Berlusconi è coerente con quella che è stata da sempre la sua linea di politica estera

Berlusconi è coerente con quella che è stata da sempre la sua linea di politica estera

di Eugenio Capozzi

LA “DOTTRINA BERLUSCONI” RICORDA L'”ALTRO ATLANTISMO” DI FANFANI, L’EQUILIBRISMO DI ANDREOTTI, L’AMICIZIA ORGOGLIOSAMENTE AUTONOMA DI CRAXI VERSO GLI STATI UNITI

Molti “liberali” con l’elmetto e vetero-neo-conservatori oggi allineati con Sleepy Joe Biden si stracciano le vesti scandalizzati perché Silvio Berlusconi sostiene la necessità di lavorare per la pace tra Ucraina e Russia e si oppone all’invio di armi ai belligeranti.

Ma di cosa si stupiscono? Berlusconi è coerente con quella che è stata da sempre la sua linea di politica estera: fedeltà all’alleanza occidentale ma apertura verso Mosca, e presenza mediatrice dell’Italia nel Mediterraneo come in Medio Oriente. E la linea di Pratica di Mare era la logica riformulazione, in un contesto post-guerra fredda, della storica funzione italiana di raccordo tra le superpotenze.

Persino quando si schierò con Bush nella guerra all’Iraq il Cav tentò sempre di mantenere un profilo più defilato che non configurasse l’Italia come belligerante. Esiste una continuità, pur nella specificità, tra la “dottrina Berlusconi” e l'”altro atlantismo” di Fanfani, l’equilibrismo di Andreotti, l’amicizia orgogliosamente autonoma di Craxi verso gli Stati Uniti.

È una continuità data dalla geopolitica, dalla storia, dagli interessi economici dell’Italia, che oggi il Cav giustamente richiama. La vera novità, ciò che davvero stupisce, non sono le dichiarazioni di Berlusconi, ma l’appiattimento totale del governo Draghi verso il bellicismo esasperato di Biden (del blocco Hillary Clinton/Obama/apparati Usa), contro ogni logica e interesse nazionale.

Un appiattimento che si sta sempre più attenuando, peraltro, davanti alle catastrofiche conseguenze di un prolungamento del conflitto per l’economia italiana, come per quelle di tutto l’Occidente: come dimostrano, oltre alla fronda di Salvini e Conte, gli stessi recenti riposizionamenti di Draghi e Di Maio.

Tra poco a giocare con i soldatini e le pistole e a osannare il battaglione Azov resteranno probabilmente solo quei “liberali” e vetero neo-con, insieme a qualche giornalista/propagandista di regime che ancora non si è accorto del “contrordine compagni”.

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