Contemplare quel telo significa entrare nella Passione di Gesù
di Piera Di Girolamo
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LA SINDONE, UN TELO CHE CI PARLA D’AMORE
In occasione dell’ultima ostensione della Sacra Sindone, avvenuta il 28 dicembre 2020 nel Duomo di Torino – luogo dove si trova custodita e conservata nella cosiddetta “teca di conservazione” – ho avuto modo, seguendo la diretta TV, di soffermarmi con maggiore attenzione, sulla sacralità del telo su cui è impressa l’immagine di Gesù, e dove il Sangue da Lui versato nella Passione, è ancora vivo ed evidente.
Devo dire la verità: tutto si è fermato lì, non sono rimasta coinvolta particolarmente, forse perché da quel telo santo, mi separava uno schermo. Pochi giorni fa, ho avuto la possibilità, ma direi ancor di più, la grazia, di contemplare nella mia città una copia della Sindone. È stato predisposto un percorso formato da illustrazioni e relative spiegazioni, al termine del quale, si entrava in un luogo che appariva come una tenda, dove era esposto “il telo dell’Amore” – così io lo definirei – e ai suoi piedi una statua del Cristo morto adagiato su una base, credo di legno.
Ho avuto la sensazione di essere di fronte alla Misericordia di Dio. Quelle ferite, quel Sangue mi parlavano di tutto l’Amore di Dio per me, per ogni uomo. L’immagine del corpo di Gesù, mi diceva come Dio ha voluto, anche attraverso questo segno, lasciarci l’impronta della Sua Presenza che mai ci abbandona. Ero di fronte ad una riproduzione della Sacra Sindone, ma i miei occhi sono andati oltre quella che era una semplice copia di quel santo lenzuolo che ha avvolto Nostro Signore, dopo la Sua morte.
Il mio cuore guardava le ferite, guardava l’immagine di un corpo martoriato, un corpo in cui non c’era centimetro che non fosse piagato. Contemplare quel telo, significa entrare nella Passione di Gesù, vuol dire leggere la Sua sofferenza, tutto il Suo dolore. E non soltanto quello fisico, ma soprattutto quello del Suo Cuore che è scoppiato d’Amore per noi. Dalle varie analisi fatte sul telo, risulterebbe che Gesù sia morto non per la crocifissione, ma per un infarto. Il Suo Cuore non è riuscito a contenere l’Amore ed è esploso, si è dato completamente a noi, per la nostra salvezza.
Un Dio che muore d’Amore per noi. Quanto questo dovrebbe farci sentire miseri, ingrati!! Cosa avrebbe potuto fare di più grande il Signore per noi?! Ha dato tutto, ha dato se stesso. E quel lenzuolo è la testimonianza della Sua totale offerta per redimere l’umanità, un’umanità che invece di adorare, si ribella e rifiuta la Misericordia. Oltre a parlarci di dolore e di sacrificio, quel telo è nello stesso tempo segno di Resurrezione. L’immagine che è possibile contemplare su di esso, è scaturita da una luce di una intensità inverosimile che ha emanato il corpo di Gesù.
In quel lenzuolo c’è insieme la morte e la vita, ma ad avere l’ultima parola è stata la Vita, perché Gesù ha sconfitto la morte ed è risorto. In quel santo telo c’è la sua impronta, ma Lui è vivo in mezzo a noi, cammina con noi per le strade del mondo, nella speranza che ci accorgiamo della Sua presenza e Gli apriamo la porta del nostro cuore. Lui stesso infatti nel libro dell’Apocalisse di San Giovanni ci dice: “Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me”.
Si discute ancora oggi sulla autenticità della Sindone, tanti sono i dubbi e le obiezioni fatte da cristiani, ancor più che da agnostici. Tutto ciò non mi meraviglia. Gesù nel tempo della sua vita terrena non è stato riconosciuto dai suoi, non ha potuto operare nella sua patria a causa dell’incredulità della sua gente. E la storia continua… perché Dio non impone nulla, nemmeno di avere fede in Lui. Egli bussa, chiede permesso. Beato chi Gli aprirà la porta.