Jacques Attali, le pandemie e le paure strutturali
di Diego Torre
–
PERCHÉ CERTI UOMINI LAVORANO ALL’AVVENTO DI UN POTERE UNIVERSALE CHE RIFORMI DALLE FONDAMENTA IL MONDO? CHE HANNO IN TESTA?
JACQUES ATTALI, economista, scrittore e grande banchiere francese, già consigliere di Mitterand e Sarkosy, che ha scoperto e lanciato Macron, tempo fa ha scritto sul “L’Express” che “la Storia ci insegna che l’umanità non si evolve in modo significativo se non quando ha davvero paura: essa allora mette in campo anzitutto dei meccanismi di difesa; a volte intollerabili (i capri espiatori e i totalitarismi); a volte inutili (la distrazione); a volte efficaci (strategie terapeutiche, respingendo se necessario tutti i precedenti principi morali). Poi, una volta terminata la crisi, trasforma questi meccanismi per renderli compatibili con la libertà individuale e includerli in una politica sanitaria democratica. Questa iniziale pandemia potrebbe innescare una di queste paure strutturali”.
Egli previde “meccanismi di prevenzione e controllo” per “un’equa distribuzione di farmaci e vaccini”, e “verremo quindi, molto più velocemente di quanto avrebbe prodotto la sola ragione economica, a gettare le basi di un vero governo mondiale…La pandemia che inizia potrebbe far scattare una di queste paure strutturate”; “Si dovrà organizzare una polizia mondiale, uno stockage mondiale dei farmaci e quindi una fiscalità mondiale. Si arriverà allora, molto più rapidamente di quanto non l’abbia consentito la sola ragione economica, a gettare le basi di un effettivo Governo mondiale”.
Ma questo non lo ha scritto ora, bensì nel 2009, riferendosi alla febbre suina allora in corso. In quel momento il sogno non si realizzò, ma Attali non deve aver cambiato opinioni ed aspettative nel tempo del covid.
Estraggo dal sito de “Il Timone” una sua profezia del 31 marzo dello scorso anno che sembra verificarsi in questo periodo di maggio 2022.
«[…] Sarà necessario prepararsi alla probabile comparsa di nuove varianti resistenti ai vaccini attuali, e resistere alla disperazione che potrebbe seguire la necessità di nuove riconfigurazioni, in attesa di produrre ad altissima velocità miliardi di dosi di nuovi vaccini, e organizzare campagne di vaccinazione globali; dovremo deciderci di doverlo fare ogni anno, per decenni; per questa malattia e probabilmente per molte altre. Bisognerà poi decidere di fare finalmente tutto quello che avremmo dovuto fare già da un anno per preparare la nostra società a vivere al meglio in un mondo con molteplici pandemie: la riorganizzazione dei luoghi di studio e di lavoro, in modo che siano strutturalmente adattati a questi periodi, che potremmo rivivere periodicamente. Infine, dovremo prepararci a tutte le altre minacce, trascurate oggi, come quella di questa pandemia, e altrettanto perfettamente prevedibili: mancanza d’acqua, riscaldamento globale, aridità del suolo, invasioni di insetti, estinzione di innumerevoli specie; e tutti i guai politici che ne deriveranno. Queste minacce sono molto diverse da una pandemia e causeranno danni molto più irreversibili. […]”.
Secondo Jacques Attali ciò comporterà «una nuova visione del mondo, rivolta alle generazioni future; valori nuovi, più altruistici, priorità nuove e meno futili. Un nuovo modo di fare politica … non avremo una seconda possibilità. Se noi non la prendiamo sul serio e in fretta, rimpiangeremo questa pandemia, come uno dei nostri ultimi momenti felici».
Fatti i dovuti riti scaramantici, torniamo a chiederci il perché, uomini dotati di un capacità di influenza superiore al loro ruolo visibile, auspichino e lavorino all’avvento di un potere universale che riformi dalle fondamenta il mondo. Per amore dell’umanità? Quale umanità? Quella che hanno in testa loro?
Scriveva Attali in L’Avenir de la vie (Seghers, 1981): «Quando si superano i 60/65 anni vive più a lungo di quanto non produca e allora costa caro alla società… Dal punto di vista della società, è preferibile che la macchina umana si arresti brutalmente piuttosto di deteriorarsi progressivamente. È perfettamente chiaro se si ricorda che i due terzi della spesa per la salute sono concentrati sugli ultimi mesi di vita». E ancora: «Riapparirà il desiderio di autoriprodursi ognuno potrà collezionare se stesso replicando la propria coscienza, mentre due genitori, seguendo un proprio desiderio, potranno dare vita al clone di un individuo di proprio gradimento. A un certo punto si potrà diventare diversi da come si è, e per vivere ogni forma di sessualità l’uomo aspirerà a passare da un sesso all’altro» (Amori. Storia dei rapporti uomo-donna, Fazi Editore 2008, pp. 224-228). Concetti simili li troviamo in altri “benefattori dell’umanità”, ma francamente di un simile amore ne facciamo volentieri a meno.