Cosa dice veramente la Bibbia sull’ambiente?
di don Gian Maria Comolli*
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LA SALVAGUARDIA E LA CRISI DELL’AMBIENTE: GLI ASPETTI BIBLICI E L’INSEGNAMENTO DELLA CHIESA (COMPENDIO DSC, NN. 451-455)
Il Compendio della Dottrina sociale della Chiesa (2 aprile 2004) dedica al tema della salvaguardia dell’ambiente il capitolo decimo suddividendolo in quattro parti (Gli aspetti biblici del problema, L’uomo e l’universo delle cose, La crisi nel rapporto tra uomo ed ambiente e La comune responsabilità in riferimento all’ambiente come bene collettivo, all’uso delle biotecnologie, alle risorse e a nuovi stili di vita). Il testo elabora una scala di valori per ricostruire un rapporto positivo con il creato e con l’ambiente, ma non suggerisce concreti progetti di azione.
Nella prima parte del capitolo il Compendio afferma che la fede un tempo faceva percepire al popolo d’Israele la terra come il luogo e il progetto che Dio ha affidato alla responsabile guida e operosità dell’uomo (cfr. n. 451). Una tale visione è riscontrabile nel racconto della creazione, descritta nel Libro della Genesi.
Dopo la narrazione della creazione dell’uomo [«Allora, il Signore Dio, plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente» (Gen. 2,7)], la Bibbia ce lo descrive non in continuità con un dinamismo biologico inferiore, in quanto investito con il soffio divino dell’anima immortale. Di qui la sua superiorità sulle altre creature e la capacità d’introspezione mediante il dono della libertà.
In secondo luogo la Genesi ci descrive così il rapporto tra l’uomo e le creature: «Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome» (Gen. 2,19). In questa descrizione notiamo il contatto dell’uomo con il cosmo, con la sua “delega” da Dio ad attribuire il nome alle varie creature. È l’avvio dell’avventura della scienza, della tecnica e del lavoro. Ma, a questo punto, è opportuno puntualizzare card. Dionigi Tettamanzi (1934-2017): «poiché immagine di Dio, e quindi collaboratore di Dio, l’uomo non è l’arbitro insindacabile o il padrone assoluto del creato: è unicamente “l’economo di Dio”» (L’uomo immagine di Dio. Linee fondamentali di morale cristiana, Edizioni Piemme, p. 45).
«Tremenda responsabilità» è quella dell’uomo nei confronti del Creato, afferma Papa Francesco nel numero 66 dell’Enciclica Laudato si’ (24 maggio 2015).
In terzo luogo nella Genesi osserviamo l’entrata in scena della donna, una creatura di Dio con pari dignità dell’uomo: «Poi il Signore Dio disse: “Non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile”» (Gen. 2,18). Tra Adamo ed Eva si stabilisce immediatamente una “omogeneità totale”, che raggiunge il vertice nell’atto che li trasforma in «una carne sola» (cfr. Gen. 2,24), pur mantenendo ognuno la propria singolarità e originalità.
La donna simboleggia anche il prossimo e la società e, quindi, l’annullamento della solitudine, essendo l’uomo “costituito per la relazione”. Quindi, da quel momento in poi, amore, gioia e dolore si trasfonderanno nei due che, a vicenda, potranno condividere, compatire o sostenersi l’un l’altro.
Infine la Genesi parla delle libertà che evidenziano, nuovamente, l’unicità dell’uomo. Libertà che saranno da Dio sempre rispettate e “onorate”. Mediante l’uso della libertà, positivamente o negativamente, l’uomo diventa quindi “responsabile del suo futuro”. Afferma in proposito il Compendio: «La relazione dell’uomo con il mondo è un elemento costitutivo dell’identità umana. Si tratta di una relazione che nasce come frutto del rapporto, ancora più profondo, dell’uomo con Dio. Il Signore ha voluto la persona umana come Sua interlocutrice: solo nel dialogo con Dio la creatura umana trova la propria verità, dalla quale trae ispirazione e norme per progettare il futuro del mondo, un giardino che Dio le ha dato affinché sia coltivato e custodito (cfr. Gen 2,15)” (n. 452).
Purtroppo, la comunione personale con il Creatore fu offuscata dal “peccato originale” quando l’uomo si lasciò plagiare dall’invito tentatore: «Sarete come Dio» (Gen. 3,4-5). Vale a dire: “sarete indipendenti da Dio; potrete decidere voi cos’è bene e cos’è male; diventerete gli arbitri della morale”. In quel momento l’essere umano si sottrae all’Amore, ricercando unicamente in sé la propria identità. Emarginato Dio, l’esistenza dell’uomo si trasforma in tragedia, abbassando il livello della sua dignità e incrinando i rapporti con il creato e il suo Creatore.
Per l’uomo iniziò il tempo delle limitatezze: il corpo si mutò in un peso, sopraffatto dalle sofferenze e dalle concupiscenze, e la tragica esperienza della morte lo iniziò a inquietare. Il Creatore, però, promette all’uomo di non abbandonarlo; il suo amore e la sua fedeltà si manifesteranno nel corso della storia del Popolo d’Israele e soprattutto con la nascita di Gesù Cristo, il Figlio di Dio.
Mentre l’umanità viveva la tragedia della disperazione, il Messia proclamò l’attuazione della salvezza. Con la passione crocifissione e morte in croce del Cristo, infatti, ma soprattutto con la sua risurrezione, è stata ridata all’uomo una speranza eterna che non sarà mai delusa.
«Non solo l’interiorità dell’uomo è risanata – afferma il Compendio –, ma tutta la sua corporeità è toccata dalla forza redentrice di Cristo; l’intera creazione prende parte al rinnovamento che scaturisce dalla Pasqua del Signore, pur nei gemiti delle doglie del parto (cfr. Rm 8,19-23), in attesa di dare alla luce “un nuovo cielo e una nuova terra” (Ap 21,1) che sono il dono della fine dei tempi, della salvezza compiuta. Nel frattempo, nulla è estraneo a tale salvezza: in qualsiasi condizione di vita, il cristiano è chiamato a servire Cristo, a vivere secondo il Suo Spirito, lasciandosi guidare dall’amore, principio di una vita nuova, che riporta il mondo e l’uomo al progetto delle loro origini: “il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio” (1 Cor 3,22-23)» (n. 455).
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*sacerdote ambrosiano, collaboratore dell’Ufficio della Pastorale della Salute dell’arcidiocesi di Milano e segretario della Consulta per la Pastorale della Salute della Regione Lombardia. Cura il blog: www.gianmariacomolli.it.