Per Fratelli d’Italia Milano è una nuova “Fiuggi” o il rischio di una “Caporetto” valoriale?
di Angelica La Rosa
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VIAGGIO NELLA TRE GIORNI DELLA CONFERENZA PROGRAMMATICA DI FRATELLI D’ITALIA A MILANO, TRA ALTI DISCORSI (DEI VERTICI NAZIONALI) E POCHEZZA INTELLETTUALE E VALORIALE DI UNA PARTE DELLA CLASSE DIRIGENTE LOCALE, PRONTA A FARE I PROPRI INTERESSI PERSONALI…
“Il declino non è un destino: il declino è una scelta e si può invertire. Ed è esattamente quello che abbiamo intenzione di fare. Liberare le energie della nostra Nazione significa dire basta all’incapacità degli ultimi Governi che, con le loro politiche scellerate e fallimentari, hanno messo in ginocchio la nostra Patria. Cambiare rotta è possibile e noi siamo pronti a farlo“.
Questa è stata una delle tante riflessioni che ha portato l’on.le Giorgia Meloni nei discorsi che ha fatto nel corso della tre giorni della Conferenza programmatica di Fratelli d’Italia, in corso al Milano Convention Center (Mico).
Nei due video che seguono i discorsi integrali pronunciati dal palco della Conferenza dalla Meloni.
Curiosando giornalisticamente sull’iniziativa, e parlando con diversi partecipanti, specialmente giovani, abbiamo potuto notare uno sconcertante scollamento tra i vertici del partito, a partire dalla Meloni, obiettivamente molto preparata, sia dal punto di vista politico che delle proprietà linguistiche, e alcuni dirigenti regionali e locali presenti, arrivati da diverse parti d’Italia.
Tra esponenti nazionali e non che sbuffavano durante gli interventi perché non aspettavano altro di potersi regalare un giro nel centro di Milano e scattare dei selfie e altri dirigenti locali che non conoscevano neanche chi fosse Ignazio La Russa (uno dei fondatori di Fratelli d’Italia) c’era veramente da mettersi le mani nei capelli.
Abbiamo anche provato a chiedere su quali basi valoriali si stanno spendendo all’interno di Fratelli d’Italia e non pochi si sono espressi su alcuni temi (aborto, droga, utero in affitto, eutanasia, matrimoni e adozioni LGBT, ecc.) non solo in evidente contraddizione con il Magistero della Chiesa, ma addirittura contro gli stessi principi programmatici del loro partito.
Tuttavia, se sentiti argomentare sulle prossime candidature, su chi è avanti ad un altro (perché “arrivato prima in FdI“), su chi deve decidere a livello locale e chi deve sottostare, su questi temi anche chi voleva andare in giro per i selfie non conosceva La Russa o sbuffava per le riflessioni della Meloni o di altri big dimostrava di aver capito chiaramente l’uso strumentale e individualistico della politica.
Abbiamo anche incontrato alcuni giovani preparati, culturalmente e politicamente. L’unica cosa che ci si può augurare, vista dall’esterno, è che prevalgano loro sugli opportunisti e su chi si sta spendendo nel principale partito della destra Italiana per tornaconto personale.
Già è stato registrato in passato qualche brutto episodio che ha visto candidati locali di Fratelli d’Italia quanto meno discutibili (alcuni massoni dichiarati, altri finiti pure sotto inchiesta per vicende poco chiare). Ci si augura che ci sia una selezione seria su chi chiede di fare politica in Fratelli d’Italia e, cosa fondamentale, che si curi almeno la minima formazione, storica, culturale, politica e valoriale, di chi si unisce al partito, anche attraverso quelle che una volta venivano chiamate “Scuole di Formazione”.
Una politica senza valori fermi è una politica che – presto o tardi – presenta il conto!
Un ultimo rilievo ci sentiamo di farlo a Giorgia Meloni, dopo aver ascoltato delle critiche rivolte alla leader di Fratelli d’Italia da alcuni partecipanti alla Conferenza programmatica di Milano.
La Meloni ha capito che per potere governare l’Italia si devono avere buoni rapporti con l’asse euro-atlantico e con gli Stati Uniti in particolare.
Ma l’invio delle armi in Ucraina così come voluto dal Governo Draghi, e votato anche da Fratelli d’Italia, non è stato gradito da molti esponenti cattolici del partito che, su questo tema, hanno fatto proprie le parole di Papa Francesco per cercare una conclusione diplomatica alla guerra in corso.
Anche questo episodio potrebbe essere usato dalla Meloni come “caso di scuola politica” per comprendere che i rapporti tra qualunque futuro governo italiano (anche a sua guida) e le organizzazioni sovranazionali o altri Stati del mondo non devono essere improntati ai loro interessi di politica estera ed economica, ma a quelli dell’Italia.
Immaginiamo che questo Giorgia Meloni lo sappia benissimo. Cambiare le persone ma non cambiare la direzione finanziario-tecnocratica della “barca Italia” non produrrà nulla di buono. La crisi economica e sociale che ci attende, purtroppo, non la risolverà la finanza speculativa, ne quella nazionale né quella internazionale…