La “panico-demia” da Covid non esiste per i gay pride

La “panico-demia” da Covid non esiste per i gay pride

di Gian Piero Bonfanti

NESSUNA RESTRIZIONE PER I PRIDE E PER CIÒ CHE PUÒ PORTARE VOTI, MENTRE TUTTO IL RESTO FATICA A RIPARTIRE

È tempo di elezioni amministrative e tutto sembra essere concesso, tutto sembra ripartire. Le amministrazioni comunali rilasciano permessi per feste e manifestazioni, e i grandi assembramenti sembrano oramai non più pericolosi. Ma ora la posta in gioco è molto alta, bisogna farsi eleggere ed allora via con lavori comunali, promesse e concessioni.

Per citare un esempio, se osserviamo la città di Monza, sembra che tutto debba rinascere. Con la promozione della squadra di calcio in serie A, con la sua Formula 1, con le sue passeggiate affollate in centro, con il suo parco sempre gremito, la bellissima parata dei bersaglieri del 5 giugno terminata in piazza Trento e Trieste, colma di persone giunte ad ascoltare le prestigiose fanfare dei “fanti piumati”.

Si, in queste occasioni le limitazioni e le mascherine sembrano essere solo un ricordo, ma tutto questo sappiamo che è solo apparenza. Nelle scuole i bambini ed i ragazzi continuano ad essere imbavagliati, nonostante le numerose petizioni e le comprovate controindicazioni per il loro uso smisurato.

Nei negozi e nei locali si continuano a vedere solo occhi impauriti dietro a queste protesi di carta e quei pochi impavidi anziani che si arrischiano ad uscire di casa sono oramai un tutt’uno con quello che oramai viene considerato erroneamente uno “strumento di salvezza”.

Nelle vetture si vedono persone da sole che autoinalano la loro stessa aria espirata, grazie all’ausilio di portentose mascherine FFP2, che aiutano a contenere tutto ciò che il nostro corpo espelle e se anche ci capita di recarci in biblioteca, benché non ci sia più l’obbligo di indossare le mascherine, si affronta il rischio di discutere con persone completamente impanicate.

La panico-demia infatti, ovvero la paura smisurata della pandemia, non è ancora passata.

Nei giorni scorsi però nessuno ha protestato per impedire la parata arcobaleno del 4 giugno, il tanto annunciato Brianza Pride, e nessuno si è posto problemi di sicurezza su eventuali potenziali contagi.

Nessuno ha pensato che il Brianza Pride ha fatto sì che anche persone di altre città abbiano voluto partecipare a questo evento, ammassati, accalcati, tutti in piazza a protestare affinché vengano riconosciute leggi che possano tutelare le persone per il loro orientamento sessuale e non per il fatto di essere semplici individui come tutti gli altri.

Una parata che oramai si ripete tutti gli anni in molte città per chiedere un adeguamento dei principi della nostra Costituzione ad un’ottica distopica di stile orwelliano: far sì che tutti siano uguali, ma che ci sia qualcuno più uguale degli altri.

Detto tutto ciò, ben vengano le riaperture, e ben venga il tanto agognato ritorno alla normalità.

Speriamo che anche le nostre chiese possano riprendere le attività della vita “normale” e che ritornino ad essere gremite, senza distanziamenti, gel e mascherine.

D’altronde, secondo il pensiero di San Tommaso d’Aquino e secondo quello che possiamo riscontrare nella lettera enciclica “Fides et Ratio”, promulgata da San Giovanni Paolo II nel 1998, “La Fede e la Ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità”.

Anche se spesso l’uomo tende ad utilizzare una sola delle due ali, ricordiamo che fede e ragione non si escludono, ma al contrario si completano e si sostengono a vicenda. Ora è il momento di mettere da parte le paure e, per chi ha smesso, di tornare a ragionare e pregare.

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