La società civile e l’imprenditoria devono ribellarsi all’estorsione e all’usura
di mons. Franco Moscone*
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L’APPELLO DELL’ARCIVESCOVO DI MANFREDONIA-VIESTE-SAN GIOVANNI ROTONDO MONS. FRANCO MOSCONE IN OCCASIONE DELL’ULTIMA “GIORNATA DELLA MEMORIA E DELL’IMPEGNO IN RICORDO DELLE VITTIME INNOCENTI DELLE MAFIE” (21 MARZO 2022)
Ormai da 27 anni si fa memoria con l’apposita Giornata in ricordo delle vittime innocenti delle mafie e si grida l’impegno a combatterle senza paura, perché forti della dignità di cittadini liberi e cristiani testimoni dei valori del Vangelo.
Nell’ultima lettera pastorale auspicavo: «sarebbe bello costruire una giornata, che denominerei dell’Attesa, in cui ricordare attraverso una celebrazione liturgica, tutti i casi di persone scomparse sul nostro Territorio, perché si solleciti a continuare la ricerca ed arrivare alla soluzione: si tratta di giustizia, tanto evangelica che civile!». Questa celebrazione intende unire ai nomi delle vittime, di cui si è fatto l’appello all’inizio, anche quelli degli “scomparsi nel nulla”, condannando la piaga, purtroppo non rara nel nostro territorio, del fenomeno della “lupara bianca”: sono nomi non detti, ma che sentiamo comunque presenti e per i quali chiediamo l’impegno della Giustizia.
Lo scorso 7 febbraio, in occasione della festa di S. Lorenzo Maiorano, ho voluto consegnare alla Società civile ed alla Chiesa locale cinque verbi, indispensabili, per essere architetti di Città e testimoni di Chiesa:
- CUSTODIRE,
- VIGILARE,
- SVEGLIARE,
- DENUNCIARE,
- SERVIRE.
Sono tutti quanti indispensabili e necessari per le corrette dinamiche del vivere e del progredire, per dare vita sana e pulita al presente e garantire un futuro di progresso e giustizia per tutti, in particolare per le generazioni in crescita e quelle a cui dobbiamo consegnare la nostra eredità di Società e Chiesa.
Di questi cinque verbi debbo rimarcare il quarto: DENUNCIARE! Ed i motivi sono tanti: l’estorsione e usura sono le due attività criminali caratteristiche delle mafie foggiane… la Società civile e l’Imprenditoria sana (che non manca) devono ribellarsi, alzare la voce, prendere consapevolezza, in altre parole passare resoluti alla DENUNCIA!
Lo dobbiamo alle tante vittime innocenti perché il loro sacrificio, che per noi è sinonimo di martirio civile e religioso (per quelle credenti), non cada nel nulla, ma costituisca una memoria generativa di legalità, grida di giustizia, coraggio di azione rinnovatrice.
Non c’è alternativa al DENUNCIARE e denunciare adesso senza attendere oltre… attendere è solo rafforzare la criminalità, è rimanere in un’economia marcia che fa putrefare l’intera società, è continuare a mantenere l’aria fetida che produrrà altre vittime innocenti e persone che spariranno nel nulla.
Non possiamo permetterci il silenzio: perché il silenzio è sinonimo di complicità, è collaborazione (anche se dettata da paura) col crimine, è partecipazione (anche se indiretta) con i poteri forti e violenti che pretendono di dominare il territorio ed assoggettare il popolo ai loro interessi sostituendosi alla legge.
L’omertà non difende nessuno, ma rende tutti possibili vittime, di un nemico che si finge di ignorare ritenendolo inesistente perché appare invisibile. Contro l’omertà si osi l’azione profetica della denuncia.
La pandemia prima, e la guerra in corso in Europa con l’emergenza profughi hanno messo in secondo piano altre situazioni di criticità dando campo libero ai poteri occulti e criminali, che si trovano sempre a loro agio nel torbido, e trovano nella pandemia e nella guerra sempre degli alleati per l’esercizio del loro potere sul territorio e la società.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza [PNRR], con gli imponenti e necessari finanziamenti, è attenzionato dalla criminalità organizzata ovunque, ma lo è di più in un territorio ferito e martoriato dalla disoccupazione, dalla perdita di posti di lavoro, dalla debolezza delle Istituzioni.
L’arma legittima e legale da attivare è dunque la DENUNCIA, e la DENUNCIA ora, senza perdere ulteriore tempo, che va solo a beneficio della tracotanza dei perversi.
Incoraggio chi denuncia, ricordandogli che sta facendo la parte del “Profeta”, perché vede una Società ed un Territorio diverso, pulito e portatore di futuro vero, giusto e di pace.
Ribadisco sotto il verbo DENUNCIARE quanto ho detto il 7 febbraio scorso: «Non c’è annuncio di Vangelo e impegno civile che esima, quando serve (…e come che serve!) dal denunciare. Si deve rischiare di essere e di risultare scomodi, di non avere facili consensi e approvazioni accomodanti. La Chiesa è consapevole che per amore del suo popolo non può tacere, che deve farsi voce e grido degli ultimi, degli indifesi, degli scartati, degli abusati e di chi vien colpito dall’ingiustizia e dalla violenza dilagante»…
Avevo quindi elencato alcuni atti intimidatori verificatosi nel mese di gennaio a Manfredonia [provincia di Foggia]: questa sera dovrei continuare, allargando lo sguardo a tutto il nostro territorio garganico. Ci vorrebbe tempo, perché di atti intimidatori e violenti, purtroppo, si è testimoni ogni giorno… avrei bisogno di tempo… credo sia sufficiente l’elenco delle vittime con cui abbiamo iniziato questa celebrazione… quindi proseguo con l’appello al coraggio della denuncia: invito ad avere il coraggio e sentire il dovere di denunciare ogni malaffare, inganno, abuso di potere e ogni forma di intimidazione.
Ricordo che il silenzio dei buoni è partecipazione alla colpa… è terreno fertile per la criminalità organizzata. Se non si denuncia si cade nel cinismo convinti che la chiusura nell’individualismo e l’indifferenza proteggano, mentre permettono al male di diffondersi e diventare un cancro mortale.
In una conferenza a Manfredonia il 2 febbraio scorso l’ex questore e scrittore Piernicola Silvis, nel presentare il suo ultimo libro “La Pioggia” (un thriller sulla mafia), ci ha ricordato che «la mafia garganica si sta preparando a diventare grande»; non glielo possiamo permettere. “Grande” deve diventare solo il popolo garganico con tutte le sue bellezze, ricchezze ed unicità!
La celebrazione di questa sera, se non vuole essere semplice prassi o manifestazione di vuoto e falso folklore, deve farci ripetere, vale per me e per tutti, il motto e programma del profeta Isaia (Is 62, 1-2) caro al sacerdote martire don Peppe Diana [(1958-1994)]:
“Per amore di Sion non tacerò,
per amore di Gerusalemme non mi darò pace,
finché non sorga come stella la sua giustizia
e la sua salvezza non risplenda come lampada”.
Che San Michele Arcangelo, lottatore indomito contro il male e la violenza, ci sia di conforto e stimolo per fuggire ogni sfiducia e paura, e ci dia il coraggio per sentirci tutti autori e protagonisti nel TRASFIGURARE in Gargano e in tutto il territorio foggiano: la nostra promettente economia, la nostra splendida società e magnifica città, la nostra ricca cultura, il nostro magnifico ed unico ambiente, la nostra viva e generosa Chiesa. Amen!
* arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo.
L’articolo riproduce parte del testo dell’omelia della Messa celebrata nella cattedrale di Manfredonia (Foggia) il 21 marzo 2022 (pubblicato per gentile concessione di VOCI e VOLTI. Periodico dell’Arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, anno XII – n. 115 del 9 aprile 2022, p. 23)