“La liturgia antica è un patrimonio sconfinato di verità e bellezza”, parola del “Napoletano sostanziale” Roberto Bonaventura

“La liturgia antica è un patrimonio sconfinato di verità e bellezza”, parola del “Napoletano sostanziale” Roberto Bonaventura

di Simona Trecca

L’ARTE COME ESPRESSIONE VIVA E PERENNE DEL SUBLIME: MUSICA E SCRITTURA DI ROBERTO BONAVENTURA, COMPOSITORE, SCRITTORE E PRODUTTORE 

Il compositore, scrittore e produttore  Roberto Bonaventura, classe 1970, è noto per aver scritto, in collaborazione con Carlo Mioli, musica e testo del brano neo-classico napoletano Neapolis, interpretato nel 2003 da Luciano Pavarotti (1935-2007). Con quest’ultima e molte altre delle sue opere Bonaventura è riuscito ad esprimere la fede in Dio in tutte le forme artistiche esaltando, con i talenti ricevuti da Dio, la Bellezza vera, non quella contaminata da una certa visione del mondo che impone come regola per avere successo il brutto, la mediocrità, la volgarità. L’abbiamo intervistato per inFormazione Cattolica.

Dai tuoi lavori si capisce molto del tuo pensiero e della tua vita personale. Puoi spiegarci come, dove e quando è nata la tua vocazione per l’Arte e la Bellezza?

La “vocazione” nasce certamente con il vocato, è come un semino nascosto nella terra. Io non ho avuto immediato accesso alla comprensione di quel perenne brivido che sempre ha pervaso e scosso il mio sentire. Per me non è stato affatto facile, non esistono libretti per le istruzioni, ci vogliono anni per scoprirsi e conseguentemente interpretare, misurare, coltivare e provare a far fiorire e fruttare questa impegnativa benedizione che mi attribuite. È un percorso che dura il tempo della vita stessa. Si parla spesso di “arte” e non sempre a proposito, ma, a scanso di equivoci, che cos’è l’arte? Il Servo di Dio don Dolindo Ruotolo ha scritto: “L’arte è l’espressione viva e perenne del sublime. Essa è più nell’artista che nell’opera”. Io ho cominciato con la fantasia, cercando di darle forma con le matite, i pennelli, i colori, la creta poi sono passato alla penna e quindi alle parole, poi agli strumenti musicali e alle note e infine mi sono librato nel mondo della creazione e produzione di video-cortometraggi.

Ti definisci un artista credente, «convintamente cattolico» per citare, Edward Green, uno dei protagonisti del tuo romanzo, ambientato a Napoli, “Golfo mistico” (TrinitArt, Napoli 2017 – Self Publishing Vincente, pp. 212, euro 14,99). In un’intervista hai affermato che «i doni ricevuti dall’Alto devono essere “trafficati” per innalzarsi e innalzare, al fine di glorificare il Datore dei talenti». Quanto Dio e la fede ispirano la tua Arte e la ricerca ed esaltazione della Bellezza e quanto invece è l’Arte e il bisogno fisico della vera Bellezza a cercare, avvicinare e trovare Dio?

Io non so esattamente tutto quello che accade quando mi accingo a scrivere, comporre, ideare e produrre. Sono orientato dal desiderio di dare vita a qualcosa che non esisteva prima e che non esisterà se io mi arrendo alle varie difficoltà che questo stupendo lavoro spesso incontra. Dio è in tutto il creato e in ogni creatura: in Cielo in Terra e in ogni luogo. Non credo sia difficile ritrovarlo in quanto realizzo, se è presente in quel che sono. Io spero che nell’anima delle mie produzioni sia riscontrabile quel soffio di sacro vento che da Lui promana. Non credo spetti a me, comunque sia, stabilire questo, lo devono avvertire i lettori, gli ascoltatori e gli spettatori. Io sono solo uno che cerca di essere coerente con quanto crede, ama e spera. Sono convinto che la Bellezza abbia il potere di parlarci dell’Eterno e aprire un canale di comunicazione per ascoltarLo. Diceva Antonio Paolucci, storico dell’arte da me molto apprezzato che in definitiva, la Bellezza che sgorga dall’arte, ci fa sentire felici di essere nati.

In Golfo Mistico (p. 200) hai coniato la locuzione “napoletano sostanziale”, per definire coloro che sono nati napoletani prima ancora che nati a Napoli e che cercano, quindi, di contrastare in tutti i modi quei “napoletani formali” che maltrattano e oltraggiano la città partenopea. Ci spieghi questi due concetti?

In verità questo mio caro conio è antecedente il mio romanzo di debutto e nasce dall’esperienza messa a frutto in tanti anni di attento studio della realtà. Il mio ultimo libro, che si intitola proprio “Napoletani Sostanziali”, è stato concepito per condurre il lettore alla scoperta della napoletanità e di Napoli. Posso garantire che ho “tenuto a battesimo” tanti novelli napoletani sostanziali che oggi vivono questo senso di appartenenza tutt’altro che aleatorio. L’amore è l’ingrediente irrinunciabile di tutte le cose. Chi ama vive quel senso d’appartenenza verso l’amato al di là dei meri dati formali. Questo avviene quando ci si imbatte in questo Regno affascinante e misterico che sa parlare all’anima. La napoletanità è principalmente uno stato dell’essere, ho chiaro infatti che esiste una “metafisica partenopea” tutta da scoprire. Lo aveva capito quel gran “napoletano sostanziale” che fu Lucio Dalla. Sognava due o tre volte al giorno di essere a Napoli e affermò che se avesse potuto farsi un’iniezione da 200.000 euro con dentro tutta la lingua napoletana, che studiava da anni, l’avrebbe fatta subito per poter pensare e ragionare come i napoletani.

Tutte le forme artistiche di cui ti avvali hanno un comune denominatore: l’anima. Nei libri, nella musica ed altro, infatti, parli alle anime e di anime. Ma non solo. Come amante della Bellezza in tutte le sue manifestazioni auspichi un ritorno alle tradizioni come anche alla Messa celebrata con il Rito Romano Antico (in lingua latina per intenderci). Pensi davvero che il Vetus Ordo Missae possa far parte di un mondo nel quale è diventato difficile tenere fede ai propri valori e princìpi? 

Credo nell’esistenza dell’anima immortale e so quanto gravosa sia la responsabilità di ognuno per salvarla. L’arte è per l’anima quanto l’acqua è per il fiore. Dimenticarsi di possedere l’anima è un modo estremamente efficace per corromperla e perdersi. La liturgia antica è un patrimonio sconfinato di verità e bellezza. Essa favorisce la riacquisizione del senso di Dio e di quello del sacro. Un angolo di Paradiso in terra che sarebbe benefico per ogni cattolico. Negli anni passati ho fatto decine di chilometri per andare a Messa in Rito Romano Antico. Oggi, a Napoli, ho la grazia di potervi assistere nella Basilica di san Paolo Maggiore retta dai Teatini. Ho indicato questa eccelsa via di salvezza a tante persone e posso asserire che chi ha scoperto questo scrigno di bellezza salvifica non ha potuto e voluto più farne a meno. Ho realizzato a tal proposito un cortometraggio dal titolo “La santa Messa: il miracolo dei miracoli” che è stato apprezzato da decine di migliaia di cattolici che seguono la Tradizione in tutto il mondo, come attestano i commenti in tutte le lingue.

Appassionato di Napoli, hai per questa città un amore sconfinato. Sembri voler volontariamente esaltare solo il Bello di Napoli addolcendo anche gli aspetti negativi che specie nei video sono assenti o edulcorati. Sappiamo tutti però che Napoli ha i suoi problemi e complessi cronici che sono spesso anche sovradimensionati nei medi.

Io non ho mai nascosto i “guai” di Napoli (quasi sempre causati da napoletani indegni). Per un pignolo osservatore perfezionista come me sono chiari, stridenti e dolorosi tutti i guasti di cui questa città soffre. Tuttavia, non mi comporto certo come fanno i detrattori della Chiesa che sono sempre a caccia di scandali, leggende nere, nepotismi e altre, vere o presunte, negligenze del clero. No! Il mio compito è segnalare ed enfatizzare il bello e il buono della mia città, specie nei video. Nel mio romanzo “Golfo Mistico”, avendo avuto il tempo di contestualizzare, bilanciare e spiegare ho anche evidenziato lo spregevole. Possiamo decidere se fare come gli insetti che vanno sui fiori o come quelli che scelgono lo sterco. Io scelgo i fiori, ma se fosse in mio potere passerei le mie giornate a risolvere i problemi che feriscono Napoli. Mi par il caso di ricordare che Napoli è, comunque, il crocevia nel quale si son dati appuntamento i migliori pregi dell’uomo e i suoi massimi difetti. Il male non è certo completamente eliminabile dal mondo. In un’ottica teologica e realistica il peccato Originale ha marchiato a fuoco l’umanità. Gesù ce lo ha detto e ricordato nel Vangelo con la frase “i poveri li avrete sempre con voi”, come a dire che le utopie vanno lasciate ai seguaci delle ideologie. Napoli è la mia terrena maestra di vita. Ogni giorno imparo qualcosa su di me, su di lei e sul mondo tutto percorrendola e studiandola senza posa.

Il tuo libro “La soglia dell’aldilà, piccolo manuale per defibrillare le anime a rischio di morte eterna” (Animasicura, pp. 161 offerto gratuitamente su www.robertobonaventura.com) è uno schiaffo spirituale a tutti quei cristiani tiepidi, a quegli atei convinti, a tutte quelle persone che si inventano ogni giorno qualsiasi tipo di religione purché soddisfi i loro criteri mondani e carnali. Perché secondo te oggi questo aspetto così pericoloso della “religione fai da te” è tralasciato nella pastorale della Chiesa?

Io cercavo la Verità, inconsciamente anche quando ero un ateo pratico. Non mi interessavano le opinioni personali, gli spiritualismi d’accatto, le soluzioni falsamente consolatorie e tutto l’inappagante groviglio delle umane elucubrazioni sul divino. Per me la questione era semplice: o Dio c’è o non c’è. Se c’è devono esistere le risposte alle domande fondamentali per ogni uomo. Se esiste deve averci lasciato una vera religione atta a salvare, senza tema di sbagliarsi. Io cercavo la Verità poi ho scoperto che la Verità cercava me. Mi sono fatto trovare e mi sono messo d’impegno a studiare, perché nessuno può amare ciò che si misconosce… Questo mio bisogno di Assoluto, scopersi con gioia, era indefettibilmente custodito nella rivelazione cristiana affidata alla Chiesa di Roma. Una fede, una dottrina e una morale. In questo preciso ordine. Nessuno che sia veramente toccato dalla Grazia di Dio ha interesse a convertirsi per discutere: ci si converte per credere. Quelli della “religione fai da te” ignorano che chi non semina con Gesù Cristo disperde, sono le sue parole, non le mie.

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