Il vescovo Savino: “non bisogna investire nelle armi, la corsa agli armamenti è una follia”
di Bruno Volpe
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MONSIGNOR FRANCESCO SAVINO, VESCOVO DI CASSANO ALLO JONIO, È STATO SCELTO COME NUOVO VICE PRESIDENTE DELLA C.E.I. PER IL SUD ITALIA: “LA NOSTRA È UN’EPOCA RICCA DI INSIDIE, CON UNA SCRISTIANIZZAZIONE IN ATTO. VIVIAMO UN TEMPO DOMINATO DALL’INDIFFERENTISMO RELIGIOSO”
Monsignor Francesco Savino, dal 28 febbraio 2015 vescovo di Cassano all’Jonio, dal 25 maggio 2022 è vicepresidente per l’Italia meridionale della Conferenza Episcopale Italiana. Lo abbiamo intervistato.
Monsignor Savino, che cosa prova dopo questa scelta?
“Sento prima di tutto la grande responsabilità e la fiducia che i confratelli vescovi hanno investito sulla mia persona ed è un incarico quanto mai difficile e complesso. Ho tanto da imparare e certamente nella sua esecuzione porterò la mia biografia”.
Cioè?
“Essere vicino agli ultimi, ai poveri, alle persone invisibili. Poi voglio portare quella che è la grande bellezza del Sud”.
Secondo lei perché hanno scelto un vescovo di una diocesi calabrese (anche se nativo della Puglia)?
“Probabilmente per dare a questa terra un segno di speranza. I confratelli calabresi hanno scelto di convergere su di me, ne sono grato”.
Chi è Monsignor Francesco Savino?
“Un mendicante del cielo, aperto sempre alla ricerca di Dio e alla bellezza del Vangelo e alla fraternità tra gli uomini, so dire grazie e mi piace guardare alle cose di lassù con i piedi piantati in terra. Una dote che mi riconosco è l’umiltà”.
La sua scelta capita in un momento difficile, cristianamente parlando…
“Vero, viviamo un’epoca ricca di insidie, con una scristianizzazione in atto, e soprattutto dominata da indifferentismo religioso. Tuttavia la nostra deve essere una risposta di carità e soprattutto mai cadere nella mondanità o nelle logiche di potere”.
Il nostro tempo è anche un momento non semplice anche dal punto di vista storico-sociale…
“Certo. La pandemia non ci ha lasciati del tutto ed imperversa una guerra insensata e sacrilega. Forse sono i tempi più bui da dopo la Seconda Guerra Mondiale. Credo che la risposta non sia quella di investire nelle armi, la corsa agli armamenti è una follia. Occorre dare sempre la parola alla diplomazia e al dialogo”.