Un affresco della vita (e della fede) come pellegrinaggio
di Angelica La Rosa
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UN PELLEGRINO RUSSO ALLA STAZIONE IN UN MATTINO DI AUTUNNO…
«Un libro che richiama fin dal titolo il famoso classico della spiritualità “I racconti di un pellegrino russo”, ma che si sviluppa in modo originale ed imprevedibile, fino all’inaspettata conclusione. Un continuo alternarsi di tono narrativo e meditativo, di racconti di saggezza e di affermazioni di santi, di esperienze di vita e di riflessioni importanti, in un crescendo avvincente che, come scrive padre Tognetti nella prefazione, “piacerà molto a coloro che non si accontentano, ma si sentono in ricerca e, anche in una epoca difficile come quella moderna, vogliono nutrire la loro anima presso fonti autentiche».
Stiamo parlando di “Un pellegrino russo alla stazione in un mattino di autunno” (Edizioni Segno, Udine 2022, pp. 160, € 15), nono libro della scrittrice pugliese Stefania Perna, anche in questo caso dai profondi tratti autobiografici.
“Come si racconta ad un certo punto del libro, il pellegrino si era posto questa domanda: come camminare? Quali cose sono realmente indispensabili per camminare verso Dio? Sono le domande che mi sono posta io stessa per molto tempo … e mentre me le ponevo, mi è capitato di leggere, anzi rileggere, il famoso libro russo (I racconti del pellegrino russo). E allora ho pensato di stendere questo strano testo, nel quale in fondo sono io stessa quel pellegrino, come scrive Tognetti nelle righe finali della prefazione“, ha dichiarato l’autrice.
“Stefania ha letto molto, ha preso appunti, ha messo in fila le cose e le mette a disposizione. Si, è lei la pellegrina. Non sarà russa…ma a questo punto non conta più sapere da che parte del mondo arrivano lo stimolo e il pungolo per alzarsi: il pellegrinaggio è iniziato e non deve finire più“, ha scritto nella prefazione padre Serafino Tognetti.
Il finale del libro riserva una sorpresa che, in qualche modo, rende chiarissima l’identificazione tra autore e personaggio, ma già disseminati nei 19 capitoli, ci sono vari richiami ai nostri tempi. Ad esempio, il pellegrino ricorda nel 17° capitolo, che ci fu una epidemia nel suo paese e da quello che poi narra, il tutto risulta chiaramente sovrapponibile alla pandemia del 2020…
Completamente casuale e ovviamente concepito in tempi non sospetti, è anche il richiamo al mondo russo, che in qualche modo è presente nella saggezza del personaggio e nel suo stile meditativo: quanto mai attuale ad esempio, una riflessione presente nei primi capitoli, che si intitola “Pace e bene, il bene della pace”.
Alla fine di ogni capitolo, sono spesso presenti uno o più riflessioni-preghiere in forma quasi poetica, che rientrano nel tipico stile dei precedenti libri della Perna: prendono spunto dal tema del capitolo, per poi essere “confermate” e rinforzate da citazioni della Sacra Scrittura, dei papi, dei Padri e dei santi. E non mancano “invenzioni” etimologiche che, lungi da essere virtuosismi linguistici, sono piuttosto definibili come “giochi di parole al servizio della fede”: un esempio per tutti è il brano TUTTA-VIA, nel quale l’autrice gioca appunto sulla parola che in genere esprime scontentezza (tuttavia) per trasformarla, nel dialogo con il Signore in un cercarLo e riconoscerLo sempre presente e vicino a noi … cioè un sentirLo accanto, nonostante ogni “tuttavia” …per “tutta-la-via”.
Pur esaltando la bellezza della fede, nonché della natura, prima grande rivelazione di Dio (un capitolo si intitola proprio “Camminare nella natura”), il pellegrino russo, sa bene che esistono molte tentazioni (ci sono capitoli dedicati proprio a tale tema) e si rivolge anche alla Madonna e a san Giuseppe (cui sono dedicati altri capitoli).
In definitiva, il libro presenta un affresco grandioso del tema della vita (e della fede) come pellegrinaggio e della ricerca delle “giuste gambe” con cui camminare appunto, sia nella vita che nella fede: tema intramontabile, che in fondo attraversa l’anima di ognuno, almeno in qualche momento della vita e che è qui affrontato con leggerezza e anche con tanta saggezza esistenziale e di fede.Forse in tempi difficili come quelli che stiamo attraversando, proprio la riflessione su quelli che vengono definiti “i massimi sistemi”, ovvero sulle grandi domande “chi siamo, perché viviamo e dove andiamo”, si pone con urgenza drammatica, poiché solo chi sa perché vive, può affrontare con sufficiente forza e speranza anche le avversità del momento.