Continuano ad aumentare gli attacchi degli abortisti contro i sostenitori della vita

Continuano ad aumentare gli attacchi degli abortisti contro i sostenitori della vita

di Angelica La Rosa

NEGLI STATI UNITI UN GRUPPO CHIAMATO “JANE’S REVENGE” HA RIVENDICATO LA RESPONSABILITÀ DI DIVERSI ATTACCHI DEGLI ABORTISTI

Continuano gli attacchi vandalici contro i centri pro-vita e gli edifici cattolici negli Stati Uniti a causa della possibile abrogazione della sentenza Roe che ha introdotto l’aborto nel paese nordamericano.

Le sedi delle organizzazioni pro-life e gli edifici delle chiese cattoliche negli Stati Uniti continuano ad essere bersaglio di incendi dolosi e graffiti, episodi iniziati dopo la fuga di notizie sul progetto della Corte Suprema che, se confermata, ribaltando la sentenza Roe versus Wade,  restringerà la normativa sull’aborto negli Stati Uniti.

Nell’ultimo attacco segnalato, il Lynnwoodun Next Step Pregnancy Center, una clinica dell’area di Seattle specializzata in gravidanze difficili, è stata vandalizzata. Oltre ai graffiti di vernice rossa, almeno cinque delle finestre anteriori della clinica sono state distrutte.

Un video di sicurezza condiviso online da un conduttore radiofonico locale mostra una persona sola, vestita di nero, che dipinge a spruzzo gli slogan “Jane’s Revenge” e “Se gli aborti non sono sicuri, non lo sei nemmeno tu”.

Il centro Next Step offre test di gravidanza gratuiti, ecografie, consulenza, supporto post-aborto, supporto per la perdita in gravidanza e informazioni sull’adozione.

“Siamo stati presi di mira perché molte persone, inclusa forse quella persona, sono molto male informate su ciò che sta realmente accade in una clinica che offre risorse per la gravidanza”, ha detto al conduttore radiofonico locale Jason Rantz la direttrice del centro Heather Vasquez.

Il centro è rimasto aperto e ha continuato a funzionare nonostante i danni, e la polizia di Lynnwood ha aperto un caso sull’incidente, come ha riferito Fox News.

L’ultima ondata di attacchi ai centri per la gravidanza è iniziata con un incidente nella sede della Wisconsin Family Action, un’organizzazione che difende il nascituro, il matrimonio e la libertà religiosa, che è stato dato alle fiamme l’8 maggio.

All’esterno dell’edificio, situato sul lato nord di Madison, nel Wisconsin, c’era un graffito che diceva: “Se gli aborti non sono sicuri, non lo sei nemmeno tu”, in linea con i graffiti realizzati a Washington.

Un gruppo chiamato “Jane’s Revenge” ha rivendicato l’attacco nel Wisconsin.

Bottiglie molotov sono state lanciate anche negli uffici di un’organizzazione pro vita a Keizer, provocando un piccolo incendio. L’incendio è stato rapidamente domato e nessuno è rimasto ferito.

Da allora, ci sono stati altri attacchi notevoli. A Denton, in Texas, vicino a Dallas, due centri di risorse per le donne, il Woman to Woman Resource Center e la Loreto House, sono stati vandalizzati nel fine settimana del 7-8 maggio. Gli edifici sono stati dipinti a spruzzo con slogan come “Il parto forzato è un omicidio” e “Non è una clinica”.

Nel Maryland, il 14 maggio l’Alpha Pregnancy Center di Reisterstown, a nord-ovest di Baltimora, ha subito minacce di vernice spray che includevano “Se gli aborti non sono sicuri, non lo sei nemmeno tu”, “Questa non è una clinica” e “Tu” contro l’aborto e non per la vita. Quei messaggi sono stati anche firmati come “Jane’s Revenge”.

Altri incidenti sono stati segnalati in centri pro-vita a Frederick, nel Maryland e ad Alexandria, in Virginia.

Anche gli edifici delle chiese cattoliche sono stati presi di mira.

La polizia ha detto che la parrocchia di St. John XXIII a Fort Collins, a circa un’ora a nord di Denver, è stata contrassegnata con graffiti nelle prime ore del 7 maggio. All’esterno della chiesa c’era scritto “My Body My Choice” e un simbolo che sembra essere una “A” che sta per “anarchia”. Rotte anche alcune finestre esterne della chiesa.

L’aspetto e lo stile dei graffiti sembrano essere simili a quelli apparsi sull’edificio di una chiesa cattolica nella vicina città di Boulder pochi giorni prima.

 

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