Emergenzialismo virologico: la Cina non è vicina, è qui (e non vuole andare via)

Emergenzialismo virologico: la Cina non è vicina, è qui (e non vuole andare via)

di Eugenio Capozzi

LA CINA HA FOMENTATO NEL MONDO IL TERRORE DI MASSA PER UN VIRUS PARA-INFLUENZALE STAGIONALE, PERPETUANDOLO ALL’INFINITO…

L’inferno concentrazionario in cui il regime cinese ha trasformato Shangai, capitale economica del paese, e altre città è l’esito logico suicida dell’emergenzialismo virologico, dei regimi tecno-paternalisti di sorveglianza totale che proprio la Cina ha introdotto nel mondo fomentando il terrore di massa per un virus para-influenzale stagionale e perpetuandolo all’infinito.

Il paranoico e impossibile obiettivo del contagio zero per dimostrare la propria invulnerabile onnipotenza tecnoscientifica si tramuta ovviamente – come si era già visto con particolare evidenza in Australia e Nuova Zelanda – in una spirale autodistruttiva in cui vengono stritolati non soltanto le libertà degli individui ma la ricchezza, lo sviluppo, la vitalità delle società, e che, nonostante il suo fallimento su tutti i fronti, continua a riprodursi come per un tragico, canceroso meccanismo mortifero: mostrando nei fatti quello che Giorgio Agamben intendeva quando parlava della biopolitica che si rovescia in “tanatopolitica”.

Ma la speciale natura del luogo in cui questo meccanismo giunge al suo parossismo apocalittico non ci deve far dimenticare che le cellule cancerose della riduzione delle società a lager medicalizzati sono entrate, da due anni, in circolo negli organismi statuali di gran parte del mondo, compreso il sedicente “libero” Occidente, e dove più dove meno continuano a poter generare metastasi assassine. L’emergenzialismo sanitario ha corroso in maniera pericolosa le fondamenta di ogni ordinamento liberaldemocratico, e recidive del male sono possibili, anzi probabili, in ogni momento.

In particolare poi in Italia noi abbiamo già la Cina d’Europa e d’Occidente, e non si vedono minimamente i presupposti di un ritorno alle basi della libertà, anzi. Ancora oggi, quasi a fine aprile 2022, siamo l’unico paese dell’Occidente e quasi l’unico al mondo (insieme a una o due tirannie asiatiche) che impone un numero imprecisato di dosi di un trattamento farmaceutico dalla parziale efficacia e dai sicuri effetti collaterali a praticamente tutti i lavoratori sotto minaccia di sottrarre loro lo stipendio.

Siamo l’unico o pressoché l’unico paese al mondo in cui ancora si richiede l’esibizione di un lasciapassare vaccinale o diagnostico per entrare in bar, ristoranti, palestre, cinema, teatri, treni, bus, aerei, eventi culturali.

Siamo pressoché l’unico paese in cui esiste ancora il ridicolo obbligo di indossare le mascherine in tutti i luoghi al chiuso, e in cui una rilevante percentuale della popolazione, inebetita da una propaganda terroristica martellante e insensata, continua a indossarle persino all’aperto.

E il governo Draghi-Speranza non mostra nessun ripensamento rispetto a queste scelte tragiche, che hanno già messo alle corde la società e l’economia. Annuncia di voler ancora mantenere l’obbligo di mascherina, e ha cominciato già, con i suoi soliti predicatori “esperti” di regime, a preparare il terreno per obbligare tutta la popolazione, nei prossimi mesi, a una quarta dose inutile e dannosa dello stesso trattamento farmaceutico per un virus che è da tempo trasformato di variante in variante in raffreddore stagionale, e che è stato contratto ormai da tutti, vaccinati e non: e ciò al solo scopo di tenere ancora in piedi fino all’esaurimento dell’Italia e degli italiani tutto il lugubre apparato del regime di controllo e sorveglianza totale. La Cina non è vicina, è qui. E non vuole andare via.

 

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