È davvero finito lo stato d’emergenza? Il “decreto riaperture” solleva perplessità

È davvero finito lo stato d’emergenza? Il “decreto riaperture” solleva perplessità

di Emanuela Maccarrone

SI CELEBRA LA TANTO AGOGNATA FINE DELLO “STATO DI EMERGENZA” MA IL COMITATO INTERNAZIONALE PER L’ETICA E LA BIOMEDICINA (CIEB) RICHIAMA L’ATTENZIONE SULLA DISCIPLINA INTRODOTTA DAL DECRETO-LEGGE N. 24/22

Il Comitato Internazionale per l’Etica della Biomedicina (Cieb), un network scientifico internazionale creato da docenti universitari ed esperti di diverse discipline e nazionalità con l’obiettivo di restituire alla società civile i punti di riferimento etici da porsi alla base delle scelte politiche e delle decisioni normative, ha fatto notare alcune incongruenze nelle dichiarazioni rese dal Presidente del Consiglio, Mario Draghi, durante la conferenza stampa del 17 marzo 2022 e quanto è contenuto nelle disposizioni dell’ultimo Decreto Legge n. 24 emanato lo scorso 24 marzo.

Nella citata conferenza, il premier Draghi ha celebrato i traguardi e i successi raggiunti dallo Stato italiano attraverso le misure emergenziali, a suo dire imposte dalla pandemia in realtà anticostituzionali e fortemente repressive delle libertà individuali. A parere del Comitato, infatti, le affermazioni di Draghi non sono conformi ai dati pubblicati sulle riviste scientifiche internazionali e ripresi anche dalla giurisprudenza italiana, almeno da quei coraggiosi giudici (pochi) che fino ad ora si sono esposti in materia.

In particolare, Draghi ha affermato che “grazie ai vaccini” sono stati evitati quasi 80.000 decessi nel solo 2021, sempre il banchiere a capo del governo ha dichiarato che lo scorso anno l’economia italiana è cresciuta al 6,5% “grazie al Green Pass”, ed ha aggiunto che il governo sta valutando l’ipotesi di una quarta dose agli over 50. Ancora, sempre Draghi ha dichiarato che “un’altra pandemia potrebbe rivelarsi importante tra qualche tempo“, e per questo intende costruire “una struttura permanente di preparazione” per “reagire a questi fenomeni“, e gradualmente questa struttura perderà il carattere di emergenza per acquisire quello di “ordinarietà”.

Il Cieb ha evidenziato un forte timore: “la fine apparente dell’emergenza sanitaria distrae l’opinione pubblica dalla trasformazione delle misure restrittive imposte in forza del Covid da eccezionali e temporanee a strutturali e permanenti, quale preludio di nuove forme di normalità e di socialità“. Infatti, il Comitato ha allertato riguardo al “deficit democratico” che si allargherà ulteriormente se il sistema emergenziale diventerà il normale sistema di Governo. Ciò porterà a “soggiogare permanentemente i cittadini anche mediante il ricorso a strumenti di pretesa ‘premialità’ quale è il Green Pass fondato, allo stato attuale, sull’obbligo vaccinale“.

Il Cieb ha sollecitato anche il Parlamento affinché si riappropri del potere che le spetta, emanando quanto prima una legge che elimini non solo il green pass, ma anche “sfiduciando qualsiasi tentativo volto a introdurre e/o mantenere forme analoghe di certificazione di dati sensibilissimi quali sono i dati sanitari dei cittadini“.

L’attuale stato di emergenza derivante dal conflitto in corso, secondo il Comitato, non deve diventare l’occasione per “giustificare l’introduzione di ‘una logica di razionamenti’ che potrebbero essere gestiti secondo criteri ‘premiali’”.

L’ultimo decreto legge emanato dal Governo ha suscitato le preoccupazioni anche dell’avvocato Mauro Sandri, che ha spiegato le incertezze legate all’art. 3 che riguarda il potere attribuito, in particolare, al Ministro della Salute nell’introdurre limitazioni agli spostamenti da e per l’estero, oltre alla possibilità di imporre misure sanitarie in dipendenza dei medesimi spostamenti.

In base a questo articolo, il legale ha spiegato che “un qualsiasi ministro può impedire la libera circolazione anche nei Paesi della Comunità europea” costituendo ciò, secondo Sandri, una norma “di una gravità inaudita in quanto a violazione dei fondamentali diritti” con il pericolo di trasformare il nostro Stato in “un grande lager“.

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