, anche su Internet, ciascuno con la propria sensibilità e capacità personali. E agire con libertà, senza mai dimenticare che la fraternità sacerdotale ci rende compartecipi della stessa missione a partire dalla nostra particolare configurazione con Cristo, Capo e Pastore della Chiesa. Per percorrere questa strada, vi offro un “protocollo” di cui dobbiamo prenderci cura per aiutare tutti.

• Profili ufficiali. L’arcidiocesi di Toledo dispone di un sito web e di profili sui principali social network. A capo di questi media ci sono sacerdoti che cercano di diffondere in essi gli aspetti di interesse generale che possono aiutarci tutti. Da questi profili informiamo, convochiamo, incoraggiamo…, sempre dalla trasparenza e dall’illusione. Sono strumenti di comunicazione che vogliono essere anche strumenti di comunione. Incoraggio i sacerdoti e quanti guidano movimenti e associazioni a creare, dove ancora non esistono, pagine web e profili ufficiali che informino dalla responsabilità e dalla fedeltà alla dottrina cattolica.

• Profili personali. Lo zelo pastorale di molti sacerdoti della nostra diocesi li porta ad avere una presenza attiva nel continente digitale. Chiedo a tutti i sacerdoti dell’Arcidiocesi di Toledo di rendere questa presenza perfettamente riconoscibile e di contenuto esemplare per non provocare scandalo. Nessun falso profilo che possa dar luogo a nascondersi nell’anonimato per apparire ciò che in realtà non siamo.

• Non approfittare della nostra condizione o delle nostre posizioni pastorali per esprimere opinioni strettamente personali. Una nota frase, ispirata all’insegnamento di sant’Agostino, ci offre una chiave fantastica per governare la nostra vita: “In dubiis libertas, in necesariis unitas, in omnia charitas”. Mantenete l’unità in tutto ciò che si riferisce alla fede e ai costumi. Esegui sempre cercando di far brillare la carità. E nelle cose discutibili, la libertà sempre. Ma non diamo mai l’impressione di fare della nostra opinione personale la posizione ufficiale dell’istituzione che serviamo o rappresentiamo. Per questo chiedo che le opinioni personali siano espresse sotto il proprio nome e mai sotto l’ombrello della carica o del ministero che ci è stato affidato.

• Con l’arrivo della pandemia, è diventata popolare la ritrasmissione delle celebrazioni liturgiche attraverso le reti, da molte parrocchie e cappelle della nostra arcidiocesi. Questa realtà, che è qui per restare, ha dato la possibilità a tanti fedeli, che per età o stato di salute non possono recarsi ai templi, di seguire la Santa Messa da casa, collegandosi con il tempio dove si sono sempre recati .e unirti virtualmente alla tua community di referral. Questa realtà comporta anche una grande responsabilità di curare, ancor più se possibile, la dignità delle celebrazioni e la fedeltà ai libri liturgici.

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